La rivoluzione scientifica del medico di Subiaco: Arnaldo Angelucci

A Subiaco, antico borgo laziale, non mancano certo le personalità; basti pensare alla famiglia Borgia che qui ebbe tra le sue più note residenze e in particolare a Lucrezia, la chiacchierata figlia di Rodrigo, che nacque proprio qui. O ancora, a San Benedetto che trascorse a Subiaco il suo ritiro religioso, di cui oggi rimane il maestoso Monastero. Le personalità, però, di Subiaco non si limitano alla storia, all’arte e alla religione, ma tra i suoi abitanti nativi può vantare anche un illustre medico: il Dottor Arnaldo Angelucci, cui è intitolato l’ospedale locale.

Ritratto del dottore
La rivoluzione scientifica del medico di Subiaco: Arnaldo Angelucci

È da poco trascorso l’anniversario della sua nascita; egli, infatti, nacque a Subiaco il 15 aprile del 1854. Nel borgo laziale, trascorse la sua infanzia e giovinezza, fin quando non si spostò a Roma per frequentare la facoltà di medicina presso l’Università, dove si laureò nel 1875.  Durante i corsi universitari ebbe modo così di entrare a contatto con l’ambiente medico, in un momento in cui la medicina stava compiendo i primi progressi nella comprensione, e quindi terapia, di varie malattie. Ed è proprio alla facoltà di medicina che ebbe modo di diventare allievo di Franz Christian Boll, celebre fisiologo originario della Germania e naturalizzato italiano che scoprì la proteina rodopsina, tra le principali della retina umana.

Il fiosilogo Boll. Wikipedia.

È quindi immaginabile quanto gli insegnamenti di Boll abbiano influenzato il neo medico sublacense, tanto che i primi studi riguardarono, infatti, la funzione retinica, da cui scaturì anche una pubblicazione, la quale descriveva i movimenti del pigmento dell’occhio. Questa prima pubblicazione ( Ricerche istologiche sull’epitelio dei vertebrati) fu solo l’inizio della sua carriera; da qui, Angelucci riprese gli studi del suo mentore e approfondì la struttura, il funzionamento e la composizione dell’uvea: uno strato pigmentoso dell’occhio.

Gli studi sull’occhio

Fu quindi un notevole passo avanti nella sua comprensione. Angelucci dimostrò i cambiamenti morfologici e fisici della retina quando sottoposta a uno stimolo luminoso e comprese che erano collegati al sistema nervoso centrale; una reale rivoluzione nel campo dell’oculista, tanto che queste scoperte lo portarono addirittura a Londra, dove, nel 1881, intervenne al convegno mondiale di oculistica. Durante il suo intervento, riportava come la patologia del glaucoma fosse legata a un’alternazione vascolare della retina. La sua fama così non poté che accrescere: in molte occasioni si recò all’estero per parlare dei suoi studi. Inoltre la Société francaise d’ophyalmologie, accademia di oculistica francese, lo elesse membro onorario e dove scrisse il capitolo di fisiologia oculare per l’enciclopedia medica. Solo nel 1905, tornò in Italia e precisamente a Napoli, dove l’Università gli assegnò la direzione della prima clinica oculista; una clinica medica e universitaria, nella quale fu insegnante fino al 1929.

In questi anni, il mondo fu travolto dal Primo conflitto bellico e anche in quest’occasione, il dottore non si tirò indietro: dal 1915 al 1918 si dedicò alla cura dei feriti di guerra, recandosi direttamente al fronte, dove, tra l’altro, rimase ferito.  Con la fine del conflitto, riprese i suoi studi, concentrandosi però sul tracoma ( un’infezione batterica dell’occhio) e comprese che questa patologia era causata dal Chlamdya Trachomatis.

Il suo approccio consisteva non solo nel trattamento del problema scientifico ma anche nell’approccio sociale della patologia. Egli sapeva benissimo che i problemi oculistici avevano anche una ripercussione sulla vita dei pazienti.  Proprio in virtù di questo, fondò una scuola-sanatorio annessa alla clinica, dove potevano essere ricoverati i con patologie oculiste. Ritiratosi nel 1929, morì a Napoli quattro anni dopo, nel 1933. Nel suo testamento non dimenticò però la sua Subiaco; donò, infatti, cinquecentomila lire per costruire qui un ospedale, dedicato al figlio Alessandro, morto giovanissimo. Oggi, questo primo complesso era dov’è la biblioteca, invece l’ospedale porta il nome del dottor. Angelucci.

 

 

 

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