San Giovanni Evangelista era figlio di Zebedeo, pescatore, e di Salome, una delle donne che seguivano e assistevano Gesù.
Giovanni ebbe un primo incontro con Gesù quando il Battista, di cui era discepolo, lo additò come l’“Agnello di Dio”; si unì poi agli altri Apostoli insieme al proprio fratello Giacomo il Maggiore, quando, trovandosi col padre sulla barca a rammendare le reti, Gesù che passava li chiamò ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
Esiliato a Patmos durante la persecuzione di Domiziano, torna a Efeso dove muore nel 104, ultracentenario.
Giovanni è autore dell’Apocalisse, unico libro profetico del Nuovo Testamento, del quarto Vangelo e di tre Lettere, le quali si propongono di sottolineare e difendere presso vari gruppi di fedeli alcune verità fondamentali allora avversate da dottrine agnostiche.
Notizie degli apocrifi dicono che assistette alla “dormizio Virginis Mariae”, che aveva condotto a Efeso nella propria abitazione.
Un’antica immagine di Giovanni Evangelista è nel polittico di scuola giottesca, rinvenuto il 26 dicembre 1984 da Giorgio Alessandro Pacetti raffigurante la Madonna delle Rose, attorniata da personaggi aureolati identificati:
alla sinistra della Madonna nel beato Andrea Conti, della nobile famiglia da cui discese Bonifacio VIII, nell’Evangelista Giovanni che regge con la mano sinistra un rotolo di pergamena e con la destra una penna d’oca;
a destra sono stati ritratti San Leonardo, che stringe i ceppi di carcerato, e Sant’Antonio Abate con il bastone a forma di croce del Tau e la campanella, attributi del Primo degli Abati.
La chiesa piuttosto semplice, ha una pianta rettangolare a navata unica ed al suo interno ingloba una antichissima cappella presso la quale sostavano in riposo ed in preghiera i viandanti e pellegrini che nel Medio Evo percorrevano la via “Francigena del Sud” che dalla “Città Eterna” conduceva ai porti del Mezzogiorno, luoghi d’imbarco per la Terrasanta.
Infatti, questa antica arteria, formata da un serie di sentieri, percorsi, tratturi, che grossomodo seguivano l’andamento dell’antica consolare romana, passa a pochi metri dalla chiesetta di San Rocco.
Ma stupore, curiosità e mistero suscitano pure tutta la serie di graffiti incisi direttamente sull’affresco.
Si tratta sia di veri e propri disegni di uomini ed animali più che di simboli.
Uno dei più misteriosi ed interessanti riscontrabili sull’affresco della Madonna delle Rose è certamente quello della “Triplice Cinta”.
Questi esemplari di Triplice Cinta sono ancora più interessanti perchè sopra di essi si notano chiaramente delle croci.
Inoltre abbiamo identificato tantissimi altri simboli, anch’essi piuttosto diffusi in Ciociaria , in particolar modo presso edifici e luoghi sacri:
il “Segno del Golgota”, ovvero delle Croci (in questo caso trattasi di “Croci di Lorena” o “Patriarcali” ovvero con due bracci orizzontali) in cima ad un triangolo più o meno geometrico, che rappresentano il Calvario e quindi la Crocifissione di Cristo;
a sinistra della testa di Sant’Antonio Abate è visibile un altro simbolo che potrebbe essere il cosiddetto “Centro Sacro”;
alcune “stelle” con una punta a forma di freccia, riscontrabili presso siti frequentati dai pellegrini.
Si riscontrano pure piccole figure di guerrieri, di un cane, ritratto vivacemente mentre abbaia mostrando i denti secondo il suo valore simbolico di custode, guardiano, ma potrebbe semplicemente essere una sorta di ex voto di un viandante sfuggito ad un cane poco amichevole.
Sicuramente gli ignoti artefici, forse pellegrini fermatisi in raccoglimento nella cappelletta, non hanno inciso queste Triplici Cinte e gli altri simboli (tutti legati alla sfera del Sacro e del Trascendente) con intenti di spregio nei confronti dell’immagine sacra.
Non si tratta di atti vandalici, come purtroppo succede ai giorni nostri, ma testimonianze di devozione, richieste di intercessione nei confronti della Vergine, o semplicemente attestazioni di una presenza, di “io sono stato qui”!
GAP