Ponza, Afile e Rujate so tre cani arabbiati
I ruderi
A 882 metri sul livello del mare, vi sono i resti di un antico villaggio, che ricade nel comune di Roiate e che nel 1436, venne raso al suolo dopo una sanguinosa guerra che vide protagonisti i paesi di Roiate, Affile e Ponza, per cancellare l’abitato di Roccasecca una volta per tutte.
Eppure, erano stati proprio abitanti di Affile e Roiate nel IX° secolo, a fondare quell’avamposto, che poi sarebbe diventato una vera e propria cittadella, durante il periodo delle invasioni saracene; difatti la posizione elevata sull’aspra montagna che prende oggi il nome di quel borgo, ben si prestava allo scopo difensivo, contro i pirati che venivano dal mare, che avevano attaccato l’Abbazia di Santa Scolastica, e che avevano addirittura fondato delle vere e proprie colonie nel cuore della Valdaniene, come ad esempio “Saracinesco”.
La fine del borgo
La fortificazione del villaggio, secondo i documenti pervenuti, avvenne nel 1073, da piccolo avamposto, crebbe di importanza, tanto che vista la sua posizione elevata, veniva soprannominata “il falco della valle”; questo causò dapprima alcuni tentativi di impadronirsi del castello di Roccasecca per godere della sua posizione strategica, mettendo in contrapposizione le varie signorie locali, successivamente, dal momento che nessuno poteva conquistare quell’enclave, ne venne decretata la fine nel 1436, quando ponzesi, affilani e roiatesi, formarono un unico grande esercito, che soverchiando in numero l’esigua popolazione di Roccasecca, che contava appena un centinaio di abitanti, presero facilmente il villaggio mettendolo al sacco.
I soldati uccisero tutti i difensori, saccheggiarono e distrussero tutti gli edifici, compresa la chiesa di Santa Maria in Arce e presero prigionieri i sopravvissuti, dividendoli tra i tre villaggi, da quel truce episodio che viene il detto “Ponza, Afile e Rujate so tre cani arabbiati” .
Roccasecca venne presto dimenticata, i suoi ruderi inglobati dalla fitta vegetazione e coperti dalla terra trasportata dal vento nel corso dei secoli, ad oggi giacciono in stato di abbandono, inspiegabilmente, poiché certamente una campagna di scavi archeologici, potrebbe quasi sicuramente portare frutti.