La famiglia Cosmati a Subiaco

La famiglia Cosmati a Subiaco 

Subiaco (Roma) ha una storia millenaria che s’intreccia con quella nazionale; dalla presenza della nota famiglia spagnola Borgia ( la nota Lucrezia nacque, infatti, qui) fino alla cristianità di San Benedetto da Norcia. Fu, ed è ancora oggi, un importantissimo punto di riferimento religioso, grazie al Santuario del Santo Speco e quello di Santa Scolastica. Questi santuari, oltre ad essere luoghi di culto in cui si avverte la profonda religiosità, sono anche esempio di un’arte sacra che ha attraversato i secoli. I quadri, i mosaici e le opere, marmoree e scultoree, dimostrano come questo borgo laziale fosse un centro attrattivo per numerosi artisti e artigiani che qui hanno lasciato la loro più grande eredità: le loro opere.

La famiglia Cosmati fu molto attiva a Subiaco: artigiani del marmo (marmorari) attivi per diverse generazioni vissute dal XII secolo fino al XIII secolo. Dal loro capostipite Tebaldo Marmorario (1100-1150) fino al discendente più noto, tale Cosma di Tebaldo, questa famiglia ci ha lasciato mosaici e decori che ancora oggi adornano numerosi luoghi di culto; il Papato, infatti, si rivolse in varie occasioni per affidargli lavori artistici e architettonici, come nel caso del Chiostro dei Cosmati.

Il Monastero di Santa Scolastica.

Questo Chiostro appartiene al Monastero di Santa Scolastica. Conosciamo con certezza che l’autore. Fu un Cosmati, grazie all’iscrizione, riportata in un manoscritto del XVI secolo, che troviamo all’entrata: Magister Jacobus Romano fecit hoc opus, letteralmente «Il Maestro Jacopo Romano fece quest’opera». Per di più, il nome dell’autore è confermato anche dalla firma dell’iscrizione.

Il Chiosco dei Cosmati

Jacopo, detto poi il Vecchio, era figlio di Lorenzo di Tebaldo e dunque il nipote del capostipite Tebaldo.  Il Papato commissionò la decorazione di questo Chiostro tra il 1202 e il 1210, anno in cui effettivamente iniziò. Fu terminato poi, intorno al 1235, da uno dei membri più noti della famiglia Cosmati, Cosma, tra l’altro il membro da cui questo stile prese il nome.

Nel corso dei secoli, ha sùbito numerosi restauri, come quello voluto dall’Abate Cirillo (1577-1581) che aggiunse un piano superiore e poi quello del 1700, durante il quale fu murata la parte nord dello spazio. Si può presumere, dunque, che la forma originaria non sia stata quella odierna, ossia a forma rettangolare. I lati più lunghi corrono paralleli a quelli della Chiesa adiacente; il portico, invece, è sormontato da arcate romaniche ritmate da colonne poste equidistanti l’una all’altra. Nelle pareti laterali sono dipinti i paesi che erano sotto la giurisdizione del Monastero sublacense.

Dipinto di Innocenzo III. Wikipedia.

Oggi, non è possibile ammirare i mosaici, creati dai Cosmati, all’interno del Chiostro. Nel corso dei secoli, infatti, sono stati spostati in altri luoghi del Monastero, come pavimenti o decorazioni murarie. Questo non deve sorprenderci poiché all’epoca era abbastanza comune riutilizzare materiali provenienti da altre zone per restaurare parti dello stesso edificio.

 

Per approfondire la vicenda di San Benedetto: https://www.prometeomagazine.it/2022/07/04/san-romano-da-subiaco-il-santo-che-aiuto-san-benedetto/

Giada Marzocchi

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