Felice Beato, pioniere della fotografia

Felice Beato, nato probabilmente a Venezia o sull’isola di Corfù nel 1832 o 1834 e morto a Firenze nel 1909, è stato uno dei fotografi più significativi del XIX secolo. La sua opera non solo documenta eventi storici di grande rilievo, come la ribellione indiana del 1857 e la seconda guerra dell’oppio in Cina, ma offre anche una finestra visiva unica su culture e luoghi poco conosciuti dagli europei dell’epoca. Attraverso i suoi ritratti, panorami e vedute architettoniche, Beato ha lasciato una traccia indelebile nella storia della fotografia, specialmente in Asia orientale, dove il suo lavoro influenzò profondamente i fotografi locali.

Origini e identità

Le origini di Felice Beato sono state a lungo oggetto di dibattito e speculazioni. Stando ad un certificato di morte, emerso nel 2009, egli sarebbe nato nel 1832 a Venezia e morto nel 1909 a Firenze, celibe e suddito britannico. Al contrario, un permesso di viaggio, emesso nel 1858 sotto richiesta dello stesso Beato, ne sposterebbe la nascita a Corfù, nel periodo compreso fra il 1833 e il 1834. La situazione è ulteriormente complicata dalla condivisione della firma con il fratello Antonio, anch’egli fotografo. Per lungo tempo, infatti, è stata ipotizzata l’esistenza di due Felice Beato, attivi in parti distinte del globo, come Egitto e Giappone. Solo con una ricerca approfondita dello storico della fotografia Italo Zannier, pubblicata nel 1983, si è scoperto che Felice e Antonio erano due fratelli, spesso collaboratori.

Dal Mediterraneo alla Crimea

Poco si sa sugli inizi di Felice Beato come fotografo, ma pare che abbia acquistato le sue prime attrezzature a Parigi nel 1851. Un incontro cruciale fu, certamente, quello con James Robertson, un incisore britannico che si era avvicinato alla fotografia negli anni ’40. Nel 1853 o 1854, i due iniziarono una collaborazione e aprirono uno studio a Costantinopoli, chiamato “Robertson & Beato”. La coppia, insieme al fratello di Beato, si dedicò a numerose spedizioni fotografiche, documentando paesaggi e architetture a Malta, Grecia e Gerusalemme. Uno degli eventi più significativi fu la partecipazione alla documentazione della Guerra di Crimea nel 1855. Dopo la partenza di Roger Fenton, Beato e Robertson fotografarono la caduta di Sebastopoli, producendo circa 60 immagini di grande importanza storica e documentaria.

India

Nel 1858, l’avventuroso fotografo giunse in India per documentare le conseguenze della ribellione indiana del 1857, conosciuta anche come i Moti indiani del 1857. Le sue immagini di questo conflitto sono tra i primi esempi di reportage fotografico di guerra e includono rappresentazioni scioccanti di cadaveri, tra cui alcune in cui i corpi furono disposti in modo tale da amplificare l’impatto drammatico della scena. Beato visitò città come Delhi, Lucknow e Cawnpore, producendo immagini che catturarono la devastazione del conflitto. Alcune sue fotografie scattate a Lucknow mostrano i resti scheletrici dei rivoltosi indiani, immagini che divennero iconiche per il loro impatto emotivo e per il loro significato storico.

Cina

Dopo l’India e dopo aver abbandonato, nel 1860, la “Robertson & Beato”, di cui mantenne l’uso del nome sino al 1867, Felice fu inviato in Cina per documentare la seconda guerra dell’oppio. Le sue fotografie della campagna militare anglo-francese rappresentano uno dei primi tentativi di raccontare visivamente un conflitto attraverso una sequenza di immagini datate e correlate. Le sue immagini dei Forti Taku, dove immortalò l’impatto dei bombardamenti britannici e i cadaveri dei soldati cinesi, sono tra le più celebri. Nonostante la loro potenza documentaria, queste fotografie riflettono anche un aspetto ideologico: Beato immortalò solo cadaveri cinesi, evitando di fotografare i morti britannici o francesi. Queste immagini furono utilizzate in patria per giustificare la guerra e alimentare un senso di superiorità culturale e militare.

