Storie di guerra: l’uomo che fu fucilato per un sigaro

Luigi Cardorna ( 1850-1928) è una delle figure storiche a oggi più discusse. Generale durante il Primo  Conflitto Bellico, molti storici, negli ultimi anni, stanno rivalutando la sua reputazione militare; infatti, molti esperti della Prima della Guerra Mondiale, che hanno avuto modo di visionare i vari documenti d’archivio, sostengono, e alcuni accusano, di essere l’artefice di varie fucilazioni nei confronti dei soldati del suo esercito.

Luigi Cadorna. Wikipedia

Prima però di questo, è sicuramente comprovato la sua tenacia di inviare i soldati all’attacco, sebbene non fossero equipaggiati adeguatamente o altrettanto preparati. Se queste decisioni possono essere ricondotte a una logica di guerra fredda, le fucilazioni, a oggi, sono ben più difficili da giustificare.

In una delle delibere militari del maggio del 1915, Cadorna incitava a una disciplina ferrea all’interno dell’esercito e intimava, come leggiamo, a punire ogni tipo di trasgressione, siano esse di grave o leggera entità. Si evince così che nei reati considerati più gravi, i soldati potevano essere puniti con la fucilazione. Nel corso, poi, degli anni di guerra, molti ufficiali l’applicarono senza una reale logica, così che arrivarono a fucilare molti soldati italiani che erano condannati senza nemmeno una reale processo, ma solo attraverso giudizi sommari e superficiali, tanto che, secondo alcuni saggi storici usciti da qualche anno, gli uomini fucilati furono più di mille.

La tragica storia di Alessandro Ruffini

In questo contesto, è bene ricordare la storia del fuciliere Alessandro Ruffini, arruolato nel Regio Esercito durante la Grande Guerra. I suoi superiori lo fucilarono il 3 novembre del 1917 con l’accusa d’insubordinazione. Lo accusarono, infatti, di non essersi tolto il sigaro durante un saluto militare e quindi di aver mancato di rispetto ai suoi superiori.

Andrea Graziani, nell’ottica della rigidissima disciplina cadorniana, firmò l’ordine di fucilazione, nel giorno in cui aveva preso servizio.

Alessandro Ruffini. Wikipedia.

Dopo quest’atto, arrestarono e bastonarono Ruffini, il quale, infine, fucilato. La terribile condanna doveva essere un monito per tutti gli altri e, anche, un tentativo di mantenere le fila dell’esercito durante le varie disfatte belliche.

Nessuno dei giornali locali riportò la notizia della fucilazioni; infatti, non ne troviamo traccia nei vari articoli. La notizia tornò alla ribalta quando, alla fine della guerra, la madre di Ruffini denunciò e accuso pubblicamente Graziani. Il Generale non si nascose, ma, al contrario, ammise la fucilazione. Nonostante la conferma del Generale, non ci furono ulteriori condanne o arresti. I resti di Ruffini non furono mai recuperati. Si sospetta che siano stati traslati nel cimitero di Noventa Padovana, ma ancora non si conosce ancora la locazione precisa.

La riabilitazione di oggi

Oggi è in corso una riabilitazione del fuciliere veneto: da un monumento a lui dedicato a Noventa Padovana fino a una petizione che intende dedicargli una via. Al di là di queste azioni, sicuramente utili per omaggiare la vita di Ruffini, sarebbe opportuno anche far luce di un capitolo storico che ha, ancora oggi, numerose ombre.

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