Violet Gibson, la donna che voleva uccidere Mussolini

Violet Albinia Gibson nacque il 30 agosto del 1876 a Dublino ed è conosciuta ancora oggi per aver attentato la vita al Duce. Figlia del Barone di Ashbourne e Lord cancelliere d’Irlanda, Edward Gibson, crebbe in una famiglia della nobiltà irlandese, dove sicuramente gli agi non mancarono. Soprattutto però il padre gli trasmise la passione per la teosofia, ossia un insieme di dottrine esoteriche; se da un primo momento, Violet ne sembrava ammaliata, nel corso degli anni la turbarono tanto da abbandonarle per convertirsi al cattolicesimo. Educata a fare da moglie e madre, la inserirono in società attraverso il ballo di corte davanti alla regina Vittoria.

Violet Gibson, la donna che voleva uccidere Mussolini

Lo stile di vita britannico non si fece mai al caso suo, non si rispecchiò mai negli ideali politici e sociali del suo paese, tanto che fu schedata dalla Scotland Yard per essere diventata pacifista e manifestare contro la guerra. Sebbene la passione per la vita non le mancasse, la sua salute non era delle migliori: Violet, infatti, soffrì per tutta la vita di crisi nervose che la debilitavano nel fisico e nello spirito, tanto da essere ricoverata nel 1922 in un istituto psichiatrico, dove restò per due anni. Nel 1925, dopo un tentativo di suicidio, si trasferì in Italia, a Roma.

Mussolini dopo l’attentato. Wikipedia.

L’anno successivo ( 1926), Violet attentò la vita a Mussolini. I contorni della vicenda rimasero sempre poco chiari. Sappiamo con certezza che mercoledì 7 aprile, il Duce stava uscendo da Campidoglio, dopo aver inaugurato un congresso di chirurgia, quando Violet cercò di sparargli. Il colpo però lo sfiorò soltanto sul naso, lasciandogli una lieve abrasione. Dopo lo sparo, la polizia subito fermò Violet che rischiava di essere linciata dalla folla, accorsa per salutare Mussolini e la condusse in questura. I chirurghi presenti accorsero subito per accertarsi delle  condizioni di salute del Duce.

La espulsero il giorno seguente dall’Italia e mandata in Inghilterra, dove fu nuovamente ricoverata in manicomio. Questa volta però ci trascorse tutto il resto della sua vita. Morì infatti al St. Andrew’s Hospital ( Horthampton) nel 1956.

Scheda segnaletica dopo l’arresto. Wikipedia.

Non si conoscono ancora oggi chi e quanti individui ci fossero dietro il gesto di Violet e anche all’epoca tutto fu molto nebuloso, tanto che Mussolini inviò Guido Leto ( funzionario della polizia fascista) a Dublino per indagare su Violet. Lì, Leto scovò una vecchia governante della famiglia Gibson, la quale gli confermò che la giovane avesse sempre sofferto di crisi nervose, tanto da aggredire un’amica.

La faccenda però si concluse qui.  All’epoca, infatti, le voci erano moltissime, come quella di un giornalista inglese che l’avrebbe vista in Libia durante una visita di Mussolini e, secondo il quale, egli ci avrebbe anche parlato.

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