Benedetto XVI, il cantore della sapienza

Al secolo Joseph Ratzinger, è nato nell’ alta Baviera lungo le rive
rigogliose del tributario destro del Danubio l’ Innfluss sul finire dei “folli”
anni venti e la Sua vita è stata tutta un crescere. Impegnato come
Lufthilfsverb durante la guerra mondiale ha fatto filosofia da studente poi
da insegnante quindi è diventato Arcivescovo di München e Freising
prima ancora di raggiungere la pienezza del sacerdozio. Con Giovanni
Paolo II è arrivato a Roma in veste di Prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio, e braccio destro del Papa polacco.
Con il Catechismo della Chiesa cattolica ha, di Suo pugno, fatto rifiorire
quelle verità del Cristianesimo che tanti anni di abulia avevano allontanato
dall’ attenzione dei fedeli.

Alla morte di Wojtyla parlò coraggiosamente,
come Decano, al Sacro Collegio, riunito in Vaticano in attesa dell’ Extra
omnes, del cosiddetto “fumo di satana penetrato nella Chiesa” finchè una
distinta e sapiente maggioranza di cardinali elettori non lo ha elevato al
Soglio pontificio eleggendolo a 265° successore di Pietro. Lì è rimasto con
la sobria eleganza del Suo essere, eleganza che lo ha sempre distinto nella
semplicità dell’ agire anche quando la Sua non comune sapienza “urtava”
con il progressismo modernista dilagante e rischiava “scontri di civiltà”
con le altre religioni mondiali. Per ventiquattro volte fu in viaggio
apostolico: da Colonia ad Auschwitz, da Ratisbona agli USA, dal Brasile
all’ Australia purtuttavia continuò a redigere una colossale trilogia di
Gesù di Nazaret ed a promulgare quattro importanti encicliche che ne
hanno consacrato il tenore di pastore-scrittore. Infine, ed all’ improvviso,
una mattina del febbraio, ricorrendo la celebrazione per la Madonna di
Lourdes, tutto il Mondo trattenne il fiato allorchè lo si udì annunciare le
dimissioni che la Sua voce pacata, ma dall’ accento inconfondibile,
pronunciò in latino, la lingua madre della Chiesa. Dimissioni
inaddebitabili a necessità di salute, uniche nella storia dei Papi e, pertanto,
sorprendenti e discutibili sia nei contenuti, mai resi chiari e comprensibili,
sia nell’ immediatezza. Infatti solo diciassette giorni dopo ecco l’
abbandono ed il ritiro ma con la differenza che il bianco elicottero il

quale, in quel triste e radioso pomeriggio di fine febbraio, lo aveva portato
ai Castelli romani, finì presto per tornare e con Lui ancora. Fu così che,
allora, si riscoprì il titolo che inorgogliva i veterani delle legioni romane:
emerito, titolo che risultò subito appropriato ad Herr Ratzinger il quale,
nonostante tutto, conservava per sé il munus pontificis e continuava a
firmarsi con il nome voluto, otto anni prima alla Sistina, in onore e
devozione del Santo Patrono d’ Europa. La Sua presenza silenziosa ed
affatto assente, da quel momento è stata di aiuto fecondo e stimolo –
guida per il Successore arrivato da “la fine del mondo” mentre la presenza,
così vicina, di due Papi, entrambi vestiti di bianco, produceva sicurezza
ma anche perplessità.

Tutto questo sembrava dovesse durare pochi mesi invece si è andati avanti
per quasi un decennio finchè, in coincidenza con il chiudersi dell’ anno
solare, il nobile cuore di Benedetto XVI ha cessato di battere.
Ma in realtà fu Egli, nell’ inesorabilità del tempo, dimenticato? Una
circostanza unica può rispondere a codesta domanda: Vox populi, la voce
del popolo che è la voce di Dio. Papa Benedetto è morto alla vigilia del
giorno grande che San Paolo VI volle dedicato a Maria, Madre di Dio.
Subito dopo, un’ interminabile quanto inatteso sfilare di fedeli ha
pazientemente percorso le immense navate della basilica di San Pietro per
porgergli l’ ultimo saluto mentre una piazza, dominata da una gelida
nebbia ma strapiena di popolo, gli rendeva l’ estremo omaggio
commentando così e sottolineando parimenti sia l’ affetto che l’
ammirazione nonché il ricordo imperituro dell’ Uomo il quale le tanto
misteriose dimissioni non hanno mai relegato in un lontano passato.

Pietro Patriarca

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