” Chi venne la spada, non è un boja”: la leggenda romana

Ogni luogo o regione ha i suoi modi di dire. Alcuni di essi possono diventare nazione e di uso comune, altri invece rimangono ancorati al territorio nel quale sono nati. Di sicuro, sia per l’uno che per l’altro, celato dietro ognuno di essi, si nasconde un capitolo di storia, come nel caso del detto romano, ancora oggi molto in uso, di “Chi venne la spada, non è un boja”, vale a dire che chiunque rinunci alle armi, è un persona dai sentimenti onesti e buoni.

Ritratto di Papa Sisto V. Wikipedia.

Secondo recenti studi linguistici, a pronunciare per la prima volta il detto fu Papa Sisto V. Eletto il 24 aprile del 1585, il suo pontificato durò fino al 24 agosto del 1590: Sisto V era solito mescolarsi alla folla, tanto che amava fare lunghe passeggiate per Roma, vestito in “abiti civili” o da frate minore, e fu proprio durante una di questa, che fu pronunciato il famoso detto.

Accompagnato, comunque, dai suoi gendarmi si fermò in un’osteria. Qui, notò che uno dei suoi soldati stava offrendo all’oste la sua spada come saldo del conto. Per nascondere il fatto, il gendarme rimise nella fodera una finta impugnatura di legno così che sembrasse quella dell’arma d’ordinanza. Tutto questo, ovviamente, non fuggì a Papa Sisto V che ebbe subito l’occasione per metterlo in difficoltà. Il giorno dopo infatti era prevista una condanna capitale e così il Pontefice chiese proprio a quel soldato di occuparsi dell’esecuzione.

Il boia italiano Mastro Titta. Wikipedia.

Nel momento in cui, però, avrebbe dovuto decapitare il condannato, il soldato chiese, urlando, al Signore di trasformare la sua spada in legno. Papa Sisto V rimase così tanto colpito dalla furbizia del soldato, che lo promosse di grado.

Per approfondire la storia di Mastro Tittia, boia italiano: https://www.prometeomagazine.it/2022/01/14/mastro-titta-noto-boia-romano-a-subiaco/

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