Pirahä: la tribù dalla lingua impossibile

-Pirahä: la tribù dalla lingua impossibile –

Molte tribù indigene del mondo presentano numerose particolarità; siano esse religiose, civili, di modi o costumi, queste rappresentano un tesoro che ancora deve essere aperto. Le particolarità non mancano nemmeno a livello linguistico; infatti, la maggior parte di loro parla ancora una lingua antica che richiama le loro origini. Inoltre, i modi linguistici, come ben sappiamo, possono anche essere una luce per illuminare l’evoluzione di questi popoli che abitarono, e abitano, le zone più impervie del mondo.

La tribù dei Pirahä

Molte tribù indigene del mondo presentano numerose particolarità; siano esse religiose, civili, di modi o costumi, queste rappresentano un tesoro che ancora deve essere aperto. Le particolarità non mancano nemmeno a livello linguistico; infatti, la maggior parte di loro parla ancora una lingua antica che richiama le loro origini. Inoltre, i modi linguistici, come ben sappiamo, possono anche essere una luce per illuminare l’evoluzione di questi popoli che abitarono, e abitano, le zone più impervie del mondo.

Foresta amazzonica. Foto di Iubasi-Catedral Verde-Floresta Amazonica. Wikipedia

La tribù dei Pirahä esiste, ancora oggi, nonostante il numero dei suoi abitanti sia diminuito nel corso degli anni, e abita, come all’origine, nella Foresta Amazzonica del Brasile, in particolare lungo le sponde del fiume Maici. Il loro sistema sociale non ha mai sùbito grandi cambiamenti, tant’è che è rimasto molto semplice: ogni clan famigliare ha un capofamiglia, che spesso è il padre o il nonno ( chiamati entrambi Baixi), ed è composto dalla moglie e dai figli. Fra clan sembra, secondo gli antropologi, non ci sia una reale gerarchia sociale, tanto che non c’è leader dell’intera tribù. Questo ricalca il loro modus vivendi: è tipico, infatti, dei raccoglitori-cacciatori. I

Pirahä sono anche ottimi pescatori, usano canoe per attraversare il fiume che costruiscono con i tronchi d’albero. Il cibo che catturano, pescano o raccolgono, non è conservato, bensì usano mangiarlo tutto in volta perciò non esistono tecniche di conservazione.

La loro purezza è anche nella religione; infatti, essi non sono stati influenzati durante la colonizzazioni o dall’arrivo dei missionari. Credono che esistano spiriti di entità superiori e che questi siano negli elementi naturali, quali alberi e fiumi.

Il loro idioma

A livello linguistico, però, sono molto particolari: la loro lingua è, infatti, morfologicamente e fonologicamente molto povera. In tutti i segni linguistici sono undici, di cui otto vocali e tre consonanti. Inoltre, frequentemente uomini e donne parlano un sorta di “dialetto” diverso. Il loro modo comunicativo è prosodiaco, ossia che si affidano al canto per parlare tra di loro. Essendo molto scarna fonologicamente, anche il lessico è alquanto ridotto: non hanno, ad esempio, parole precise per indicare i numeri o i colori, in questo caso preferiscono affidarsi alla descrizione visiva dell’oggetto.

Chomsky. Foto di Andrew Rusk. Wikipedia.

La loro lingua è stata per lungo tempo oggetto di studi linguistici da parte di Daniel Everett (1951), noto linguista e antropologo americano, il quale sosteneva che, nel caso del loro idioma, non fossero applicabili le leggi universali del linguaggio, sostenute da Noam Chomsky e che, dunque, queste non fossero generali e valide per ogni lingua. Questa sua asserzione fece molto scalpore poiché ribaltava ogni dettame linguistico fino ad allora considerato veritiero. Ancora oggi, il dibattito non si è fermato, tanto che sono in programma altre ricerche che, forse, permetteranno di chiarire la questione.

 

 

Per approfondire altre tribù indigene: https://www.prometeomagazine.it/2022/09/13/la-tribu-brasiliana-delle-formiche/

 

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