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Piglio, la via delle chiese

Sul territorio di Piglio si contano più di quindici chiese. Se si pensa che il paese sia stato sottoposto per secoli alla giurisdizione dello Stato Pontificio, il fatto risulterebbe del tutto normale. Tuttavia, se ci si sofferma a riflettere sul numero esatto dei suoi edifici di preghiera, si giungerebbe a conclusione che quest’ultimo risulta alquanto esagerato rispetto alle modeste dimensioni del borgo e al numero di abitanti. Occorre dunque spingersi altrove nell’indagare sulle vere cause scatenanti un fenomeno così inconsueto.

Chiesa della Madonna del Monte, vista dal versante nord. Foto di G. Pirosini

L’ubicazione delle chiese

Procedendo da sud a nord, verso le pendici del Monte Scalambra, ci si imbatte nella Chiesa di San Rocco, posta all’ingresso del conglomerato urbano, custode di un prestigioso affresco di Scuola Giottesca. Salendo lungo il diverticolo che porta al Santuario della Madonna delle Rose, si incontra la Conetta della Madonnella lungo lo scosceso tragitto. Dalla tanto venerata Madonna delle Rose si procede verso la Chiesa di Santa Lucia, da cui si imbocca Via Maggiore, che porta alla Collegiata di Santa Maria Assunta. Da Via Maggiore dipartono altrettante vie, le quali costeggiano il centro storico sul lato meridionale, seguendo la Via dell’Arringo, in cui ci si imbatte nell’Oratorio di Santa Lucia. Procedendo in direzione settentrionale, lungo la Via Nova, ci si ritrova nei pressi della Chiesa della Madonna del Monte. Il punto di partenza della Via Nova corrisponde alla Chiesetta di Sant’Antonio Abate, un tempo centro di assistenza ospedaliera, mentre la Chiesa della Madonna del Monte, da cui è facile raggiungere gli Altipiani di Arcinazzo, equivale al punto nord più estremo. Sempre dalla Via Nova è possibile raggiungere un altro monastero, dedicato al patrono di Piglio, San Lorenzo, situato su un costone del Monte Scalambra.

Convento di San Lorenzo. Foto di G. Pirosini

Le chiese scomparse 

Oltre agli edifici religiosi summenzionati, bisogna annoverare anche quelli scomparsi, ovvero cappelle e piccole celle monasteriali, la cui esistenza è attestata esclusivamente da documenti antichi, giacché attualmente di tali edifici non restano tracce. La Chiesa di Santo Stefano risulta la più antica. Viene menzionata in un atto del 1114, in cui Papa Pasquale II attesta la spettanza di suddetta cella, ubicata in Pileo, all’Abate Giovanni di Subiaco. Nei registri del XIII secolo, invece, vengono citate le Chiese Sancti Salvatoris e Sancti Johannis. La prima viene riportata nel Liber Censuum, in cui risulta che doveva versare alla Santa Sede un censo annuale di due libbre di cera per poter assicurarsi la protezione papale. La seconda, invece, è oggetto di un passaggio di proprietà da un tal Berardo di Piglio, il quale rinuncia al beneficio esercitato sull’edificio, a favore di un chierico di nome Biagio, stando a quanto riportato dall’elenco della riscossione delle Decime dei paesi dipendenti dalla Diocesi di Anagni. È probabile che il tempio si identifichi con la attuale Chiesa di San Giovanni Battista. Nelle Decime del 1328- 1329 viene menzionata una Ecclesia S. Petri de Castello Vetulo de Pileo situata all’interno del Castello Superiore e probabilmente appartenente al feudatario. Nelle stesse Decime si riscontra la presenza di un’altra Chiesa dedicata a San Pietro, detta in Theano, della quale sono state rinvenute tracce nella campagna pigliese.

Le chiese di Piglio sono allineate su un asse viario. Perché?

Se si riflette sull’ubicazione di tali monumenti, ci si rende conto che essi sono allineati lungo un unico asse viario, il quale costituiva il principale snodo stradale nelle epoche storiche precedenti l’era dell’asfalto. Via Maggiore rappresenta il segmento più importante da cui dipartivano i tratti stradali verso i quattro punti cardinali: a nord (Chiesa di Sant’Antonio Abate e della Madonna del Monte) verso Arcinazzo attraverso la Via Nova o la Via dell’Arringo nell’allaccio nord-est. A sud (San Rocco e Santa Lucia fino a San Giovanni Battista) verso la Prenestina e, dunque, per Roma. A nord-ovest verso Serrone (dal Convento di San Lorenzo); verso est (Chiesa di San Pietro in Theano) in direzione Acuto per Fiuggi. L’ubicazione delle chiese non risulta dunque affatto casuale: vista la posizione strategica in cui la città di Piglio venne fondata, le sue vie dovevano costituire dei passaggi obbligati per tutti coloro che si recavano verso Roma o che, al contrario, si dirigevano verso l’Abruzzo. Si tratta di strade segnalate da soldati, pastori della transumanza, contadini, pellegrini o semplici viandanti già in epoca preromana e che andarono modernizzandosi con l’arrivo dei Romani. Questi ultimi costruivano e ampliavano le reti stradali man mano che inglobavano nuovi territori per agevolare le manovre militari, nonché gli spostamenti di persone e merci.

La doppia funzione degli edifici di preghiera

Il ruolo svolto dalle case di preghiera, dunque, non si limitava esclusivamente a rispondere a funzioni spirituali, bensì anche ad esigenze molto più ampie e complesse, fungendo da riparo ai viandanti in caso di maltempo o di necessità di sosta. Esse rivestono ancora oggi un ruolo fondamentale, tanto come riflesso delle nostre profonde radici cristiane, quanto come retaggio del nostro patrimonio culturale, da preservare e custodire come preziosi diamanti che costellano i tracciati della nostra amata città, calpestati dai viandanti e dalla storia.

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