25 maggio 1944: una ferita ancora aperta a Subiaco

In tutte le guerre, il costo di vite umane è altissimo e a morire non sono solo i soldati, ma, come abbiamo compreso a nostre spese, sono spesso i civili a perdere la vita. Ne è un esempio la Seconda Guerra mondiale, durante quale la persecuzione ebraica e i bombardamenti hanno mietuto tantissime vittime, distruggendo famiglie intere e cambiando per chi sopravviveva, l’intera esistenza.

25 maggio 1944: una ferita ancora aperta a Subiaco

Come purtroppo sappiamo, anche l’Italia non è stata immune da bombardamenti, raid e mitragliate sia da una parte sia dell’altra. Basti pensare alla strage scellerata di Sant’Anna di Stazzema o al bombardamento di Monte Cassino. Il 25 maggio del 1944 fu colpito anche il borgo storico di Subiaco, il quale fu quasi raso al suolo dai bombardamenti dell’esercito alleato. Non è difficile dunque comprendere come questo sia ancora una ferita aperta che stenta a rimarginarsi.

Lo scopo degli Alleati era quello di rallentare, o fermare del tutto, la ritirata dell’esercito tedesco, il quale stava appunto risalendo la Penisola. L’attacco più massiccio avvenne, dunque, alla fine di maggio, ma le avvisaglie di quello che stava per accadere iniziarono molto prima. Già il 13 marzo, gli Alleati avevano sparato nella località di Cagnano, nei dintorni di Subiaco. Ancora circa un mese dopo, il 16 aprile, fecero un raid aereo nella zona di Sant’Angelo. Si fermarono per circa un mese, perché il 14 maggio distrussero la via tra Affile e Subiaco; una via di importanza strategica  perché serviva per portare rifornimento di cibo e armi.

Subiaco, dopo i bombardamenti.

Era evidente che l’obiettivo fosse anche quello di interrompere ogni strada o via di comunicazione, rompendo così anche il passaggio di informazioni tra le varie truppe dell’esercito tedesco. Ed è per questo motivo che, qualche giorno prima del fatidico giorno, fecero saltare in aria il ponte di San Mauro. In questo modo, non eliminarono solo il passaggio di informazioni, ma danneggiarono anche il nemico anche negli spostamenti.

Si può pensare ora che tutti questi attacchi fossero avvisaglie di quello che stava per accadere. Il 23 maggio, infatti,  gli alleati attaccarono il Monastero di Santa Scolastica, in quel momento adibito a ospedale, il quale riportava anche la croce rossa sul tetto che doveva evitargli l’attacco, almeno in teoria.

Le macerie dopo i raid

Due giorni dopo, la mattina del 25 maggio, gli aerei si alzarono e iniziarono a gettare bombe su Subiaco, distruggendolo quasi completamente. L’attacco perpetuò anche per i giorni successivi, durante i quali colpirono le zone periferiche. Si fermarono solo il 28 maggio, dopo che degli aerei ricognitori avevano mitragliato ciò che restava di Subiaco. La perdita di vite umane ebbe un costo straziante. Chi riuscì a sopravvivere, doveva fare i conti con il dolore lancinante di aver perso i propri cari. Sembrava che però il peggio fosse passato, ma il primo giugno e, poi ancora il 2 giugno, si abbatté un altro violento attacco sul centro di Subiaco che distrusse anche le macerie dei giorni precedenti.

Le guerre portano sempre violenza e morte da entrambe le parti in causa e anche in questi giorni non mancò la devastazione. Il 28 maggio, infatti, dopo l’assassinio di un soldato tedesco, l’esercito nazista operò una massiccia e cruenta rappresaglia, uccidendo quindici civili.

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