Nel cuore montano del Lazio una città carica di memoria storica cela uno scrigno di arte e cultura. Ad Arcinazzo Romano sorge, infatti, la celebre villa dell’Imperatore Traiano, una delle figure più celebri ed emblematiche della classicità.
Le origini
Traiano nacque, 18 settembre del 53 nella città di Italica, nella provincia dell’Hispania Baetica, in una famiglia senatoria di origini italiche, la gens Ulpia. Sebbene la sua famiglia si fosse stabilita in Hispania Baetica, le sue radici affondavano profondamente nella tradizione romana. Il padre, Marco Ulpio Traiano, era nato anch’egli a Italica e aveva servito come senatore e militare di alto rango sotto l’imperatore Vespasiano. La gens Ulpia era quindi una famiglia di notevole prestigio, e Traiano ereditò da suo padre un patrimonio sia materiale che culturale che avrebbe poi messo a frutto nel corso della sua vita.
La carriera militare sotto i Flavi
La carriera militare e politica di Traiano ebbe inizio sotto la dinastia Flavia. Dopo aver ricoperto vari ruoli minori, divenne questore del tesoro senatoriale nel 78 e poi pretore all’inizio del regno di Domiziano, probabilmente nell’84 o nell’86/87. La sua abilità militare lo portò a essere nominato legatus legionis della legio VII Gemina, una delle legioni romane di stanza in Hispania. Fu durante questo periodo che dimostrò il suo valore come comandante, reprimendo la rivolta di Lucio Antonio Saturnino in Germania Superiore su ordine dell’imperatore Domiziano.
Per i suoi successi militari, Traiano fu ricompensato con il consolato nel 91, una posizione di grande prestigio che consolidò ulteriormente la sua reputazione a Roma. La sua carriera sotto Domiziano, tuttavia, non fu priva di difficoltà. L’allora imperatore era noto per la sua natura sospettosa e autocratica, e molti senatori, inclusi alcuni vicini a Traiano, caddero vittime delle sue punizioni. Nonostante ciò, Traiano riuscì a mantenere la fiducia del sovrano e a sopravvivere ai tumultuosi ultimi anni del suo regno.
L’ascesa sotto Nerva
Nel 96, l’assassinio di Domiziano portò al trono Marco Cocceio Nerva, un anziano senatore privo di discendenza diretta e di una solida base di potere. Nerva, consapevole della sua fragilità politica, decise di adottare Traiano come successore nel 97, un atto che fu accolto con grande favore sia dall’esercito che dal Senato. Questo evento segnò una svolta cruciale nella storia romana, poiché per la prima volta un provinciale, sebbene di origini italiche, veniva scelto come imperatore.
L’adozione di Traiano fu motivata non solo dalla sua popolarità tra i militari, ma anche dalla sua abilità come amministratore e comandante. Il nuovo imperatore riconobbe in lui il leader ideale per mantenere la stabilità dell’Impero e per difenderlo dalle minacce interne ed esterne. Il 28 gennaio del 98, alla morte di Nerva, Traiano assunse il trono senza incontrare alcuna opposizione, segno del rispetto di cui godeva.
Le prime riforme
Una volta divenuto imperatore, Traiano si dedicò a riformare l’amministrazione dell’Impero. Una delle sue prime preoccupazioni fu quella di migliorare la gestione delle finanze pubbliche e di ridurre la corruzione. Riorganizzò l’amministrazione provinciale, nominando governatori competenti e fedeli, e istituì un sistema di controllo rigoroso per garantire che i fondi pubblici fossero utilizzati in modo efficiente.
Dimostrò, inoltre, una notevole attenzione per il benessere dei cittadini romani. Tra le sue riforme più significative ci fu l’istituzione degli Alimenta, un sistema di assistenza per i bambini poveri che garantiva loro cibo e istruzione. Questa politica sociale non solo alleviò le sofferenze dei più deboli, ma contribuì anche a rafforzare il legame tra l’imperatore e il popolo.
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Le conquiste militari
Traiano è ricordato soprattutto per le sue conquiste militari, che ampliarono significativamente i confini dell’Impero. La più celebre di queste fu la campagna contro i Daci, un popolo che abitava l’odierna Romania. La Dacia, sotto il re Decebalo, rappresentava una minaccia costante per le province romane del Danubio, e Traiano decise di eliminarla definitivamente.
Nel 101, il sovrano lanciò la sua prima campagna dacica, attraversando il Danubio con un esercito ben equipaggiato e addestrato. Dopo una serie di sanguinosi scontri, i romani sconfissero i Daci e costrinsero Decebalo a chiedere la pace. La tregua fu, tuttavia, di breve durata, e nel 105 Traiano iniziò una seconda campagna che culminò con la cattura di Sarmizegetusa, la capitale dacica, e il suicidio di Decebalo. La Dacia fu annessa come provincia romana e colonizzata con veterani, portando ricchezza e risorse all’Impero, inclusi i suoi preziosi giacimenti d’oro.
L’Oriente
Oltre alle conquiste in Dacia, Traiano si concentrò sull’espansione a oriente. La sua attenzione si rivolse verso il regno dei Parti, una potenza che aveva a lungo minacciato i confini orientali dell’Impero. Nel 113, intraprese una campagna contro i Parti, con l’obiettivo di sottomettere l’intero regno e di stabilire un controllo diretto sull’area.
La campagna fu un successo iniziale. Il sovrano conquistò le città di Babilonia, Seleucia e Ctesifonte, annettendo l’Armenia e la Mesopotamia come province romane. Tuttavia, la resistenza partica, unita alle difficoltà logistiche di mantenere il controllo su un territorio così vasto e distante da Roma, rese difficile la completa sottomissione del regno. A dispetto delle difficoltà, la campagna partica di Traiano rappresentò l’apice dell’espansione territoriale romana, portando l’Impero alla sua massima estensione.
La successione
Alla fine del suo regno, Traiano ponderò attentamente la successione per garantire la continuità e la stabilità dell’Impero. La scelta di adottare Adriano, suo parente e fedele collaboratore, come successore fu una mossa strategica per garantire una transizione senza conflitti. Adriano, che avrebbe in seguito governato l’Impero con grande successo, proseguì molte delle politiche e delle riforme del suo predecessore, mantenendo il carattere di giustizia che lo contraddistinse.
Traiano morì il 7 agosto 117, lasciando un Impero esteso e prospero, ma anche segnato da sfide e difficoltà. La sua eredità fu quella di un sovrano che riuscì a combinare abilità militare, saggezza politica e un sincero impegno per il bene dell’Impero, che raggiunse allora una delle sue vette più alte in termini di estensione e prosperità.