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I Lager nacquero in Germania?

I campi di concentramento sono un’invenzione dello Zio Sam

Tutti abbiamo nella memoria, le atroci immagini pervenute dalla seconda guerra mondiale, i campi di concentramento dove i nazisti sterminarono milioni di ebrei e altre categorie a loro sgradite.

Nei campi di concentramento, tuttavia la maggior causa di morte non era per uccisione, ma per gli stenti a cui gli esseri umani erano sottoposti.

Ai tedeschi non conveniva che i prigionieri morissero troppo velocemente, poiché erano utili per la produzione di materiale bellico e civile. Le uccisioni di massa iniziarono soltanto verso la fine della guerra quando la Germania stava capitolando.

C’è però un periodo storico antecedente, quasi sconosciuto soprattutto agli europei, dove queste atrocità furono commesse proprio da coloro che si sono sempre professati liberatori e portatori di democrazia.

Stiamo parlando dei campi di concentramento allestiti durante la guerra di secessione americana, sia da parte della Confederazione che da parte dell’Unione. Campi della morte, dove furono sterminati migliaia e migliaia di prigionieri, uccisi soprattutto attraverso gli stenti.

La crudeltà nei campi di concentramento americani

In questa immagine, è ritratto un soldato dell’esercito dell’Unione che sopravvisse alla malfamata prigione di Andersonville in Georgia. Venne liberato nel 1865 nelle condizioni che sono qui mostrate.

Le condizioni di questi campi di prigionia erano anche peggiori di quelle dei campi nazisti. A differenza infatti, questi non avevano neanche delle baracche, ma  i detenuti erano costretti a dormire alla meglio dentro delle tende. Assaliti e rosicchiati dai topi la notte, infestati dai parassiti e soprattutto in condizioni igieniche disastrose.

Si stima che dal 1861 al 1865, furono 409.000 i soldati catturati da entrambe le fazioni, di cui 211.000 erano Nordisti. Inizialmente avvenivano degli scambi tra prigionieri non appena venivano presi.

Ma, più il conflitto si inaspriva, più la diplomazia cedeva il passo alla bestialità umana e 195.000 di questi soldati nordisti finirono dentro ai campi di concentramento, assieme a 215.000 Confederati Sudisti (altri 220.000 vi finirono agli ultimi giorni della guerra man mano che si arrendevano le truppe)

Migliaia di morti

Si stima che tra i soldati confederati siano morti 26.000 prigionieri all’interno dei campi, poco di più per quanto riguarda i prigionieri nordisti, con una percentuale del 12% nei campi dell’Unione e del 15% nei campi meridionali.

Inizialmente, come detto,  avveniva uno scambio di prigionieri, che veniva regolato dalla libertà vigilata. In pratica il prigioniero si impegnava a non allontanarsi dal campo di prigionia e non a imbracciare le armi, fin quando  non veniva scambiato con un altro prigioniero. Solo dopo lo scambio poteva raggiungere la sua unità e tornare sul campo.

Questa pratica venne interrotta nel corso del 1863, perché la Confederazione si rifiutava di trattare i prigionieri di colore al pari dei prigionieri caucasici. Inoltre, la guerra proseguendo portò all’aumento dei campi di concentramento, 32 erano le principali prigioni confederate di cui 16 si trovavano in Georgia, Alabama e Carolina del Sud.

I problemi logistici

I campi di addestramento venivano trasformati in campi di prigionia e nel nord che c’era una popolazione più grande del sud. Si acquisì la consapevolezza che mantenere tutti quei soldati nordisti nei campi del sud, stava danneggiando l’economia confederata.

Allo scoppio della guerra, i confederati non avevano nessuna intenzione di scambiare prigionieri e di compiere qualsiasi atto che fosse visto come un riconoscimento ufficiale del governo confederato a Richmond. Furono costretti a rivedere le proprie idee dopo la prima battaglia di Bull Run, quando vennero fatti prigionieri mille soldati nordisti, mille bocche da sfamare.

Fino alla metà del 1862 grazie agli scambi informali le prigioni erano parzialmente vuote, fin quando poi non fu formalizzato il sistema con i negoziati del luglio 1862,. Vennero anche istituiti dei valori di scambio. Per esempio,  un capitano della Marina o un colonnello dell’esercito valevano 15 soldati o marinai ordinari, mentre il personale di pari rango veniva scambiato in parità.

Come accennato nel 1863, i confederati interruppero gli scambi,  accusando i nordisti di voler scambiare i soldati di colore con soldati bianchi, asserendo che non fossero soldati ma ex schiavi.

Nel 1864  Ulysses Grant notando il divario tra i prigionieri, che era superiore in unità per quelli nordisti, sfruttò la cosa come un vantaggio militare opponendosi agli scambi all’ingrosso fino alla fine. In questo modo la detenzione dei prigionieri avrebbe avuto una ricaduta economica sugli stati confederati. La scelta condannò migliaia e migliaia dei suoi uomini a terribili atroci sofferenze in territorio nemico.

Soluzioni in campo

Grant inoltre,  rimpiazzó i suoi soldati catturati permettendo a soldati confederati di giurare lealtà all’Unione, furono 5.600 quelli che aderirono, chiamati “yankee galvanizzati”. Seguendo l’esempio nordista, i confederati  riuscirono ad arruolare tra i prigionieri in 1.600 uomini, che  venivano più che altro utilizzati per operazioni di poco conto.

Gli scambi di prigionieri ripresero solo alla fine del 1865, quando ormai la guerra era volta al termine, i confederati rispedirono a casa 17.000 prigionieri, mentre i nordisti ne rimandarono 24.000.

La strage silenziosa

Durante uno  di questi scambi, la nave Sultana che stava viaggiando sul Mississippi esplose il 27 aprile 1865, vi perirono 1.168 persone. Essendo la nave sovraccarica, ben oltre il suo limite di passeggeri, ci furono molte vittime. L’incidente accadde per una caldaia difettosa e lo sforzo del sovraccarico. Oggi è ricordato come il più grave incidente navale americano.

All’interno dei campi di concentramento i tassi di mortalità erano decisamente alti, sia nelle prigioni nordiste che in quelle sudiste, mancavano medicine, cibo e dottori. Proliferavano le epidemie e l’inedia.

L’opinione pubblica del Nord, credeva che i prigionieri morti al Sud fossero stati uccisi deliberatamente. Fu chiesto che venissero applicati gli stessi metodi rigidi anche nelle prigioni del Nord, sebbene non vi fossero mancanze come in quelle del Sud.

Sono 56.000 i soldati morti nei campi di concentramento, che rappresentano il 10% di tutti i decessi della guerra civile. La maggior parte morì di stenti e freddo, ma molti furono fucilati o impiccati.

Una pagina nera per la storia, “occultata” dai successivi eventi della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, dove le atrocità si sono comunque ripetute, da ambedue le parti.

Sono Infatti noti i lager nazisti, i gulag russi, ma  non i campi di concentramento allestiti dagli Alleati, ma questa è un’altra storia …

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