La Villa Mondragone: residenza estiva dei Pontefici

Monte Porzio Catone, comune in provincia di Roma, vanta origini antichissime, tanto che si trova già menzionato agli inizi degli anni Mille. È quindi evidente che, passeggiando per le vie del centro, e non solo, è possibile ammirare edifici degni di nota che possono trasportare in un passato, forse lontano dal nostro tempo, ma non del tutto dimenticato; strutture civili e religiose sono, infatti, frequentemente esempi di arte e architettura e, nel contempo, raccontano la Storia di quel luogo. È il caso di Villa Mondragone a Monte Porzio Catone. Foto 1: didascalia: Foto di  Croberto68. Wikipedia. Villa Mondragone è una delle dodici ville tuscolane, ossia un insieme di strutture sparse nella zona dei Castelli Romani.

Panoramica del borgo. Foto di Croberto68. Wikipedia.
 La Villa Mondragone: residenza estiva dei Pontefici

È una presenza che ha origine fin dagli antichi Romani, i quali erano soliti passare in questa zona il loro tempo libero; erano quindi dei luoghi dove i Romani si rigeneravano nella mente e nel corpo. Quella in particolare di Mondragone, risale alla metà del Cinquecento, quando sostituì la precedente struttura di Villa Vecchia; i lavori per la nuova villa iniziare nel 1567 per volontà del cardinale Marco Sittico Altemps, il quale vide le potenzialità della struttura. I lavori furono affidati a Martino Longhi il Vecchio, il quale, oltre a essere un noto architetto papale, fu anche il capostipite di una lunga casata di architetti. Il progetto di Longhi prevedeva di partire dall’antica struttura romana, appartenuta alla gens dei Quintili e edificare dalle fondamenta originarie. L’architetto fu anche affiancato da Jacopo Barozzi da Vignola, noto teorico seicentesco, che si occupò dell’intera restaurazione sia esterna sia interna. Foto 2: didascalia: Foto di R Clemens. Wikipedia. 

I vari restauri

Nonostante fosse un’opera maestosa, i lavori terminarono già nel 1573, quando Cardinale Ugo Boncompagni  iniziò a usarla come residenza estiva, anche dopo la sua elezione a pontefice. Gregorio XIII era solito, anche come riportano i documenti ecclesiastici, trascorrere presso questo luogo l’estate e sembra che proprio da qui abbia emesso nel 1582 la nota bolla papale Inter Gravissimas: una riforma che aveva come scopo quello di riformare il calendario e imponeva l’utilizzo del calendario giuliano, un calendario solare.  

Immagine della Residenza. Foto di R Clemens. Wikipedia

Sebbene fosse già protagonista della Storia papale, Villa Mondragone ebbe il suo massimo splendore con la famiglia Borghese, famosa e antica casata di Siena che aveva una profonda influenza, non solo nel Papato, ma anche in politica. Qui i Borghesi ospitavano personalità intellettuali e religiose dell’epoca, come Papa Paolo V o Papa Clemente VIII. Divenne quindi un centro politico e intellettuale.  

A metà del Seicento però il Pontefice Urbano VIII decise di lasciare questa residenza estiva per trascorrere le estati presso Castel Gandolfo. Da questo momento, come si può immaginare, la fama della Villa andò scemando fino alla metà dell’Ottocento, quando risiedette qui  la scrittrice Amantine Aurore Lucile Dupin, nota come George Sand. La drammaturga francese s’ispirò, infatti alla bellezza della villa per la sua opera Daniella. Quest’importante ospite non riuscì a riportare alla luce la villa che fu donata all’ordine dei Gesuiti qualche anno più tardi nel 1865, i quali ci fecero il centro del Collegio Ghislieri, un collegio universitario tra i più antichi d’Italia. L’amministrazione dei Gesuiti procurò di nuovo una certa risonanza: fu qui che Voynich acquisì il misterioso codice Voynich, scritto in una lingua ancora oggi sconosciuta. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i religiosi lo adibirono come rifugio per gli sfollati.  

La villa oggi

Oggi continua la sua opera intellettuale, l’Università degli Studi di Roma l’acquistò nel 1981, la quale l’ha adibita a centro congressi. Dalla Storia di Villa Mondragone s’intravede come una residenza possa invece raccontarci molto sui secoli passati, non trascurando nessun campo del sapere dell’umanità.  

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