Perché si dice rimanere in braghe di tela?

Alcuni fra i più popolari detti italiani celano lunghe tradizioni storiche. Da secoli, è comune l’espressione “Rimanere in braghe di tela”, a indicare una sopraggiunta rovina economica.

Agli albori del XIII secolo, a Padova, era in uso condannare al carcere perpetuo senza possibilità di appello chiunque non pagasse i propri debiti. In alternativa la pena sarebbe stata la tortura del tratto di corda. Nel 1231, poi, Antonio da Padova, che sarebbe divenuto in seguito protettore della città, poco prima di morire, presenziò di fronte al Consiglio Maggiore per proporre che le condanne per gli insolventi fossero commutate in pubbliche espiazioni. La richiesta venne accettata e nel 1260 venne imposto che i colpevoli si sarebbero seduti, in pubblica piazza, sulla Pietra del vituperio, indossando solo le brache. Da qui l’espressione. Essi avrebbero battuto violentemente le natiche sulla pietra per tre volte, ripetendo l’espressione “Cedo bonis”, prima di lasciare la città.

La messa della berlina sarebbe avvenuta nella sala del Consiglio Maggiore del Palazzo della Ragione, dove era posta la temuta pietra.

Tornare in città, trasgredendo alla pena, avrebbe comportato il ripetersi del rito di espiazione, con l’aggiunta di tre secchi d’acqua lanciati sul malcapitato.

 

L’immagine di copertina è opera di Graeme Churchard

Condividi