La vespa boia, un insetto pericoloso

Conosciuta come “Vespa carnefice” o “vespa boia”, la Polistes Carnifex ( nome scientifico) tra le specie più grandi e pericolose; la sua puntura, oltre che a suscitare un dolore intenso, è  tra i più potenti della specie e può provocare anche la necrosi. Diffusa soprattutto nell’America centrale, come in Uruguay, Messico e Perù, predilige gli ambienti caldi e umidi.

La scoperta

La scoprirono per la prima volta a metà del Settecento, durante il primo viaggio di James Cook  -noto esplorato britannico- dal naturalista J. Banks, il quale, oltre ad avvistarla, riuscì a procurarsi e catturare una femmina di questa specie, portandola con sé a Londra con lo scopo di studiarne i comportamenti. Qualche anno più tardi, lo studioso danese J. Christian Fabricius, il quale stava scrivendo un’opera riassuntiva sulle varie specie di insetti, venne in contatto con Banks e così, nel 1775, questa specie fu inserita tra quelle appena scoperte, con il nome di Polistes Carnifex.

Esemplare della suddetta vespa. Foto di Francisco Farriols Sarabia. Wikipedia.
Il comportamento in natura

Non è una specie molto aggressiva, attacca quando si sente minacciata, nonostante la sua conformazione fisica faccia pensare diversamente: infatti, può raggiungere anche i 3 cm di lunghezza, ha delle robuste mascelle, sebbene siano di dimensioni ridotte. Il pungiglione è anch’esso di lunghezza ridotta, ma la larghezza permette di trattenere un sostanziosa dose di veleno.

L’alimentazione poi si differenzia dalle altre specie simili. Il naturalista britannico notò la specie di femmina, che aveva con sé, attaccare un bruco, masticarlo fino a diventare poltiglia, della quale una parte fu ingurgitato sul posto e un’altra fu trasportato al nido per alimentare la vespa regina e le larve. Da qui, l’attributo “boia” o “carnefice”.

Il nido della vespa boia. Foto di Jofra Molnar. Wikipedia

I loro nidi, inoltre, sono riconoscibili dalla struttura e conformazione; sono costruite con fibre di legno che siano ridotte a una mistura dalla masticazione delle vespe. S’allargano poi in orizzontale, dopo che la regina ha composto la prima cella. Sono comuni nei crinali delle montagne e su alberi privi di altri nidi.

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