Anagni, un ingranaggio dal passato

 Ad Anagni una scoperta archeologica eccezionale

 

Capita non di rado che alcuni oggetti ritrovati durante scavi archeologici , catalogati e “immagazzinati” in qualche museo siano riscoperti. Ci si accorge di aver avuto tra le mani qualcosa di eccezionalmente unico. Così è capitato per uno strano oggetto che fu trovato durante scavi archeologici ad Anagni nei pressi del Santuario di S.Cecilia.

Trottola o meccanismo?

Questo oggetto fu catalogato come “giocattolo-trottola” ed immagazzinato nel Museo di Palestrina. Fu esposto nel 1993 nella mostra Dives Anagnia e quando lo vidi francamente non condivisi l’attribuzione fatta ma, allora, non immaginavo cosa in realtà potesse essere fino a quando, quest’anno.

Durante una conferenza, il dott.Giancarlo Pavat, attento studioso di antichità, ne propose una interpretazione che ho immediatamente fatta mia : si tratta di un meccanismo simile alla “macchina di Antikythera”.

Una macchina conservata nel Museo di Atene, considerata la prima calcolatrice meccanica della storia, risalente al II sec. a. c.

Le prove

Ma procediamo per gradi confutando subito l’identificazione come trottola intanto con un confronto con altre trottole antiche dove non troviamo nulla di simile od analogo. Inoltre la sua costruzione non può adattarsi ad una trottola.

Questo oggetto presenta un “perno a cui è fissato un dischetto che impedisce al piede della coppa (in funzione di disco di argilla n.d.r.) di scendere verso il basso. Mentre nella parte al di sopra dell’elemento in ceramica (il disco grande n.d.r.) è inserita nel perno una rotella di lamina , con quattro raggi a fettuccia e bordo rifinito da martellature, che resta mobile e girevole”(catalogo della mostra pag.102).

Il disco dentellato

La descrizione continua nel proporre che quest’oggetto avrebbe funzionato come trottola legando intorno al perno una corda e tirandola. Lasciare infine che la trottola facesse i suoi giri. Non è assolutamente ipotizzabile un tale uso perchè intanto il perno, troppo sottile, ruota dentro il disco in argilla e poi perchè il disco più piccolo è dentato. Chiaro elemento di un ingranaggio. Quindi è evidente che la ruota dentata serviva a generare un moto da trasmettere ad altri ingranaggi.

Se allora confrontiamo questo meccanismo di Anagni con la Macchina di Antikythera, come ha suggerito il dott. Pavat, troviamo fortissime analogie, se non identità con quelle parti ricostruite per completare la Macchina greca con quelle ritrovate.

Ma cos’è ed a cosa serviva la Macchina di Antikythera ?

Riporto la descrizione ufficiale presa da Wikipedia : “Ė ritenuto il più antico calcolatore meccanico conosciuto. Si trattava originariamente di un sofisticato planetario, mosso da ruote dentate , che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti del 5 pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana secondo uno studio pubblicato su “Nature”, le date dei giochi Olimpici. Fu rinvenuta nel relitto di Anticitera, tra i resti di un naufragio avvenuto nel secondo quarto del I sec. a.c. nei pressi dell’isola greca di Cerigotto. Ė conservata presso il Museo Archeologico di Atene….L’estrema complessità del congegno era inoltre dovuta al fatto che tale rapporto ( moto della Luna in rapporto con il Sole) era riprodotto con l’utilizzo di una ventina di ruote dentate e di un differenziale, un meccanismo che permetteva di ottenere una rotazione a velocità pari alla somma o alla differenza di due rotazioni date.

Sulla base della sua ricerca Price concluse che, contrariamente a quanto si era fino allora creduto, nella Grecia del II sec. a.c. esisteva effettivamente una tradizione di ALTISSIMA TECNOLOGIA.”

L’osservazione delle stelle

Ed allora abbiamo così esatto il valore del nostro oggetto se, come sono convinto, era una Macchina Planetaria. Una macchina perfetta che serviva per tutte le attività umane legate all’agricoltura, al sacro, e, perchè no, alla guerra. Anagni possedeva un “computer” capace di prevedere i movimenti celesti, una macchina che si inserisce perfettamente nel ruolo secolare di Anagni come città sacra. Dove il sacro, il divino, il cielo regolano tutte le attività dell’uomo e dove si rivolgono gli altri i popoli limitrofi per programmare tutte le loro attività.

Il ritrovamento

A riprova dell’ambiente particolare in cui doveva essere conservato un così prezioso oggetto, ricordiamo che fu trovato non lontano dal sito ove sorgeva il Santuario di S. Cecilia. Un’area in cui si è rinvenuta “ una struttura, a pianta probabilmente quadrangolare, realizzata nell’alzato principalmente con materiale deperibile. Rimaneva soltanto il battuto pavimentale, parte di un muretto perimetrale e le tracce di alcuni dei pali di sostegno.” (op.citata)”La provenienza (del nostro oggetto n.d.r.) dallo strato relativo all’abbandono del battuto pavimentale della struttura 4 (descritta in precedenza) di cui non è accertata la funzione, ma che non sembra avere attinenza diretta con i veri e propri depositi votivi, fa supporre un USO REALE dell’oggetto….”(op,cit.).

Ė possibile immaginare un luogo sacro, un cortile coperto e recintato destinato alla lettura ed interpretazione della Macchina. Dalla ricostruzione che riporto è facile poter identificare a quale parte del complicato meccanismo appartenesse il nostro reperto. Non sarebbe sbagliato esporlo di nuovo con la giusta interpretazione accompagnandolo da una facile spiegazione.

 

 

Dott. Guglielmo Viti, archelogo

 

 

 

 

 

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