100 anni dallo Scoppio di Falconara, La Spezia piange i caduti

La Spezia. Un triste centenario quello che cade oggi per la provincia ligure. Nella notte, alle 02.58, del 28 settembre del 1922 un boato scosse San Terenzo, frazione del comune di Lerici, travolgendo migliaia di persone. L’incidente causò la morte di 143 persone e il ferimento di circa 800.

L’esplosione

La notte del 28 settembre del 1922 il Golfo di La Spezia era interessato da un violento temporale, che da due giorni stava flagellando la costa. Alle 02.58 un fulmine cadde sulla Batteria Falconara causando la tragedia. Si trattava di una struttura fortificata, dove al termine della Prima Guerra Mondiale erano state stipate 1500 tonnellate di esplosivo. Una leggerezza vista la vicinanza prossima con l’abitato di San Terenzo.

Lo scoppiò che ne seguì distrusse completamente la fortificazione causando un’onda d’urto potentissima che coinvolse i comuni di San Terenzo, Pitelli, Pertusola, Muggiano e Pugliola. I danni furono gravissimi, tetti scoperchiati, crolli di abitazioni e detriti enormi del forte che caddero sulla gente. Alcuni danneggiamenti furono segnalati fino a Fossamastra.

Soccorsi e ricostruzione

I soccorsi, immediati, furono condotti dalla Regia Marina che aveva stazionamento a La Spezia e dalle varie Pubbliche Assistenze dei paesi coinvolti e non. Nei giorni successivi ci furono atti di solidarietà da tutta la nazione. La ricostruzione avvenne grazie a Gervasio Pellegrino Carpanini, sindaco di Lerici e presidente della Camera di Commercio, che attivò istituzioni e privati cittadini per ottenere fondi.

Ma un ruolo importante lo ebbe anche il Sindacato Italiano delle Cooperative del Partito Nazionale Fascista. Il Sindacato prese sia il controllo politico che finanziaro della vicenda. Gruppi di fascisti ed ex combattenti diedero inizio alla ricostruzione seguita poi dall’intervento di impresari privati in rappresentanza della Federazione Fascista.

I funerali solenni delle vittime furono tenuti il 4 ottobre alla presenza dell’allora Presidente del Consiglio Luigi Facta, che avrebbe dato poi le dimissioni dopo la Marcia su Roma tra il 27 e il 31 ottobre del 1922, lasciando il governo a Mussolini.

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