Cagliostro, truffatore, alchimista, avventuriero ed esoterista
Figura emblematica e a tratti ammantata di mistero, Cagliostro ha affascinato per secoli l’immaginario collettivo, offrendo lo spaccato di un mondo pseudo scientifico pre-rivoluzionario.
La vita
Cagliostro, vero nome di Giuseppe Balsamo, nacque in Sicilia nel giugno del 1743, da una famiglia di commercianti di stoffe palermitani. La sua infanzia fu complessa. Rimasto presto senza il padre fu accolto nell’Istituto per orfani di San Rocco, dove ebbe la possibilità di studiare sotto la supervisione degli Scolopi. Da lì riuscì più volte a scappare e per questo motivo fu trasferito, nel 1756, nel convento Fatebenefratelli a Caltagirone nel quale si dedicò allo studio delle erbe medicinali e della loro applicazione alla medicina.

Trasferitosi a Palermo si dedicò al disegno, ma anche ad una vita scapestrata e dissoluta, dalla quale fuggì alla volta di Roma. Lì, nel 1768, convolò a nozze con Lorenza Serafina Feliciani, analfabeta figlia di un fonditore di bronzo, che divenne complice in molti suoi affaccendamenti. Il matrimonio non fu l’unico evento che cambiò radicalmente la vita di Cagliostro. Il giovane, infatti, nella Capitale intraprese una florida carriera di falsario di documenti, diplomi e sigilli, presentandosi spesso con attributi nobiliari e onorifici di cui non aveva alcuna proprietà. L’attività gli costerà una denuncia da parte di un complice e la necessità di lasciare la capitale.
I frequenti viaggi
Negli anni immediatamente successivi trascorse il tempo scappando da una città all’altra, d’Italia e d’Europa. Nel 1773, finalmente, riuscì a stabilirsi a Napoli e lì visse, per due anni, sotto falso nome. Era, infatti, conosciuto come marchese Pellegrino. Qui sembra che abbia intrattenuto stretti rapporti con Raimondo di Sangro, principe di Sansevero e Luigi d’Aquino, rampollo di una delle più importanti famiglie nobili partenopee del tempo.
Anche questa avventura durò ben poco, nel 1776 si trasferì a Londra, acquisendo l’identità di conte Alessandro di Cagliostro. Nella capitale britannica l’uomo conquisto una larga fama come chimico, medico, ma anche come mago e persino profeta. Si iscrisse alla loggia massonica francofona L’Espérance, con sede nel quartiere londinese di Soho.
I suoi viaggi lo condussero, negli anni, persino in Russia, dalla quale fu cacciato nel 1780, a Varsavia e Strasburgo, dove ebbe occasione di stupire un largo pubblico trasformando in oro i metalli e spacciandosi per taumaturgo, in cambio di lauti compensi da parte di ricchi pazienti.
Lo scandalo della collana
Nel 1785 giunse a Parigi con la moglie Lorenza, che affascinò i salotti cittadini sotto l’identità della bella Serafina. Nella città francese Cagliostro colmò il grande vuoto creato dalla partenza di Mesmer ed assistette alla grande fortuna che ebbe il rito della massoneria egiziana da lui ideato. In Francia ebbe anche inizio la fine del suo grande mito. Il primo atto della disfatta fu il celebre scandalo della collana.
Nel 1774 il gioielliere di corte Bohemer realizzò un gioiello dal valore inestimabile, offerto alla regina Maria Antonietta, che rifiutò l’acquisto. Fu allora che due truffatori, il conte e la contessa de La Motte decisero di ordire una truffa ai danni del cardinale de Rohan. Al religioso fu fatto credere che la sovrana desiderasse ardentemente l’oggetto e ciò scatenò la sua reazione, essendo l’uomo ancora influenzato dagli effetti terribili di una gaffe da lui compiuta con la madre della regina. Convinto che donare il gioiello a Maria Antonietta potesse recuperare la situazione si fece garante presso l’artigiano. Il gioiello fu, dunque, consegnato al cardinale e finì presto nelle mani del conte, il quale tentò di vederlo, a pezzi, in Inghilterra. Scoperta la truffa i colpevoli vennero arrestati e la contessa, nel tentativo di liberarsi della colpa indicò Cagliostro come mente architetta del misfatto. L’accusa condusse alla cattura e alla segregazione sua e della moglie alla Bastiglia.
Assoluzione e fuga
L’alchimista riuscì a provare la sua innocenza, riconosciutagli dal Parlamento il 31 maggio del 1786, ma dovette tuttavia lasciare in gran fretta Parigi e addirittura la Francia, a causa di una lettre de cachet firmata dal re in persona. Tornò Londra, in fuga, mentre sul Courier de l’Europe del 1° settembre del 1786 il giornalista francese Théveneau de Morande ne rivelava il tumultuoso passato. A queste illazioni Cagliostro rispose con una piccata lettera dal titolo Lettera del conte di Cagliostro al popolo inglese per servire in seguito alle sue memorie, nella quale ammetteva di non essere conte, marchese e capitano, ma non rivelava quale fosse la sua reale identità, dovuta necessariamente celare. La lettera fu inutile, il favore di cui l’uomo godeva nel Regno stava ormai lentamente svanendo e si trovò isolato. Dalla capitale si trasferì ad Hammersmith, nel marzo 1787, dove un semplice allievo riuscì a smascherare la truffa della trasmutazione del metallo in oro. Il giovane sostituì il metallo che avrebbe dovuto essere oggetto dell’esperimento con del tabacco e la trasmutazione avvenne comunque.
Ebbe inizio un lungo periodo di peregrinazioni, inframezzate da una breve sosta a Trento, durante la quale Cagliostro riuscì a farsi raccomandare dal principe vescovo Pier Virgilio Thun affinché potesse fare rientro a Roma.
Il definitivo declino
Nella città eterna finirà la straordinaria e mirabolante vicenda della sua vita. Non riuscendo a lavorare come medico tentò, nel 1789, di fondare una nuova loggia massonica di rito egiziano, durante una riunione a Villa Malta. Qualche mese dopo, sul finire di dicembre, venne arrestato e recluso a Castel S. Angelo. Accusato persino dalla moglie, desiderosa di sgravarsi dai peccati, fu condannato a morte per eresia. Grazie al papa riuscì a non salire sul capestro, ma trascorse tutta la sua vita in carcere, nella fortezza di San Leo, dove morì fra digiuni e penitenze e dopo aver rifiutato i sacramenti. Il 26 agosto 1795 si spense l’uomo che con il suo formidabile ingegno ha ingannato l’Europa intera.
La figura controversa e misteriosa di questo studioso settecentesco ha occupato per lungo tempo l’opinione pubblica, attraendo masse di curiosi e bisognosi. A partire da chi voleva usufruire delle sue cure magiche e miracolose sino a chi era affascinato dalle sue predizioni. Molte furono le storie che nacquero dalle sue opere e persino dalla sua morte. Si diffuse la voce che potesse, addirittura, aver assassinato il suo confessore. A questo si lega anche la leggenda della sua immortalità. Cagliostro, dopo aver compiuto l’omicidio in carcere, avrebbe indossato le vesti del sacerdote, fuggendo. Tempo dopo sarebbe divenuto immortale, probabilmente grazie alla sua scoperta dell’elisir di lunga vita.
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