Crostata di marroni

Mia nonna ha sempre preparato con i marroni di Arcinazzo Romano una golosissima confettura, che sarà protagonista della ricetta del mese, la Crostata di marroni. La prima volta che ho preparato questa crostata ho azzardato, perché non avevo idea di quale potesse essere il risultato. Si trattava in realtà di preparare una semplicissima crostata fatta in casa e di farcirla con della confettura di marroni. Così però sarebbe stato troppo semplice, non è vero? Per questo ho deciso di arricchire la confettura di marroni con altri ingredienti che l’hanno resa ancor più speciale, ingredienti che sono certa abbiamo in casa un po’ tutti. Il risultato? La crostata ha ottenuto davvero un gran successo ed è finita nell’arco di pochissimo tempo! Se siete degli amanti dell’Autunno, dei marroni e dei dolci fatti in casa dovete davvero provare a farla.

Vi invito a proseguire con la lettura dell’articolo per scoprire quali sono gli ingredienti che ho unito alla confettura di marroni. Buona lettura!

Dovremo innanzitutto preparare la pasta frolla, per la quale in realtà ognuno ha la propria ricetta del cuore. Qualora non fosse così, ve ne suggerisco io una dal sapore rustico. Per prepararla avremo bisogno di un uovo e due tuorli, 100 g di zucchero integrale di canna, 100 g di burro (oppure 80 ml di olio di semi di girasole), meno di mezzo cucchiaino di lievito per dolci, circa 300 g di farina di tipo 2.

Sul piano da lavoro versiamo la farina e creiamo la classica fontana: al suo interno andiamo a rompere le uova e a versare poi lo zucchero. Con l’aiuto di una forchetta sbattiamo un po’ le uova con lo zucchero e poi uniamo il burro a temperatura ambiente. Iniziamo a lavorare con le mani unendo pian piano la farina. Impastiamo fino ad ottenere un panetto liscio ed omogeneo. A questo punto rivestiamo il panetto di pasta frolla con della pellicola trasparente e teniamolo a riposo in frigorifero per almeno un’ora.

Nel frattempo prepariamo la farcitura della nostra crostata. Avremo bisogno della confettura di marroni, circa 300 g, o comunque quanta ne basta per ricoprire la superficie della crostata. Alla confettura uniamo un cucchiaio colmo di cacao amaro e un cucchiaio di rum (due, se come me vogliamo esaltarne maggiormente l’aroma). Mescoliamo bene il tutto e mettiamo da parte.

Iniziamo ad accendere il forno a 180° in modalità ventilata.

Trascorso il tempo di riposo, tiriamo fuori dal frigorifero la pasta frolla e preleviamone più della metà. Stendiamola con un mattarello sul piano da lavoro infarinato, dopodiché adagiamo la base all’interno di una teglia precedentemente imburrata ed infarinata. Io ho utilizzato una teglia del diametro di 24 cm. Con una forchetta bucherelliamo la base, dopodiché ricopriamola con la crema di marroni appena preparata. Ora non rimane che stendere la pasta frolla rimasta per realizzare delle strisce che andranno a decorare la superficie. Terminato il lavoro possiamo cuocere la crostata di marroni per 35-40 minuti, tenendola sempre d’occhio durante la cottura. Una volta sfornata, lasciamola raffreddare completamente prima di cospargerla, se vogliamo, di zucchero a velo. Procediamo ora con la prova assaggio e, vi giuro, sarà subito amore!

 

Ju sapore ‘egli maruni nostri no’ gliu passa niciunu” (Antonio Gabrieli, da Il Dialetto di Ponza)

Finché avrò pensieri da mettere su carta, non cesserò di fare riferimento a mio nonno Antonio e ai suoi scritti, la mia più grande fonte di ispirazione. Per questo mese non posso fare a meno di citarvi uno dei brani dell’antologia del suo libro Il Dialetto di Ponza (2001), “Le castegne”.

A chi non vengono in mente le castagne pensando al mese di novembre? Arcinazzo Romano, il paese di mio nonno, è rinomato per i marroni, il cui sapore è davvero speciale ed inconfondibile. Il brano in questione è il racconto di una volta, di quando gli uomini si recavano alla selva (la seloa) e alcuni di loro vi trascorrevano addirittura la notte per poter controllare ju colle. Al mattino accendevano il fuoco per scaldarsi e, per la colazione, cuocevano i cosiddetti vallini, ovvero i marroni bolliti.

A chigli tempi pélla seloa era tuttu nu cialoa’, a quei tempi alla selva era tutto un chiacchiericcio. Le persone rincasavano la sera, felici del loro raccolto, ma anche di narrare ai propri cari come avevano trascorso la giornata. I loro racconti erano fonte di allegre risate.

Il pieno periodo delle castagne veniva vissuto come una festa, tant’è che a volte gli scolari decidevano di non andare a scuola perché preferivano recarsi alla selva per raccogliere i marroni; tra loro nasceva una divertente sfida su chi riuscisse a coglierne di più.

A presto, Stefania

 

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