Il pontefice che cedette l’antica Ponza. Ascesa e declino di Alessandro III
Nel cuore del lussureggiante paesaggio montano laziale sorge Arcinazzo Romano, un borgo dalla lunga vicenda storica. La prima citazione dell’antica Ponza, infatti, risale al 720 d.C., con l’attestazione di vendita della Massa Pontiana al titulus di Sant’Eustachio in Roma. Nel 1087, poi, il castello di Ponza, sino a quel momento sotto il controllo dell’abbazia di Subiaco, cadde nelle mani di un signore locale, noto come Ildebrando. Fu, tuttavia, qualche decennio dopo che le sorti della città ebbero un radicale mutamento. Nel 1176, infatti, il borgo confluì nei possedimenti dell’abbazia di Subiaco, per volere di Alessandro III, uno dei pontefici più emblematici dell’antica cristianità.
Giovinezza
Rolando Bandinelli, questo il nome del futuro pontefice, nacque a Siena intorno al 1100, figlio del ricco Ranuccio Bandinelli. Egli trascorse la giovinezza nella fervida città toscana, sino al trasferimento a Bologna, dove frequentò la neonata università, completando gli studi in diritto canonico. Per molto tempo, a tal proposito, il Bandinelli è stato identificato con il celebre canonista bolognese magister Rolandus. Recenti studi hanno, tuttavia, smentito il dato.
Rolando divenne ben presto canonico regolare a Pisa e, nel 1150, venne nominato cardinale diacono dei SS. Cosma e Damiano nella chiesa di San Giovanni in Laterano, dal pontefice Eugenio III. Pochi anni dopo, nel 1153, divenne cancelliere della Chiesa di Roma e nel 1157 ricevette un primo, cruciale, incarico politico. Dovette, infatti, partire in direzione di Besançon per discutere con Federico Barbarossa del rilascio del vescovo Esquilino di Lund, derubato e imprigionato dalle forze imperiali nel suo ritorno a Roma.
Pontificato
Il 7 settembre 1159, alla morte del pontefice Adriano IV, Rolando Bandinelli giunse al trono di Pietro, scelto dalla maggioranza dei cardinali riuniti in conclave. Una minoranza di alti prelati elesse, in contemporanea, un antipapa, Ottaviano dei Crescenzi Ottaviani, noto come Vittore IV.
Il suo mandato fu carico, sin da subito, di controversie e travagli. Egli venne cacciato dal popolo romano, desideroso che la Città Eterna divenisse un libero comune, e fuggì nel basso Lazio. La consacrazione al soglio avvenne lontano dagli ambienti vaticani, a Ninfa, l’anno successivo all’effettiva elezione. Il suo primo atto politico fu la scomunica diretta dell’imperatore e di Vittore IV, decidendo, poi, di spostarsi in Francia, dal 1162, sino al novembre del 1165. Al periodo francese ne fece seguito uno sull’Isola di Gallinara di Albenga. Lì ricevette la protezione dei monaci benedettini, con i quali si sdebitò concedendo loro l’autonomia e la protezione della Santa Sede. Nel 1167 ricominciò a viaggiare per l’Italia, recandosi a Gaeta, Benevento, Anagni e Venezia.
Per contrastare l’alleanza dell’antipapa Vittore IV e dei suoi successori con l’impero, Alessandro strinse accordi con i Comuni, opposti a Federico Barbarossa. Il sovrano, infatti, siglando gli Accordi di Worms nel 1122 aveva instaurato una politica interventista sia sulle autonomie locali, sia sulla Chiesa. La sconfitta dell’imperatore arrivò nel 1176 con la battaglia di Legnano e la successiva Pace di Venezia, dell’anno successivo, quando avvenne la riconciliazione con il pontefice. Il Barbarossa si sottomise ad Alessandro III, il quale revocò la scomunica.
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Ritorno a Roma e caduta
Il pontefice fece ritorno nella Città Eterna nel 1178 e poco dopo diede vita al terzo concilio Lateranense, nel tentativo di migliorare l’istituzione ecclesiastica. Decretò che il soglio potesse essere raggiunto soltanto previo il voto positivo di almeno due terzi dei cardinali riuniti in conclave, introducendo per la prima volta un’elezione secondo il principio di maggioranza. Al contempo mise fuorilegge gli albigesi, si pose in aperta opposizione con il sovrano inglese Enrico II sul caso di Tommaso Becket e confermò l’indipendenza del regno di Portogallo, con la bolla Manifestis Probatum.
Con un ennesimo atto di forza promosse la superiorità dell’autorità papale sulla cristianità e sull’imperatore, come in passato aveva fatto il predecessore Gregorio VII.
Alla chiusura del concilio Lateranense il pontefice fu nuovamente cacciato dalla città di Roma, a favore dell’antipapa Innocenzo III, di cui egli riuscì ad ottenere la destituzione nel 1180. Morì, lontano dal cuore della cristianità, a Civita Castellana nell’agosto del 1181.