Jules Brunet, “l’ultimo samurai”

Jules Brunet fu un ufficiale militare francese noto principalmente per aver preso servizio durante la Guerra Boshin presso lo shogunato Tokagawa in Giappone. Giunto nel paese con la missione francese del 1867 come istruttore di artiglieria, egli non volle lasciare il Giappone dopo la sconfitta dello shōgun. Svolse, poi, un ruolo di spicco nella Repubblica separatista di Ezo, lottando in prima persona contro la Restaurazione Meiji. Sedata la ribellione, Brunet rientrò in patria, combattendo nella Guerra Franco-Prussiana. Ben presto venne investito del grado di generale di divisione e prese servizio nel Ministero della Guerra.

Giovinezza

Jules nacque a Belfort, nella Francia orientale, il 2 gennaio del 1838. La sua carriera militare ebbe inizio sin dalla gioventù, quando, nel 1855, entrò nella scuola di Saint-Cyr. Appena due anni dopo si trasferì all’École Polytechnique. Successivamente si unì all’artiglieria e completò la sua formazione nella scuola di artiglieria di Metz, laureandosi nel 1861. Servì durante l’invasione francese del Messico e si distinse, con valore, durante l’assedio di Puebla del 1863, quando conquistò l’Ordine della Legion d’Onore.

Giappone

Quando, nel 1866, il governo francese decise di inviare dei consiglieri militari in Giappone la scelta ricadde anche su Brunet. Egli aveva allora appena 28 anni e divenne, quindi, uno degli ufficiali più giovani del gruppo in missione. Questa, composta da quindici membri, incluso il capitano Charles Chanoine, partì nel novembre del 1866 a bordo della Péluse, giungendo a destinazione due mesi dopo, nel gennaio del 1867. Il giovane Brunet, divenuto capitano nell’agosto, addestrò le truppe nipponiche dello shōgun per circa un anno. Il sovrano giapponese, tuttavia, fu destituito, nel 1868, e il governo cadde nuovamente nelle mani dell’imperatore Meiji.

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Guerra Boshin e Repubblica di Ezo

Terminato il servizio, nel settembre del 1868, la missione francese fu invitata a tornare in patria. Jules Brunet decise, invece, di rimanere fedele allo shōgun e assistere l’Ōuetsu Reppan Dōmei, l’Alleanza del Nord. Si unì ufficialmente alla flotta dello shogunato a Shinagawa dopo aver rinunciato alla commissione nell’esercito francese, il 4 ottobre dello stesso anno.

Egli, dunque, partecipò attivamente alla Guerra Boshin, combattendo numerose battaglie. In seguito alla sconfitta dello shōgun fuggì a Edo, attuale Tokyo, con l’ammiraglio Enomoto Takeaki. Alla caduta della città si rifugiarono in Hokkaidō, conquistando Hakodate e instaurando la Repubblica di Ezo, della quale Brunet divenne, de facto, Ministro degli Affari Esteri.

L’anno successivo, nel 1869, giunse la sconfitta definitiva. Le truppe Ezo furono sbaragliate, nel giugno, da quelle imperiali.

Ritorno in Francia

I consiglieri francesi rimasti in Giappone, compreso Brunet, furono evacuati dall’isola di Hokkaidō e condotti, in arresto, a Yokohama, per ordine del nuovo plenipotenziario francese nel paese, Maxime d’Outrey. Viaggiarono, poi, verso Saigon e, infine, tornarono in patria. A dispetto della richiesta nipponica per una severa punizione nei confronti di Brunet, egli, in Francia, ricevette solo una sospensione di sei mesi. Nel 1870, infatti, rientrò ufficialmente in servizio nell’esercito nazionale e combatté nel conflitto Franco-Prussiano, cadendo prigioniero durante l’assedio di Metz.

Negli anni successivi egli giocò un ruolo cardine nella repressione del Comune di Parigi, come membro dell’esercito di Versailles. Divenne, poi, generale di brigata sul finire del 1891 e, sette anni dopo, nel 1898, generale di divisione. Nel 1903 si ritirò, volontariamente, nella riserva dell’esercito e morì, nel 1911, a Fontenay-sous-Bois.

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Riabilitazione in Giappone

Prima di terminare la sua carriera Brunet ricevette, grazie all’ammiraglio Enomoto, suo ex alleato e ormai Ministro della Marina Imperiale, il perdono del governo giapponese. Nel 1881 e nel 1885 ebbe, persino, l’Ordine del Sol Levante e, nel 1895 giunse l’Ordine del Tesoro Sacro.

Nel tempo la sua figura ha ispirato scrittori e artisti, sino a comparire protagonista persino in un film del 2003, per la regia di Edward Zwick, dal titolo “L’ultimo Samurai”.

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