Il culto di San Michele Arcangelo presso gli Eremi di San Benedetto a San Cosimato

Breve storia e curiosità

Presso gli Eremi di San Benedetto a San Cosimato sorge il cosiddetto ex-Oratorio di San Michele, una cappella rupestre utilizzata come refettorio dalla comunità anacoretica che all’inizio del VI secolo d.C. ospitò San Benedetto da Norcia nel ruolo di abate.

Portale d’ingresso dell’ex-Oratorio di San MIchele (foto dell’archivio di Cultura Vi.Va. aps)

Il miracolo di San Benedetto

Questi monaci passarono alla storia per aver tentato di avvelenare col vino San Benedetto, come ci racconta Gregorio Magno (Dialoghi, II, 3). Non condividevano infatti lo stile di vita al quale voleva sottoporli, considerandolo troppo rigido. L’evento è testimoniato da un affresco realizzato attorno al 1670 dall’artista vicovarese Antonio Rosati. Il pittore ha immortalato il miracolo che salvò la vita al santo: appena benedisse il calice col segno della croce infatti, quello si ruppe e fu salvo.

L’avvelenamento di San Benedetto nell’affresco di Antonio Rosati (foto dell’archivio di Cultura Vi.Va. aps)

La pietra miracolosa sulla quale cadde il vino avvelenato rimase esposta in questo luogo alla venerazione dei fedeli fino alla fine del ‘600, poi trasferita nel monastero di Santa Scolastica a Subiaco.

La dedica a San Michele Arcangelo

Malgrado non si abbiano notizie certe sull’epoca dell’intitolazione della cappella al santo arcangelo, in un articolo del 2010 a cura di C. Carloni e G. Maggiore (Il monastero di San Cosimato, in Le valli dei monaci. Atti del Convegno di studio. Roma-Subiaco, 17-19 maggio 2010, a cura di Letizia Ermini Pani), le studiose ipotizzano una datazione risalente ad una fase antica dell’insediamento eremitico, da mettere in rapporto con la diffusione degli insediamenti dedicati al santo a partire dal santuario di Monte Sant’Angelo. Questo è situato nella parte meridionale del Gargano ed è patrimonio dell’Unesco.

Il santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano

La venerazione del luogo risale al 490, anno in cui secondo la tradizione avvenne la prima apparizione dell’arcangelo Michele sul Gargano. Un ricco pastore, di nome Gargano, stava cercando un toro smarrito. Lo trovò accucciato presso una grotta, ma non voleva muoversi. Il pastore decise di ucciderlo, ma la freccia tornò indietro e ferì Gargano, senza però ucciderlo. Questo si rivolse al vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano, per chiedere consiglio. Il vescovo ordinò allora tre giorni di digiuno e preghiera e l’arcangelo gli apparve in sogno indicandogli che la grotta in cui il toro era stato ritrovato era un luogo sacro. Un primo santuario sorgerà nel 493 sulla grotta dell’apparizione e a partire dal VII secolo l’area garganica entrerà a far parte dei domini Longobardi in quanto compresa nei territori del Ducato di Benevento.

Per la storia del santuario:

https://www.santuariosanmichele.it/nostri-fondatori/

Peculiarità dei santuari micaelici

L’oratorio di San Cosimato presenta secondo le studiose le quattro principali caratteristiche che accomunano i santuari dedicati all’arcangelo. Innanzitutto si trova in posizione collinare e su una rupe rocciosa; c’è la presenza di una grotta e delle acque salubri degli acquedotti sull’Aniene. Inoltre, la vicinanza con la via Tiburtina Valeria, è un ulteriore fattore in comune coi luoghi di culto micaelici che spesso sorgono lungo vie di transumanza o sono collegati ad importanti percorsi viari.

Altri due luoghi di culto dedicati all’arcangelo nei pressi di Vicovaro sono situati vicino Roccagiovine e a Castel Madama. Il primo, in località Sant’Angelo, conserva i resti di una chiesa murati in alcuni edifici moderni. Oltre alla chiesa principale di Castel Madama, dedicata proprio a San Michele Arcangelo, la presenza del culto del santo è testimoniata dall’antico toponimo del paese, “Castrum Sancti Angeli”.

La Regina Angelorum e i Santi Cosma e Damiano

Un’altra particolarità, tipica della storia dei santuari micaelici, è la sostituzione della dedica del luogo sacro a San Michele con quella alla Vergine e ai santi medici Cosma e Damiano. Sappiamo che nel XVII secolo, l’oratorio di San Michele di San Cosimato viene dedicato proprio alla “Regina Angelorum”, raffigurata nell’abside dell’oratorio in trono tra gli arcangeli Raffaele, Michele e Gabriele.

La Vergine tra gli arcangeli (foto dell’archivio di Cultura Vi.Va. aps)

I santi orientali Cosma e Damiano sono i titolari della chiesa del monastero di San Cosimato. Sappiamo che le prime attestazioni del culto a Roma risalgono al VI secolo d.C., con una diffusione in tutta la zona laziale. Nella villa di Nerone a Subiaco San Benedetto fondò il primo dei dodici monasteri dedicandolo a San Clemente, dove l’abate Onorato fece realizzare una cappella dedicata proprio ai santi medici.

La prima attestazione di una dedica del monastero di San Cosimato ai santi Cosma e Damiano è contenuta nella bolla del pontefice Leone VII risalente al 936, dove vengono elencati i possedimenti del monastero di Santa Scolastica di Subiaco, dal quale dipendeva quello di San Cosimato.

Dunque il passaggio della dedica da San Michele ai santi medici potrebbe risalire ad un epoca anteriore alla data della suddetta bolla.

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