Giappone

Nel 1863, Beato si trasferì a Yokohama, in Giappone, dove collaborò con Charles Wirgman, un artista e corrispondente dell’Illustrated London News. La società “Beato & Wirgman, Artists and Photographers” produsse una vasta gamma di opere, combinando fotografia e illustrazione. Le immagini di Felice includono vedute della città di Yokohama, panorami del paesaggio giapponese e una serie di fotografie lungo la strada del Tokaido, ispirate alle stampe ukiyo-e di Hiroshige e Hokusai. Queste fotografie sono considerate tra le prime immagini visive del Giappone nel periodo Edo e hanno un valore inestimabile per la loro rarità.

Nel Paese del Sol Levante Beato fu molto attivò, immortalando persino l’incendio di Yokohama nel 1866, un disastro che distrusse gran parte della città e il suo studio. Nonostante questa perdita, egli lavorò instancabilmente per ricostruire il suo archivio fotografico, producendo opere che sono considerate tra le più rappresentative della vita giapponese del XIX secolo. Le sue immagini furono colorate a mano, utilizzando tecniche raffinate apprese in Giappone, e includono ritratti e scene di vita quotidiana.

Il Castello della Pietra

Il Castello della Pietra

America, Corea e l’attività imprenditoriale

Nel 1871, partecipò come fotografo ufficiale alla spedizione navale americana in Corea, documentando uno dei primi contatti tra l’Occidente e il paese. Le sue sono tra le prime immagini conosciute della Corea e dei suoi abitanti.

Oltre alla sua attività fotografica, egli si dedicò ad altre imprese commerciali, divenendo un imprenditore a tutto tondo. Possedeva terreni e studi fotografici, gestiva immobili e commerciava tappeti e oggetti d’arte. Queste attività lo resero una figura prominente non solo nel campo della fotografia, ma anche nella società coloniale occidentale in Asia.

Ultimi anni

Nel 1884, Beato lasciò il Giappone e si trasferì in Egitto, dove partecipò come fotografo ufficiale alla spedizione di soccorso a Khartoum. Sebbene nessuna delle sue fotografie di questa campagna sia sopravvissuta, la partecipazione a eventi così rilevanti testimonia la sua continua importanza nel mondo del reportage di guerra.

Dopo un breve ritorno in Inghilterra, si trasferì in Birmania, dove aprì uno studio fotografico e iniziò un’attività di commercio di mobili e oggetti d’arte. Le sue ultime fotografie risalgono probabilmente al 1899, anno in cui si ritirò dall’attività. La sua compagnia venne liquidata nel 1907 e Beato trascorse i suoi ultimi anni a Firenze, dove morì nel 1909.

Eredità

Felice Beato fu un pioniere sotto molti aspetti. Fu tra i primi fotografi di guerra, e le sue immagini influenzarono non solo i suoi contemporanei, ma anche le generazioni future di fotografi. Le sue opere, colorate a mano, e i suoi panorami sono testimonianze di una straordinaria capacità di combinare arte e documentazione. La sua eredità visiva, specialmente quella relativa all’Asia orientale, continua a essere un punto di riferimento fondamentale per lo studio della fotografia e della storia del XIX secolo.

Nonostante le difficoltà nell’attribuzione di alcune delle sue immagini a causa della collaborazione con il fratello Antonio e della vendita dei suoi negativi a terzi, il lavoro di Beato rimane una pietra miliare nella storia della fotografia. Le didascalie scritte a mano e le descrizioni dettagliate sui negativi originali ci permettono ancora oggi di apprezzare la sua opera in tutta la sua complessità e profondità.

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