Joseph Anton Koch, l’avventura a Olevano Romano
Diversi sono stati i pittori che hanno viaggiato nella Val d’Aniene, soffermandosi ad immortalare Subiaco, ma anche i borghi e le cittadine limitrofe come Olevano Romano; Joseph Anton Koch, fu uno di questi, era un pittore tirolese, nato a Obergiben, nella valle del Lech, nel Tirolo Austriaco, che all’epoca era accorpato alla Diocesi tedesca di Augusta.
Umile figlio di contadini, venne alla luce nel 1768, in una famiglia numerosa con 10 fratelli e sorelle, di cui però purtroppo, come spesso accadeva all’epoca, ne morirono ben sette durante l’infanzia; il giovanissimo Joseph aiutava il padre nei campi, occupandosi in particolare del gregge di pecore, sviluppando così un forte amore per la natura e i paesaggi.
Il suo talento fu notato dal Vescovo di Augusta, Clemente Vanceslao di Sassonia, giunto per impartire le cresime, che lo volle come studente del seminario di Dillingen, per poi fare pratica nella bottega di uno scultore ad Augusta ed infine alla Karlsschule di Stoccarda, una austera Accademia Militare, dove il ragazzo rimase dal 1785 al 1791.
Nel 1791, la Rivoluzione Francese, destabilizzò un po’ tutta l’Europa, e le idee libertine arrivarono anche in Germania; Joseph aderì alle idee giacobine, abbandonando gli studi e cominciò a frequentare i circoli giaboni di Strasburgo e Basilea, viaggiando per tre anni sulle Alpi Svizzere, che immortalò nei suoi quadri , utilizzandole successivamente, come sfondo per i suoi successivi lavori ad olio.
Alla fine del 1794, ricevette una borsa studio dal mecenate George Nott e attraversò a piedi le Alpi arrivando in Italia, percorrendola da Nord a Sud, facendosi conoscere in città come Bologna, Firenze, Napoli e Salerno, innamorandosi dell’arte italiana; agli inizi del 1795 giunse a Roma, unendosi al cerchio artistico dei tedeschi presenti a Roma e stringendo in particolare amicizia con un altro grande artista: Asmus Jacob Cartenses, il quale gli insegnò a riprodurre forme umane.
Un’altra importante amicizia la strinse con lo scultore danese Bertel Thorvaldsen, con il quale condivise l’alloggio in via Sistina; Koch fu assiduo frequentatore del Caffè Greco, che ancora oggi conserva esposto il suo ritratto.
È dal 1803, che Joseph si dedicò alla Campagna Romana, innamorandosi delle querce della Serpentara, ma in particolare del borgo di Olevano Romano,di cui fu assiduo frequentatore per ben trent’anni, riparandovisi nel periodo estivo.
Fu sempre ad Olevano che conobbe la sua amata sposa, Cassandra Ranaldi, figlia di un vignaiolo, con cui convolò a nozze nel 1806 e che gli diede tre figli, tra cui Augusto Koch, anche egli divenne pittore e che generò Gaetano Koch, rinomato architetto del XIX° secolo; nel 1812 Koch e famiglia si trasferirono a Vienna, dove vissero tre anni, ma non riuscendo a superare la rigidità del clima e la nostalgia per Olevano Romano, vi fecero ritorno e Joseph vi passò gli ultimi anni della sua vita, fino al 1819, trasferendosi per un periodo in Umbria, morendo nel 1839 a Roma.
La vita di Koch fu ricca di soddisfazioni ed encomi, il Principe Luigi I di Baviere, che poi divenne Re, acquistava da lui molti dipinti; pochi mesi prima della morte, Ferdinando I d’Austria gli riconobbe una generosa pensione annua.
Oggi Koch riposa nel Camposanto dei Teutonici e dei Fiamminghi di Roma.