Arcinazzo Romano: la chiesa di Santa Maria Assunta, dal 1327 ad oggi

Il più antico edificio di culto di Arcinazzo Romano è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, situata nel centro storico, nella omonima piazza.

Lo studio delle chiese di Arcinazzo Romano è stato accuratamente trattato da Luigi Cesa, insegnante elementare, nonché Sindaco dello stesso paese per circa vent’anni, nel suo libro intitolato Le chiese di Arcinazzo Romano e di Affile, pubblicato nel 1984. Ed è proprio del suo libro che ci si avvale per le notizie presenti nel seguente articolo.

La chiesa di Santa Maria Assunta è un edificio risalente all’epoca medievale, citata per la prima volta nel lontano 1327. Risale al 1468 una ulteriore menzione, riguardante, molto probabilmente, la cappellina nella quale oggi è situata la statua di San Giorgio, patrono di Arcinazzo.

A caratterizzare l’esterno della chiesa è un antico portale incorniciato da due colonnette e capitelli e dalla torre campanaria che si innalza sul lato destro. L’architettura del campanile suscita grande interesse. La parte più moderna risale al 1927, quando venne realizzata una sopraelevazione del terrazzo e dei merli. Prima di allora, spiega Cesa nel suo libro, “la copertura del campanile era fatta a quattro spiovenze e coperta con coppi di terracotta”.

Nel suo interno, la chiesa è suddivisa in tre navate, che riportano caratteristiche tipiche dello stile barocco. La navata centrale si distingue per il soffitto a botte, mentre le navate laterali sono caratterizzate da un soffitto a cupola.

A donare un particolare pregio alla chiesa sono i preziosi marmi provenienti dalla Villa di Traiano degli Altipiani di Arcinazzo. Vi sono infatti tre capitelli che sono stati trasformati in acquasantiere e collocati su parti di colonne, il tutto proveniente dalla villa traianea. Uno dei capitelli è in stile corinzio, mentre gli altri due hanno caratteristiche di uno stile corinzio-ionico.

Anche l’altare marmoreo, situato nell’area absidale, proviene dalla famosa villa. Nella stessa area possiamo ammirare il dipinto di Santa Maria.

Notizie interessanti riguardanti la chiesa le abbiamo anche nel 1575. Sebbene molti particolari dell’edificio avessero bisogno di manutenzione, si parlò comunque di un luogo sacro poiché in esso erano presenti simboli caratterizzanti le chiese consacrate, come ovviamente le croci.

Nel corso degli anni la chiesa fu spesso soggetta a riparazioni e modifiche. Venne inizialmente ampliata verso il lato sud-ovest e, inoltre, vennero costruite delle tombe, in parte ancora esistenti. Non si può escludere che, ancora oggi, vi si nasconda qualche cadavere.

Proprio come altre chiese presenti nella zona sublacense, come ad esempio quella di Santa Maria di Affile e il Monastero di Santa Scolastica di Subiaco, anche la chiesa di Santa Maria Assunta di Arcinazzo Romano in origine venne costruita con archi in stile gotico. A darne conferma, nel 1828, furono Nicola Jona e Giovan Battista Capitani, capi mastri muratori, incaricati di ristrutturare la chiesa dalla Comunità di Arcinazzo Romano.

La torre campanaria all’epoca non presentava alcuna copertura, perciò nel 1673, quando vi fu la Visita Pastorale, venne dato l’ordine di realizzare un tetto.

Tra il 1829 e il 1833 la chiesa venne restaurata e, scrive Cesa, “c’è, tra i più i vecchi del paese, chi ricorda di aver sentito dire dai propri antenati che enormi furono i sacrifici fatti dai “ponzesi” per portare a termine i lavori stessi. Uomini e donne si prodigarono nel trasportare a spalla o in testa i “sassi” dalla cava che venne aperta nelle vicinanze del paese in località Torricello e Volubro”.

Nel 1870 venne dipinta l’impalcatura dell’organo dal pittore di Arcinazzo Romano, Tito Troja. Del pittore non si ha alcuna opera nel suo paese natale, fatta eccezione per il dipinto raffigurante strumenti musicali situato sul frontale della cantoria.

Intorno al 1926-’27 la chiesa non era in ottime condizioni, è proprio infatti a quegli anni che risale il restauro delle pareti, della facciata, dei tetti e del campanile. Il tetto del campanile venne sostituito con l’attuale terrazzo e venne inoltre rifatto il piano delle campane. Negli stessi anni venne anche installato un nuovo orologio, che ebbe durata fino ai primi anni del dopoguerra. La campana minore venne dedicata proprio ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, i cui nomi sono incisi sulla campana stessa.

Nel 1929 vennero sostituite le vecchie finestre, con altre di ferro. Venne sostituito anche l’altare di Sant’Antonio Abate, donato dalla Confraternita di Sant’Antonio Abate, la quale donò alla chiesa anche il quadro raffigurante lo stesso Sant’Antonio Abate, Sant’Antonio di Padova, San Giuseppe, San Biagio e San Ponziano.

Il pavimento del presbiterio, che fino ad allora era stato in mattoni di terracotta, venne cambiato in lastre di finto marmo. Le sedie della navata centrale vennero eliminate in vantaggio dei banchi. All’epoca la navata era occupata da sole donne, mentre gli uomini occupavano le due navate minori.

Si devono a mons. Gaetani le iniziative più significative, come ad esempio il restauro della casa canonica che era stata abbandonata da ormai molti anni. Vi fu inoltre la costruzione dell’edificio scolastico che andò ad ospitare l’asilo e la scuola elementare. Intorno al 1956 l’edificio venne ampliato a cura del Comune, quando Luigi Cesa era Sindaco.

Mons. Gaetani lasciò Arcinazzo Romano nel 1940 per recarsi nel suo paese natale, Bellegra. A sostituirlo, fu Don Candido Cera, originario di Trevi nel Lazio, il quale, spiega Cesa, “morì nel suo paese il 29 agosto 1975, mentre recava in processione il busto del patrono trebano, S. pietro Eremita”. È proprio a Don Candido Cera che si deve la costruzione della cappellina del Sacro Cuore.

Stefania Mosetti