Palazzo Bacchetti ad Anagni

Premessa

Come quasi sempre capita ad Anagni quando si racconta la storia di un fabbricato o di una strada o di un luogo qualsiasi, si deve cominciare da lontano. Si attraversano storie ed eventi unici e straordinari.

Anche nel racconto della storia di un Palazzo nobiliare da tutti conosciuto ad Anagni, Palazzo Bacchetti, si deve partire da tempi remoti quando nel luogo in cui sorge il palazzo esisteva un complesso monumentale ernico-romano costruito su diversi livelli. Un po’ tipo il tempio di Palestrina, che comprendeva fra l’altro anche un complesso termale, alimentato dall’acquedotto degli Arcazzi. Più volte restaurato da personaggi anagnini famosi come Evodio, l’amministratore di Villa Magna e la figlia Marcia, la bella concubina di Commodo, o il console Fabio Vitale, e questo per evidenziarne l’importanza.

La chiesa

Sui ruderi di questi edifici sorse la chiesa di Sant’Anastasia, che vanta origini basiliane, quindi anteriori all’VIII sec. d.c., e , con molta probabilità, costruita sopra un tempio che completava il complesso monumentale descritto (come il sacello dedicato alla Fortuna Primigenia del tempio di Palestrina). Questa chiesa vantava il titolo cardinalizio tanto che un suo cardinale diventò Papa con il nome di Bonifacio IX nel 1373 (quello dello scisma d’occidente). Nel  1525 il cardinale Alessandro Farnese  inglobò la chiesa in un suo palazzo.

Il XIX secolo

Tre secoli dopo, nel 1813, Pietro Corazzi e Domenico Bacchetti provenienti da Artena, acquistarono sia il Palazzo Farnese sia i palazzi limitrofi ed, in particolare, il Corazzi restaurò il palazzo degli Spata, poi Torelli, poi Tomassetti. Il Bacchetti invece, restaurò il fabbricato dei Ciotti, poi Pernei e, naturalmente, il Palazzo Farnese con all’interno ancora resti della Chiesa di Sant’Anastasia.

Sull’ultimo dei Pernei, Taddeo , però vale la pena di soffermarsi anche per strane caratteristiche che seguirono il suo palazzo. Taddeo Pernei era un discendente di nobile famiglia di Filettino, passò la sua vita “all’opposizione”. Stiamo a cavallo tra il 1600 ed il 1700 e la città è governata, naturalmente, dal solito gruppo di nobili mentre all’opposizione sta sempre un gruppo di nobili, ma guidati da Taddeo Pernei.  Ha un carattere ribelle Taddeo tanto che lo vogliono espellere dal consiglio. Quando il 1 dicembre 1675 si presenta per votare a favore della nomina di quattro deputati dei rioni. Il chierico (carica onorifica)  Pernei non partecipava mai alle votazioni, perché quel giorno era presente, che valore poteva avere quel voto? Meglio impedirlo.

La fine di Taddeo

Taddeo si difese con forza, era cittadino, pagava le tasse, ed era suo dovere e diritto votare. Vinse. Ancora nel 1708 si scagliò con veemenza contro i rappresentanti di tutte e dodici le nobili famiglie (le dodici stelle) della consulta che governavano Anagni, dicendo :”che nobili non erano”. Questo bastò a farlo condannare al carcere , ma Taddeo si rifugiò in Cattedrale e ne uscì solo con la promessa della libertà. Ma con un personaggio del genere tutto può succedere e venne immediatamente arrestato con l’accusa di STREGONERIA. Sembra che attraverso i gatti professasse la magia nera e pratiche misteriose nell’abitazione che diventerà Palazzo Bacchetti. Venne difatti processato dal tribunale della Santa Inquisizione “perché con taluni gatti faceva pratiche misteriose e diaboliche”.

Scontò una breve pena detentiva , perché morì nel 1713 e i suoi beni, confiscati, passarono alla famiglia Ambrosi Tomasi, poi Bacchetti.

Bacchetti

Il conte Domenico Bacchetti fu sindaco di Anagni nei primi anni del 1900 ed, insieme al fratello, Umberto, abitarono tutta la vita nel palazzo. Oggi l’ultimo piano è abitato dagli eredi mentre il resto è di proprietà comunale che, proprio nel giorno in cui scrivo questo articolo, 10 marzo, viene inaugurato come “Casa della Cultura”.

Alcune curiosità: sul portone del Palazzo ci sono due grandi maniglie di ferro, del tipo snodato che si usava per battere e, essendo il palazzo di dimensioni notevoli, adeguato doveva essere il volume del rintocco per essere sentito all’interno. Nei primi anni del 1900, essendo sindaco, il conte Domenico Bacchetti, spesso, a qualunque ora del giorno, il popolo usava chiedere udienza andando spesso presso la casa del sindaco e bussare energicamente. Stanco di questa situazione il conte decise di far saldare i maniglioni in modo che non potessero essere più sbattuti, e, così, sono rimasti fino ai nostri giorni.

Il palazzo oggi

Tutti gli anagnini sono cresciuti sostando davanti alla Fontana delle tre conche che si trova davanti al palazzo, attratti dai pesci rossi. Questa fontana fu costruita nel 1926/28 e fu realizzata dagli allievi della” Scuola professionale” su loro progetto con l’aiuto del prof. Bignozzi. Ai lati c’erano (preesistenti) due bassorilievi raffiguranti una rana ed una tartaruga, simbolo dei caratteri dei due fratelli Bacchetti, Domenico e Umberto, successivamente scalpellati via ma di cui si vedono ancora le tracce.

 

Dott. Guglielmo Viti, archeologo

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