Il rituale del Mos Maiorum

Nella cultura degli antichi romani, i valori arcaici era racchiusi in unica espressione: il Mos Maiorum. Questa locuzione latina però ha una varietà di sfumature molto profonde che hanno attraverso la società romana. Superficialmente, si può sintetizzare così come il nucleo morale ed etico, nel quale è compreso la pietas, il valore militare e il senso d’appartenenza. È difficile elencare tutte le sue sfaccettature.

Il rituale del Mos Maiorum

Prendono avvio dall’epoca delle prime tribù che si riunirono per formare la città di Roma. Si identificarono in un modello morale ed etico da seguire e da far seguire alla future generazioni e dando dunque avvio al sistema di diritto romano. È chiaro che in un primo momento non erano delle vere e proprie leggi, ma dei precetti orali che, però, erano condivisi da tutti i membri. Fu solo in età monarchica che tali leggi furono trascritte dai sette re di Roma, generando così la Regias Lex, ossia un formale atto normativo monarchico, nel quale erano, tra l’altro, raccolti questi precetti.

Statua di Augusto. Wikipedia.

Come si può immaginare, quindi, il primo nucleo fu creato da Romolo, sebbene in forma orale e non scritta. Solo in seguito quindi i re e poi in età repubblicana fino a quella imperiale, sono diventati parte integrante della comunità romana, influenzando i comportanti e la vita di tutti i giorni. Resta dunque molto complicato sintetizzare queste norme, poiché, attraversando i secoli, esse sono cambiate per adattarsi ai tempi e alle nuove forme di governo.

I valori però sono rimasti pressoché identici e sono pietas, virtus, fides, maiestas e la gravitas. Si trattava quindi di una sorta di codice ideologico che prendeva origine dai costumi originari del primo nucleo romano.  La pietas non ha la nostra accezione di pietà, ma, bensì di rispetto nei confronti degli Dei, della patria, dei genitori. Originariamente si riferiva solo ai genitori, è solo nel corso del tempo che il significato si estense anche alle divinità. Era dunque un dovere morale nei confronti del sistema parentale e divino.

Tra morale ed etica

La virtus, invece, deriva dal termine vir, ossia “uomo” ed è forse la qualità che abbraccia più significati: da cosa è bene e cosa è male, come sostiene il poeta Gaio Lucilio, fino all’onore in battaglia e la lealtà verso la patria. Condizione fondamentale è però che la virtus non deve essere sfruttare per fini personali, ma solo per il bene comune. E come la virtus, anche la fides ha molteplici significati, tutti abbastanza simili: significa, infatti, fede, onestà e, in senso più generico, verità. Ha però svolto un ruolo importantissimo. Soprattutto alle origini e fino in età repubblicana, i contratti o, in generale, gli accordi erano verbali e quindi il concetto di fides permetteva l’onestà dell’accordo. In buona parte, ha contribuito allo sviluppo del commercio romano.

Un bassorilievo della Clementia. Wikipedia

La maiestas invece ha una connotazione pressoché politica, in quanto legata alla dignità dello stato come rappresentante del popolo. Ed è per questo che in età imperiale, l’imperatore era investito di maiestatis. Legato a questo, come si può immaginare, è legato il concetto di laesa maiestatis, quello di crimini contro lo stato. Infine quello della gravitas, che non ha nulla in comune con il nostro termine “gravità”, perché, al contrario del nostro, indica la dignità e l’autocontrollo, quello di mantenere la freddezza e dimostrare il proprio coraggio anche nelle situazioni più ardue.

Questi principi erano quelli più comunemente accettati, ma nel “mos maiorum” erano presenti altre virtù, come quello dell’ amicitia o quello della concordia fino a quello del cultus, legato al corretto e rispettoso culto delle divinità.

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