L’assedio di Baler, 11 mesi di resistenza in una chiesa
L’assedio di Baler, è un episodio della Guerra Ispano-Americana, durante la Rivoluzione Filippina. Un modesto distaccamento di soldati spagnoli rimase asserragliato nella chiesa di Baler per 11 mesi, sotto gli attacchi di una preponderante forza nemica.
Baler è un villaggio situato nella zona orientale dell’isola di Luzon, nelle Filippine. Nel 1897 contava poco più di 2000 abitanti. Per raggiungerlo bisognava arrivare via mare oppure attraverso una fitta boscaglia, partendo da Manila. Proprio grazie alla sua posizione poco raggiungibile, il villaggio era un ottimo approdo per il contrabbando di armi. Proprio per questo, allo scoppio della Rivoluzione Filippina nel settembre del 1897, l’esercito spagnolo decise di presidiare l’avamposto.
Antefatti
Se non fosse stata posta una guarnigione, i ribelli avrebbero cercato di far sbarcare le armi per rifornire le truppe del generale rivoluzionario Emilio Aguinaldo. Gli spagnoli che occuparono Baler erano 50 Cazadores, capeggiati da Josè Mota. I rivoluzionari cercarono di forzare il blocco attaccando il 4 ottobre, Mota morì con 6 dei suoi uomini. Alcuni dei sopravvissuti vennero fatti prigionieri ed i ribelli si impossessarono di 30 fucili Mauser.
La Spagna inviò stavolta un nuovo contingente via mare, comandato da Jesús Roldán Maizonada, che giunse il 16 ottobre. A dicembre fimarono un patto di fine rivolta, i generali Emilio Aguinaldo e Primo de Rivera. Quindi il 23 gennaio 1898, giunsero 400 soldati comandati da Juan Génova Iturbe, con il compito di scoraggiare e reprimere le ultime sacche di resistenza.
Quando la situazione fu più tranquilla, il contingente se ne andò lasciando di stanza altri 50 Cazadores. Sbarcarono il 12 febbraio. Alla guida del piccolo contingente c’erano il capitano Enrique de Las Morenas y Fossi, che aveva le funzioni di capo politico-militare per il distretto di El Principe, il tenente Juan Alonso Zayas, il tenente Alonso y Saturnino Martín Cerezo e il tenente medico Rogélio Vigil de Quiñones.
L’assedio
Nell’aprile del 1898, scoppio la Guerra Ispanico-Americana. Gli ufficiali a Baler iniziarono a temere una nuova insurrezione da parte dei filippini. Cosa che si verificò a partire dal 26 giugno, quando vennero interrotte le comunicazioni con Manila. Gli abitanti avevano abbandonato il villaggio e si notavano movimenti sospetti. Per questo fu presa la decisione di asserragliarsi dentro la chiesa del paese.
La chiesa era l’edificio più solido presente a Baler, ideale per ospitare tutti i cinquanta uomini e dominava il centro del villaggio. Oltre ai soldati, si rifugiarono nella chiesa anche il parroco Candido Gomez Carreño e altri due frati francescani.
I timori degli spagnoli si manifestarono la notte del 30 giugno, quando oltre 800 filippini comandati da Teodorico Luna invasero Baler, circondando la chiesa. I rivoltosi nei primi giorni esortarono gli spagnoli ad arrendersi, senza ottenere risposta e iniziarono i primi scontri a fuoco. Tuttavia l’8 il comandante Cirilo Gómez Ortiz propose una tregua momentanea agli spagnoli, che in questo caso accettarono.
Il 18 luglio gli scontri videro cadere gravemente ferito il caporale spagnolo Julián Galvete Iturmendi, che sarebbe morto poi una decina di giorni dopo. Sempre lo stesso giorno giunse una missiva da parte del capitano Calixto Villacorta che invitava cordialmente gli spagnoli alla resa. Senza ottenere risposta Villacorta inviò il giorno successivo una lettera di minacce e i filippini ripresero a sparare contro la chiesa.
I primi cedimenti
I fucili dei filippini erano inefficaci, quindi dopo ancora inutili tentativi di far cedere gli assediati, il 31 luglio Villacorta mandò un ultimatum senza ricevere risposta. Il 1 agosto i ribelli cominciarono a bombardare la chiesa con dei cannoni Remington danneggiando parte dell’edificio.
Due giorni dopo, un soldato originario di Maiorca disertò. Approfittò del turno di guardia per scappare dalla chiesa e consegnarsi ai ribelli, ai quali fornì informazioni utili. Si chiamava Jaime Caldentey, morì il 7 agosto, raggiunto da una fucilata mentre caricava uno dei cannoni degli assedianti.
