La spesa degli antichi Romani: il “macellum” di Pompei

Gli appassionati di Storia romana conosceranno le abitudini e gli usi di questo antico popolo; la loro vita quotidiana, come accadde anche per altre epoche, ci affascina e ci aiuta a far comprendere quanto la loro influenza sia ancora viva nelle nostre abitudini.

L’esistenza dei Romani era scandita da momenti religiosi e civici di cui ho già parlato negli articoli precedenti, ma nelle loro giornate non mancavano nemmeno i momenti di svago che si potevano svolgere nelle Tabernae, nelle Termae oppure al Macellum. Ma com’erano le botteghe dei Romani?

Il Macellum

Il Macellum era una sorta di mercato alimentare, specializzato soprattutto nella vendita di carne e pesce. Questo mercato  si svolgeva su ampio spiazzo che era circondato da portici, sotto i quali si trovano vari tipi di negozi. Questa struttura era abbastanza comune, tanto che anche a Pompei, l’antica città distrutta dall’erosione nel 79 d. C, ne è stata trovata una simile. Qui, lo spiazzo, a forma rettangolare, era cinto da un fitto colonnato, probabilmente che serviva per sostenere un tetto. Questo di Pompei aveva, in particolare, tre ingressi: il più maestoso dei tre era sicuramente quello meridionale che affacciava sul Foro.

Area della vendita di Pompei Foto di Mentnafunangann. Wikipedia.

Lo studio di quello di Pompei ha permesso agli archeologici e studiosi di avere uno spaccato della vita quotidiana romana. Il negoziante aveva a disposizione, sotto i portici, uno spazio piuttosto limitato per il quale doveva versare una tassa (mercatus) che li permetteva sia l’autorizzazione a esercitare sia quella a  occuparne lo spazio.

Sotto i portici, si poteva incappare in ogni tipo di commerciante e ancora su questo Pompei ci viene in aiuto. Si poteva incontrare panettieri, venditori di vino ( vinarii) oppure negozi di frutta e verdura, chiamate Tabernae pomarie, o, ancora negozi di calzolai ( tabernae sutoriae). Non mancava nemmeno i  gioiellieri, i quali potevano vendere anelli, bracciali e pietre preziose.

L’arte del Commercio

L’arte del commercio dunque è antica quanto quasi quella dell’uomo, e con essa non potevano mancare nemmeno le pubblicità. Molti negozianti appendevano sulle loro porte gli strumenti del loro lavoro, come una sorta di insegna ( signa in latino): dunque, per i barbieri ( tonsores) forbici e specchi oppure per i vinai boccali e anfore.

Area della vendita di Pompei Foto di Mentnafunangann. Wikipedia.

Settimanalmente, nel caso di Pompei il giovedì o, secondo alcuni, il sabato, si teneva il mercato settimanale, al quale partecipavano numerosi venditor. Qui, si poteva trovare merce di ogni tipo: di tipo alimentare, come le placentae (focacce), ma anche di tipo vestiario, come scarpe, tessuti o stoviglie.

Questo tipo di mercato era comune fino all’ultimo anno della Repubblica e il primo dell’Impero poiché fu poi trasferito in altri rioni della città: ad esempio, fu Augusto a creare un nuovo mercato sull’Esquilino (Forum Esquilinum) o ancora Nerone, il quale lo istituì sul colle Clelio ( Macellum Magnum).

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