Il gatto nell’antichità

Il gatto è presente nella maggior parte delle nostre case; animale fedele, ci allieta le giornate con le sue fusa e coccole. La sua storia è molto antica.

Mosaico di un gatto a Pompei. Foto di Massimo Finizio. Wikipedia.

Come la maggior parte di noi, saprà che nell’antico Egitto erano considerati sacri. Chiamati Mau, incarnavano la Dea Bastet, divinità della fecondità e dell’amore materno, tanto che gli archeologici hanno scoperto molte mummie di gatti che appunto dimostrano la venerazione degli egiziani verso la Dea della maternità.

Il Sarcofago di un gatto egizio. Foto di Larazoni. Wikipedia.

Al contrario di come si possa credere, in Grecia non erano molto diffusi, erano più comuni le donnole. Furono infatti i fenici a introdurli nell’antica Grecia, portandoli dall’Egitto. La diffusione non fu immediata, ci vollero alcuni anni ma poi il gatto divenne comune anche in questo antico popolo, tanto che Aristofane cita un mercato di gatti ad Atene.

I romani invece avevano una passione molto profonda per i gatti: dapprima furono addomesticati dalle classi benestanti e poi l’usanza si diffuse anche alle classi meno abbienti fino a diffondersi in tutto l’Impero. Ed è proprio per l’usanza romana che il gatto riuscì a proliferare in tutta Europa, arrivando oggi nelle nostre case.

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