I ribelli continuarono a bombardare psicologicamente gli spagnoli, con un costante invio di richieste di resa, informandoli che ormai anche Manila era sotto assedio, ma anche l’ultimatum del 20 agosto fu ignorato. Verso la fine del mese iniziarono a diffondersi notizie che Manila fosse caduta nelle mani degli statunitensi e che l’esercito spagnolo era ormai allo sbando. Tuttavia gli assediati continuarono a non credere ai ribelli, pensando fosse una tattica dei filippini per farli desistere.
Intanto i viveri cominciarono a scarseggiare, i feriti privi di cure inadeguate morivano. Il parroco Gomez Carreño morì il 25 agosto di beriberi (malattia causata dalla carenza di vitamina B1), seguito dal caporale José Chaves Martín e il soldato Ramón Donat Pastor. Altrin furono colpiti da dissenteria.
Prima della resa
Il 14 dicembre, con un disperato tentativo, guidati dall’istinto di sopravvivenza, gli spagnoli riuscirono a fare una sortita per raccogliere frutta ed ortaggi che crescevano nell’orto antistante la chiesa. Le provviste aiutarono molto la salute dei soldati, ma servirono anche per accrescere il morale. Inoltre i soldati decisero di costruire un pozzo dia cqua grigia che migliorò le condizioni igieniche e ripararono parte del tetto della chiesa con pezzi di fortuna.
All’inizio del nuovo anno, i filippini recapitarono dei giornali che riportavano notizie sulla sconfitta spagnola, ma il tenente Cerezo li considerò falsificati a regola d’arte. Un altro soldato morì a febbraio e proprio il giorno successivo, il 14, arrivò a Baler il capitano spagnolo Miguel Olmedo Calvo. L’ufficiale invitò gli assediati a deporre le armi, spiegando loro che la guerra era finita, ma Cerezo si convinse che l’uomo fosse un disertore che cercava di ingannarli.
La diserzione
A seguito della visita di Calvo, vi furono dei tentativi di diserzione e Cerezo fece incatenare tre dei suoi uomini, diventando ancora più sospettoso e diffidente. Le provviste andavano a esaurirsi, anche se gli spagnoli riuscirono ad abbattere due bufali che avevano sostato nei pressi della chiesa, guadagnando nuove energie. Questo permise a marzo di fare una nuova sortita contro i filippini, che ebbero altri due caduti.
L’8 aprile i soldati discussero nuovamente per una resa. Ormai delle razioni avanzavano solo un po’ di fagioli e del caffè. Ma Cerezo non intendeva deporre le armi, per una questione d’onore e perchè temeva la vendetta dei filippini. Sarebbe stato meglio cadere combattendo che essere torturati fino alla morte.
il 13 aprile 1899 a Baler giunse la nave americana Yorktown, che stava pattugliando la costa. L’equipaggio avrebbe dovuto convincere alla resa gli spagnoli, ma la spedizione cadde in un’imboscata in cui morirono cinque uomini e dieci furono presi prigionieri. Gli spagnoli udirono gli spari della battaglia, ma non capirono cosa stesse accadendo. La nave prese di nuovo il largo.
Nel mese di maggio i filippini tornarono ad attaccare la chiesa, una cannonata raggiunse il battistero ferendo i tre disertori imprigionati, ed uno di loro fuggendo si unì ai ribelli. Altri due uomini della guarnigione morirono, uno per le ferite ed uno di dissenteria.
Resa
Il 29 maggio si tentò nuovamente la via della diplomazia, facendo giungere a Baler il tenente colonnello spagnolo Cristóbal Aguilar Castañeda dell’esercito spagnolo. L’ufficiale mostrò a Cerezo dei giornali, ma anche stavolta l’ostinato tenente non volle credere al suo interlocutore. Stavolta però diversi uomini sopravvissuti credettero a quanto era stato detto. In virtù di quanto stava accadendo, Cerezo decise di far fucilare i due disertori ancora prigionieri ,Vicente González e Antonio Menache. Questo avrebbe ristabilito la gerarchia.

Il giorno successivo però, Cerezo esaminando i giornali si convinse della verità e ordinò la resa, firmando davanti al colonnello filippino Simón Tecson. Il 7 giugno gli spagnoli furono tradotti via nave a Manila dove giunsero a luglio. Nel frattempo il 30 giugno, il presidente Aguinaldo, ammirato dalla fiera resistenza e desideroso di intrattenere rapporti pacifici con la Spagna, emise un decreto secondo cui gli spagnoli di Baler non erano da considerarsi prigionieri di guerra, ma amici della Repubblica Filippina.
I sopravvissuti sbarcarono infine a Barcellona il 1 settembre 1899, condotti con tutti gli onori da un rappresentante della Regina Maria Cristina, il Ministro della Guerra e altri alti ufficiali. Il tenente Cerezo, per la sua determinazione, fu insignito da Alfonso XIII con la Croce Laureata di San Fernando, l’11 luglio 1901.