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Albert Sabin. L’uomo che salvò milioni di bambini con una zolletta di zucchero senza chiedere un dollaro

In tempi di corona-virus, le aziende farmaceutiche si sono accapigliate per ottenere per prime il vaccino e rivenderlo a peso d’oro. Una speculazione prevedibile, già attuata per i vaccini dell’influenza e i farmaci per il cancro.

Tuttavia non tutti sono trafficanti e affaristi come costoro. Vi fu un uomo, Albert Bruce Sabin, che donò “a tutti i bambini del mondo” il suo vaccino.

La gioventù di Sabin

Sabin nacque nell’Impero Russo a Byalistok (oggi Polonia), il 23 agosto del 1906 da famiglia ebrea. Nel 1921, con la famiglia emigrò negli Stati Uniti, di cui divenne cittadino nel 1930. La decisione del padre Jacob, artigiano, probabilmente li salvò dai tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale e dalla persecuzione degli ebrei. La decisione arrivava dal clima sempre più teso verso gli ebrei nella regione. Lo stesso Albert, nato cieco da un occhio, rischiò di perdere quello sano a causa di una sassata scagliata da un coetaneo.

Grazie a un parente benestante, il giovane Sabin, a 20 anni, cominciò gli studi di Medicina, avrebbe poi potuto lavorare nello studio di dentista del suo parente. Albert si iscrisse alla facoltà di odontoiatria alla New York University. Tuttavia la sua vera vocazione era un’altra. Un giorno leggendo il testo “I cacciatori di microbi” di Paul de Kruif, rimase talmente affascinato che decise, che la sua vita sarebbe stata dedicata a quella branca della Medicina. Frequentò con successo e passione i corsi di microbiologia, al punto che andava anche fuori dall’Università a cercare microbi. Li raccoglieva ovunque, dagli stagni, dai cassonetti della spazzatura …

Nel 1931 su laureò e si trasferì in Ohio, per lavorare presso l’Università di Cincinnati, dove rimase per ben 30 anni, venendo nominato capo della ricerca pediatrica nel 1946. Inoltre, lavorando come assistente del noto dottor William Hallock Park, sviluppò ulteriore interesse per la ricerca e le cure alle malattie infettive. Sabin divenne il pupillo di Park, che gli procurò anche una borsa di studio, quando il parente dentista smise di pagargli gli studi.

Gli studi sulla poliomelite

Gli studi e l’interesse verso le malattie infettive dell’infanzia, lo portarono in particolare a svolgere ricerche sul virus della poliomielite, che a quei tempi falcidiava migliaia di persone, tra cui moltissimi bambini dal secondo anno di vita. Una strage bianca alla quale Albert non rimase indifferente, spronato anche da Park.

La poliomielite, detta comunemente “polio” o “paralisi infantile”, è una malattia acuta ed altamente contagiosa, che colpisce in modo irreversibile il sistema nervoso. Appare con violenti attacchi di febbre, paralisi del malato ad una parte del corpo, colpito dal virus al midollo o alle fibre nervose.

In America moltissime persone erano morte a seguito della malattia e da molti anni si cercava di debellarla. Nel 1934, un vaccino sviluppato dai ricercatori Brodie e Kolmer causò molte vittime e questo fece sospendere ufficialmente la ricerca, anche se clandestinamente molti laboratori continuavano a sviluppare vaccini.

Nel 1938, il Presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosvelt, vennecolpito da paralisi, diagnosticata in quel momento come polio (anche se successivamente questa diagnosi fu smentita). Delano creò la National Foundation for Infantile Paralysis, per raccogliere ulteriori fondi per la ricerca alla cura. Oltre a questa iniziativa, ne seguì un’altra denominata “marcia delle monetine”, ovvero il 20 gennaio, in occasione del compleanno di Roosevelt, ogni cittadino statunitense era invitato a donare 10 centesimi di dollaro per la ricerca. Anche grazie all’aiuto di numerose celebrità dell’epoca, si riuscì a raccogliere molti milioni di dollari da destinare alo sviluppo di un vaccino efficace per debellare la poliomielite.

Primi successi e la guerra

Nel 1939, fu proprio Sabin ad annunciare alla comunità scientifica, di aver scoperto la natura del virus poliomielitico. Non si trattava di un virus respiratorio come creduto fino ad allora, ma era enterico, ovvero risiedeva nell’intestino. Una scoperta importante, perché era il primo passo verso la cura, capire il “terreno” di proliferazione.

In Europa tuttavia scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Sabin perse due nipotine mai conosciute. Come molti statunitensi, quando il paese entrò in guerra, anche Sabin decise di arruolarsi, sbarcando prima in Sicilia e poi in Giappone a Okinawa, dirigendo un laboratorio da campo.

Nel 1947 era a Berlino, dove impotente assistette ad un’epidemia di polio, che sterminò moltissimi bambini tedeschi.

Il ritorno in USA

Tornato negli USA, riprese le sue ricerche, allestendo un laboratorio colossale con 10.000 cavie e 160 scimpanzé. I fondi e gli animali erano giunti grazie alla fondazione di Roosvelt, che aveva raccolto molti milioni per sovvenzionare le Università e i laboratori, compreso quellodi Sabin.

