Accenni alla codicologia: lo studio dei manoscritti

Oggi abbiamo disposizione volumi di ogni genere e di uno stesso libro, abbiamo anche edizioni diverse; questo accadde soprattutto per quelle opere considerate “classiche”. È invece importante soffermarsi come abbiamo fatto testi antichi a giungere fino ai nostri tempi. La questione è d’importanza primaria, tanto che esiste una disciplina che, tra i vari oggetti di studio, ha anche la trasmissione dei testi, ossia la codicologia ( ramo della filologia antica).

Quest’interessante disciplina ha come focus il manoscritto. In termini generici indica un qualsiasi testo scritto a mano. In filologia, però, si riferisce a un volume cartaceo o pergamenaceo ( in pergamena) scritto. È detto codice ( dal latino codex), all’interno del quale sono raccolti, frequentemente attraverso la legatura, più fascicoli di carta o pergamena, a cui sono aggiunti fogli all’inizio o alla fine come una sorta di protezione, del nucleo centrale.

I codici hanno permesso che ci arrivassero opere di inestimabile valore culturale e intellettuale, grazie anche al lavoro che era svolto negli scriptoria dei conventi, i quali divennero per tutto il Medioevo il centro della produzione culturale dell’Occidente.  Il lavoro del copista era considerato una vera professione. Essa richiedeva precise abilità come l’arte di realizzare uno stile grafico preciso o impaginare il foglio manoscritto.

Manoscritto medievale. Wikipedia.

Esistono come si può immaginare diversi tipi di codex. Da quello idiografo che non è scritto direttamente dall’autore ma è realizzato sotto la sua supervisione a quello miscellaneo che riunisce al suo interno testi diversi. Oggi, grazie al studio di questi è possibile, oltre che immergersi nelle opere passate, anche capire la storia di un manoscritto; non era infrequente, infatti, che i codex passassero di mano in mano, e quindi di scriptorio in scriptorio, dove ogni copista dava il suo contributo.

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