Le sopracciglia: un particolare caro agli antichi Romani

Guardando un volto, noteremo sicuramente gli occhi, il taglio delle labbra e, forse, il naso; difficilmente ci soffermeremo sulle sopracciglia perché, oggi, non sono considerate un dettaglio di nota. Non era così però nell’antichità. Attori, pittori e retori tenevano molto a questa parte del volto, poiché, secondo la loro ideologia, erano parte degli occhi e come tali potevano accompagnare i loro movimento, dandoli dunque una maggior profondità e marcando uno specifico stato d’animo.

Le sopracciglia: un particolare caro agli antichi Romani
Mosaico romano raffigurante le maschere. Wikipedia.

È lo stesso Quintiliano che lo racconta nell’opera Institutio oratoria, nella quale possiamo leggere i “segreti” degli attori delle Commedie e delle Tragoedia latina. Gli attori, come ben sappiamo, erano soliti indossare delle maschere che ne ricoprivano il volto, le sopracciglia dunque erano un mezzo recitativo: il ruolo del Pater , spesso il principale nelle opere romane, era a volte lieto, altre volte in collera e quindi le sopracciglia era una in alto e una basso.

Manoscritto dell’opera di Quintiliano. Wikipedia.

L’attore dunque si volgeva in base all’umore dalla parte più consona. Erano come una sorta di simboli o segnali comunativi che accompagnavo i movimenti degli attori ed si dimostrarono in grado di comunicare lo specifico stato d’animo e quindi di trasmetterlo al pubblico.

L’attenzione verso questo particolare diminuisce negli anni, tanto che non sono più menzionate in nessuna opera o trattato. È riscoperta però molti secoli dopo in Francia, alla corte di Luigi XIV a Versailles. Il pittore di corte, Charles Le Brun, però credeva che, così come gli occhi, anche le sopracciglia fossero il luogo delle passioni.

Una delle tavole di Charles Le Brun. Wikipedia.

Ne segue uno studio specifico, dove, attraverso una serie di tavole ritrattistiche, il pittore francese dimostra come anche le sopracciglia siano parte dello sguardo dell’uomo. Lo studio consisteva nel solito ritratto umano, nel quale passava dalla tranquillità ( e quindi sopracciglia distese) fino alla rabbia o frustrazione, dove erano più arcuate.

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