Nel 1953, dopo molti esperimenti condotti sui reni di scimmia, Albert finalizzò le sue ricerche per un vaccino. Ovvero un farmaco che non era altro che lo stesso polio, ma attenuato, cioè privo della capacità di provocare la paralisi delle fibre nervose. La sostanza inoculata, causava una lieve forma di polio, che portava l’organismo a produrre gli anticorpi. Di fronte a questo successo, Sabin non esitò a testare il vaccino prima su se stesso e successivamente su due suoi collaboratori volontari.

Nuovi volontari, furono raccolti dalle carceri delle prigioni federali in Ohio. Furono molti i detenuti che si offrirono di testare il vaccino e contribuire alla ricerca scientifica, forse spinti da qualche sconto di pena. Il successo sperato non tardò e Sabin procedette all’inoculazione sui bambini, vaccinando prima le sue due figlie, Amy di 5 anni e Deborah di 7.

Quando Sabin si presentò alla commissione del NFIP, presentò i risultati ottenuti sulle scimmie e su ben 242 persone vaccinate.

Il vaccino di Salk

Contestualmente a Sabin, anche il ricercatore J.E. Salk dell’Università di Pittsburgh, mise a punto ben tre vaccini. Salk invece che un virus attenuato, immetteva virus uccisi con la formalina, che avrebbero comunque generato con la loro presenza gli anticorpi. Furono sviluppati tre vaccini per contrastare i tre differenti ceppi di polio. Nel 1952 iniziò la sperimentazione, per dimostrare l’efficacia del cocktail vaccinale di Salk e vi fu un grande successo.

il 26 aprile del 1954 la NFIP scelse ufficialmente il vaccino di Salk per l’inoculazione di massa su 422743 bambini americani e altrettanti bambini ricevettero un placebo per effettuare uno “studio casuale in doppio cieco”. Ma nell’anno successivo, molti dei bambini vaccinati con il preparato di Salk furono colpiti mortalmente dalla poliomielite, dimostrando l’inefficacia del preparato, sopratutto nei casi di paralisi.

Salk venne trascinato in tribunale da alcune organizzazioni di madri delle vittime e venne istituita una commissione parlamentare dove fu inserito lo stesso Sabin, che pur non negando i meriti scientifici del rivale, criticò il vaccino, ricevendo da Salk accuse di “antipatriottismo”.

Nonostante tutto, il vaccino di Salk preveniva molte complicazioni della malattia anche se non impediva il contagio. Quindi fu perfezionato e autorizzato per la vendita nel 1955, nonostante il vaccino di Sabin, fosse dimostrato che impedisse di contrarre la malattia e avesse anche altri vantaggi, tra cui la somministrazione via orale invece dell’inoculazione.

Il successo di Sabin

Si pensa che il successo del vaccino di Sabin sia stato tardivo per due ragioni. Per la somministrazione orale di virus vivi, che richiedeva più cautele e per una questione di “campanilismo”. Sabin era pur sempre un polacco ebreo naturalizzato americano, mentre Salk era cittadino statunitense di nascita.

Ma se da una parte Sabin venne snoibbato, dall’altra l?Unione Sovietica ed altri paesi dell’ESt, proposero allo scienziato di testare il suo vaccino sulle proprie popolazioni. Cecoslovacchia e Polonia, furono le prime nazioni a produrre il vaccino di Sabin su vasta scala, seguirono l’Unione Sovietica, la Repubblica Democratica Tedesca, la Jugoslavia e persino Singapore.

Il vaccino di Sabin venne somministrato a milioni di bambini dal 1959 al 1961 e nel 1963 fu autorizzato anche in Italia, dove divenne obbligatorio nel 1966, salvando la vita di milioni di persone e cancellando per sempre l’epidemia da quelle nazioni. Il crescente successo, la facilità di somministrazione e l’assenza di pericoli, portarono anche se con grande ritardo, anche gli Stati Uniti ad adottare il vaccino di Sabin abbandonando quello di Salk.

La “zolletta di zucchero inzuppata di virus” di Sabin conquistò il mondo, raggiungendo l’apice del successo tra il 1961 e il 1962.

Gli ultimi anni e la filantropia

Albert Sabin morì a 86 anni a Washington il 3 marzo 1993. La sua eredità venne donata ai bambini di tutto il mondo, perchè Sabin non brevettò mai il vaccino, rinunciando allo sfruttamento commerciale da parte delle aziende farmaceutiche e rendendo il farmaco a un prezzo accessibile a tutti.

«Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo» disse.

Sabin non prese un solo dollaro dal suo vaccino per il polio, continuando a vivere con il suo stipendio di professore universitario. Addirittura durante la Guerra Fredda, donò i sui ceppi virali agli scienziati dell’Unione Sovietica, abbattendo i muri politici in nome di una causa superiore. Oggi il suo vaccino continua a salvare le vite di milioni di bambini.

 

 

 

 

 

 

 

 

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