Il mito orfico della creazione

A letto con gli Dei: Notte e Vento

Il mito della creazione del cosmo, cosmogonia, è senza dubbio uno dei più diffusi tra tutti i popoli del mondo antico. Per quanto riguarda la nostra cultura, per i riferimenti mitici sulla creazione bisogna ricorrere ad autori greci classici, a numerosi frammenti orfici, e ai testi che parlano di mitologia, in primis i Miti Greci di Robert Graves. L’interessante mito orfico della creazione continua la nostra trattazione sui miti cosmogonici dopo quello pelasgico, già da noi presentato.

Orfeo con la lira tra gli animali che incanta

Che cosa è l’Orfismo

Per dirlo molto in breve, si tratta di un movimento religioso sorto in Grecia intorno al VI secolo a.C. legato alla figura di Orfeo, l’artista sciamano. Movimento che ebbe un’enorme influenza nella storia della cultura religiosa e nella storia del pensiero occidentale, perché vi si riscontra per la prima volta un chiaro riferimento ad una “anima” contrapposta al “corpo”. Si tratta di una religione misterica basata su due miti: quello di Orfeo che andò nel mondo dei morti per farsi ridare indietro la donna amata: Euridice e quello di Dioniso, ucciso dai Titani, miti su cui si fondano le credenze orfiche: la duplice natura umana, la reincarnazione, l’ ascesi, la cultura del vegetarianesimo…

Dioniso sbranato dai Titani
Orfeo Euridice ed Ermes che trattiene la donna perché svelata

Fonti

Nello spirito della tradizione mitologica greca, anche quella “orfica” non offre un modello unificato frutto di un sistema teologico, quanto piuttosto un insieme di varianti. Così nella “Storia della teologia”, testo andato perduto opera dell’allievo di Aristotele, Eudemo di Rodi, sarebbero state raccolte le varie Teogonie come quelle di Omero, Esiodo, Orfeo, Acusilao…, ma anche quelle non greche come le babilonesi, persiane e fenicie a dimostrazione della presenza delle diverse tradizioni teogoniche e cosmogoniche che attraversavano il mondo greco.

E’ stato Aristofane, commediografo greco del IV secolo a.C., nell’opera degli “Uccelli” a lasciarci una cosmogonia di tipo “parodistico” ma di derivazione orfica:

  • in principio vi sono Chaos, Nyx (Notte), Erebo e Tartaro;
  • nel buio Erebo, Nyx genera un Uovo (ᾠόν) “pieno di vento”;
  • da questo Uovo emerge Eros dalle ali d’oro;
  • unitosi durante la notte al Chaos, Eros genera la stirpe degli “uccelli”;
  • quindi genera Urano (Cielo) e Oceano, Gea (Terra) e gli dèi.

Tale brano è ritenuto il testo più antico attribuibile all’Orfismo, “esso riproduce sinteticamente la forma scritta più antica delle Teogonie orfiche, evocata anche da Platone, da Aristotele e trasmessa da Eudemo”.

Rappresentazione estetica dell’ UOVO primordiale

L’Uovo primordiale

Riguardo al tema della Creazione, gli orfici sostenevano che la Notte dalle ali nere, una dea che si impose persino al rispetto di Zeus, fu amata dal Vento e depose un uovo d’argento nel grembo dell’Oscurità; e che Eros, chiamato anche Fanete, nacque da quell’uovo e mise in moto l’Universo. Eros fu un ermafrodito dalle ali d’oro, e poiché aveva quattro teste di volta in volta ruggiva come un leone, muggiva come un toro, sibilava come un serpente o belava come un ariete.

Nyx -Notte statuetta in bronzo di epoca rmana

 

 

 

 

Rappresentazione di Eros-Fanete del XVI secolo

La Notte visse con lui in una grotta e assunse il triplice aspetto di Notte, Ordine e Giustizia. Dinanzi a quella grotta sedeva l’inesorabile Dea Madre, Rea che battendo le mani su un bronzeo tamburo costringeva gli uomini a prestare attenzione agli oracoli della dea.

Eros/Fanete creò la terra, il cielo, il sole e la luna; ma la triplice dea imperò sull’Universo, finché il suo scettro passò nelle mani di Urano, (passaggio dal matriarcato al patriarcato).

Per l’Orfismo all’inizio esiste un’unità perfetta, l’uovo primordiale o notte, che si scinde e dà luogo a esseri separati. A ciò dovrà succedere un ciclo di reintegrazioni delle parti nell’unità del tutto: l’orfismo sfocia così in una dottrina della salvezza. A tale scopo vengono coltivate le tecniche di purificazione proprie di una religione ascetica, dove il vegetarianesimo non consiste solo nel non uccidere gli animali (rinuncia alla violenza) ma anche nel rinunciare a ciò che più lega l’uomo alla vita terrena.