Due sculture del II secolo d. C a Olevano Romano

Quotidianamente ascoltiamo ai telegiornali di ritrovamenti a dir poco straordinari: è capitato qualche giorno fa a Roma dove, durante alcuni lavori sulla linea della metropolitana, è stato rinvenuto un sarcofago, ancora in fase di datazione oppure durante la manutenzione stradale sulla A3 sono stati scoperti, per puro caso, alcuni oggetti di epoca romana, come monete e gioielli.

Anche a Olevano Romano, in provincia di Roma, è accaduto un fatto simile: nel 1980 durante alcuni lavori sul metanodotto, alcuni operai trovarono un busto e un’erma, ossia una colonna sormontata dalla scultura di una testa, molto antica, databile addirittura al II secolo d.C. Si tratta del busto di Attis e dell’erma di Apollo. Fu, ed è, sicuramente un ritrovamento eccezionale, non solo per le buonissime condizioni delle due statue, ma anche per la rarità della scoperta poiché, infatti, è un fatto rarissimo, riportare alla luce questo tipo di scultura.

Il busto di Attis

Il busto di Attis è in marmo e presenta un’altezza di circa 90 cm. Attis era il paredro di Cibele: il paredro è una divinità il cui culto è associato nei riti religiosi a un’altra. Oltre essere il paredro di Cibele, era anche suo figlio. Il suo culto nasce nella Frigia orientale – odierna Turchia- per poi diffondersi prima in Grecia e poi a Roma, dove sbarca nel 204 d. C. Nella mitologia, dunque, Attis è sempre legato a sua madre, la quale lo genera, lo evira e lo uccide per poi riportarlo in vita. Ed è per questo motivo che in molti l’hanno collegato alla natura e in particolare all’agricoltura perché esso si comporta come la natura, muore per poi rinascere.

Il busto di Attis tratta dal sito del Comune di Olevano romano

Nell’immaginario antico era quindi legato al ciclo delle coltivazioni e dell’agricoltura. Nel corso dei secoli ha subito comunque diverse alterazioni fino a essere accostato anche ai riti funerei per la sua triste e tragica vicenda.

Nel busto scoperto a Olevano, Attis indossa il “tipico” berretto frigio, dal quale fuoriesce una folta capigliatura. Nei pochi esempi scultorei, che ci sono pervenuti, questo è un elemento che sembrerebbe abbastanza tipico; il suo viso, dall’aspetto giovanile, è marcato da un’espressione triste e cupa, aggravata anche dall’inclinazione della testa che lo rende ancora più malinconico.

L’erma di Apollo

L’erma di Apollo, ossia la sua testa, faceva parte, invece, di una statua bifronte, dietro della quale era, probabilmente ritratto Hermes, spesso associato al culto del Dio Sole, come dimostra il retro piatto. Si tratta di un elemento scultoreo che permetteva di creare statue bifronti.

Il volto di Apollo è incorniciato dai boccoli che scendono fino al collo del Dio; si tratta tra le principali raffigurazioni del Dio e quindi è abbastanza comune nell’iconografia greca.

L’erma di Apollo tratta dal sito del comune di Olevano romano.

Entrambi gli esempi marmorei testimoniano una Storia antica che ancora oggi non abbiamo raccontato fino in fondo. Se pensiamo, soprattutto, al culto di Attis, che rimasto ai margini della società, ha ancora molto da dirci sugli usi e abitudini degli antichi.

Giada Marzocchi

 

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