Doha, una città giovane
Nel cuore del Golfo Persico troneggia una maestosa città del Qatar, di cui è anche la capitale. Doha, con i suoi più di 2milioni di abitanti (nel 2018) costituisce il centro più grande e popoloso dello stato, ospitandone circa il 60% dei cittadini. Qui, oltre ad avere sede il governo centrale, è stata edificata una grande città universitaria. Si tratta di Education City, luogo nel quale negli anni hanno stabilito sedi molti istituti universitari e di ricerca. La sua fondazione risale al 2003, con un progetto firmato dal celebre architetto nipponico Arata Isozaki.
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La storia di Doha è relativamente recente. Fondata nel 1825 come Al Bida, nello stesso anno subì le dure conseguenze della guerra scoppiata fra Qatar e Bahrain. In continua espansione venne accresciuta, poco meno di sessant’anni dopo, nel 1882, con la creazione di una vera e propria fortezza, chiamata Waibah. La sua fortuna giunse, tuttavia, solo con il 1916, quando divenne capitale del protettorato del Qatar e ancor più nel 1971, con l’assunzione a capitale dello stato, in seguito all’ottenuta indipendenza.
Fra le sue vie, ad oggi meta di abbondante turismo, troneggiano alcuni dei luoghi di interesse principali dell’intero Paese. Esemplificativo è il caso del Museo di arte islamica, che conserva nelle proprie sale un patrimonio culturale di notevole interesse. La struttura, progettata dall’architetto cinese naturalizzato americano Ieoh Ming Pei, costituisce la cornice per numerose opere di origine spagnola, asiatica e indiana, realizzate fra il VII e il XIX secolo.
Il Libro dei Segreti
Oltre alle opere sopracitate nel museo è presente anche una mostra permanente dedicata al manoscritto Kitāb al-Asrār fī natā’ij al-afkār (Il Libro dei Segreti risultanti dai pensieri). Il testo è un vero e proprio trattato di scienza e tecnica. Al suo interno l’autore, Ibn Khalaf al-Murandi, descrive ben trentuno automi meccanici di sopraffino ingegno, di cui ventinove sono di sua totale invenzione. I marchingegni di dividono in ventuno orologi e dieci fra teatri meccanici e strumenti da guerra.

Le macchine risultano estremamente innovative per l’epoca. Presuppongono, infatti, lo sfruttamento di meccanismi molto evoluti, come sistemi di ingranaggi ad alta complessità, rotismi epicicloidali e convertitori di moto rotatorio e traslatorio.
La trasmissione del contenuto è avvenuta per via scrittoria. Il testo è giunto a noi attraverso una copia manoscritta vergata a Toledo nel 1266 e attualmente conservata nelle sale della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.
Nonostante il codice fosse largamente conosciuto da secoli e altrettanto descritto, il suo studio ha per lungo tempo dovuto affrontare molteplici criticità. Prima fra tutte la condizione di estremo degradamento delle pagine e in secondo luogo la complessità tecnica e linguistica del testo in sé. Solo nel 2008 è stata eseguita, grazie al mecenatismo di un emiro, l’esegesi. L’analisi è stata compiuta dal centro studi Leonardo3, conducendo sia alla traduzione in italiano, inglese e francese sia alla definitiva trascrizione in arabo.
Al termine del lavoro è stato ancor più chiaro di quanto non fosse già in passato l’immenso valore per la storia della scienza e della tecnica. Il testo avrebbe, persino, permesso la retrodatazione di sofisticati meccanismi alla metà dell’Anno Mille.
Attualmente al Museo di arte islamica di Doha sono esposti, nel contesto di una mostra a fruizione interattiva, due modelli fisici di macchinari descritti dall’autore.
Città dalla spiccata vocazione all’espansione e alla crescita, Doha in poco meno di due secoli è giunta a essere, da una base iniziale devoluta principalmente alla pesca ittica e di ostriche, un centro di estrema importanza per l’economia mondiale.
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