Il Castello della Pietra

Il Castello della Pietra, detto Castello da Pria in dialetto genovese, è un’imponente fortificazione situata nella valle del torrente Vobbia, un affluente del fiume Scrivia, all’interno del comune ligure di Vobbia. Questo antico maniero rappresenta uno dei più affascinanti e caratteristici monumenti dell’entroterra genovese, sia per il suo valore storico che per il contesto naturale che lo circonda. È il fulcro culturale e paesaggistico del Parco naturale regionale dell’Antola, e non a caso è inserito nella lista dei monumenti nazionali italiani, confermandosi come una delle mete più interessanti per chi desidera scoprire la storia medievale della Liguria, immersi in uno scenario naturale incontaminato.

Posizione

Il castello si trova in una posizione altamente suggestiva, arroccato tra due speroni di conglomerato roccioso che fungono da bastioni naturali, e a picco sulla strada che costeggia il torrente Vobbia. Questa collocazione strategica lo ha reso un luogo fortemente difensivo nel corso dei secoli. Per raggiungerlo, i visitatori devono percorrere un sentiero nel bosco, che parte dalla strada provinciale, seguito da una scalinata: un tragitto che richiede circa venti minuti di cammino e che regala una sensazione di immersione nella natura selvaggia. Un percorso alternativo, denominato Sentiero dei Castellani, permette di arrivare alla struttura partendo dalla frazione Torre di Vobbia.

Negli anni, il sito ha subito diversi interventi di restauro, tra cui lavori straordinari eseguiti nel 2014, che hanno portato alla temporanea chiusura del castello al pubblico. Attualmente, il maniero è visitabile dall’interno durante i giorni festivi dal lunedì di Pasqua fino alla fine di ottobre, e, su prenotazione, è possibile organizzare visite guidate anche in altri periodi, grazie alla gestione dell’Ente Parco Antola.

Storia

L’origine del Castello della Pietra è avvolta nel mistero. Non esistono ancora documentazioni certe riguardanti la data esatta della sua edificazione. Tuttavia, si ipotizza che essa possa risalire attorno al 1100 d.C., o forse a un’epoca precedente. Il primo riferimento documentario si trova in atti del 1252, in cui si menziona il feudatario Opizzone della Pietra, il cui cognome derivava proprio dal forte legame della famiglia con la struttura, che già in quel periodo presentava molte delle caratteristiche architettoniche attuali. Nei celebri Annali dello storico Caffaro di Rustico da Caschifellone, si attesta che nel XIII secolo il castello era già una solida fortificazione, con una giurisdizione che si estendeva fino all’Alta Val Borbera, oltre il colle di San Fermo.

La proprietà del castello passò poi alla famiglia Spinola, una delle più potenti dinastie nobiliari genovesi, quando morì Guglielmo della Pietra. Nel 1518, il castello cadde nelle mani dei fratelli Antoniotto e Gerolamo Adorno, per volere testamentario di Tolomeo Spinola. Successivamente, il maniero divenne oggetto di diversi passaggi all’interno della stessa famiglia Adorno. Nel 1565, la proprietà giunse a Prospero Adorno, e nel 1575 passò a suo fratello Girolamo. Pochi anni dopo, tuttavia, nel 1579, il castello subì un’invasione da parte di bande di malviventi, ma Giorgio Centurione, incaricato dal Senato della Repubblica di Genova, lo riconquistò.

La decadenza

Un evento significativo si verificò nel 1620. All’epoca, infatti, l’imperatore Mattia d’Asburgo inserì il castello all’interno del feudo Pallavicino nella val Borbera. Esso perse, dunque, autonomia giurisdizionale, divenendo un’enclave dei grandi feudi dei Fieschi e degli Spinola. In questo periodo, il castello esercitava ancora il suo controllo su alcune località strategiche, come Torre di Vobbia, Pareto nella val Brevenna e Gordena nell’Alta Val Borbera. Con l’arrivo delle truppe francesi, guidate da Napoleone Bonaparte nel 1797, i Feudi Imperiali vennero aboliti e il castello fu abbandonato dall’ultimo castellano, Michele Bisio. Pochi anni dopo, il maniero venne incendiato, condannandolo a una progressiva rovina. Persino i cannoni furono sottratti e reimpiegati, dal vescovo di Tortona, per la creazione delle campane della chiesa di Santa Croce di Crocefieschi.

Dopo un lungo periodo di abbandono, la struttura, rimasta di proprietà della famiglia Botta Adorno fino al 1882, fu ceduta alla famiglia Cusani Visconti. Nel 1919, Luigi Riva Cusani vendette il castello a Giovanni Battista Beroldo di Vobbia. La famiglia Beroldo, poi, lo donò al Comune di Vobbia nel 1979.

Restauri

Negli anni successivi alla cessione al Comune, sono stati effettuati importanti interventi di restauro. Questi, voluti dalla provincia di Genova e dal Centro Studi Storici per l’Alta Valle Scrivia, hanno permesso il recupero di parti della struttura e la sua riapertura al pubblico nel 1994. Dal 2008, il castello è gestito dall’Ente Parco dell’Antola.

Struttura

Il Castello della Pietra si distingue per la sua particolare struttura architettonica. È composto da due corpi principali situati a diverse altezze. Si accede alla fortezza attraverso l’avancorpo, che è stato restaurato con una griglia metallica che ripristina i tre piani di calpestio originali. Da qui, i visitatori possono accedere al salone centrale.

Una delle caratteristiche più interessanti della fortezza è la cisterna scavata nella roccia, che garantiva l’approvvigionamento idrico del castello. Le acque piovane confluivano in canali scavati nella roccia fino a raggiungere la cisterna principale, situata ai piedi del torrione roccioso a ovest. Questo sistema di raccolta delle acque era essenziale per l’autonomia della fortezza durante i lunghi assedi.

 

Immagine di copertina ad opera di Davide Papalini – Wikipedia

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