Il 13 agosto ci ha lasciato Piero Angela: scienziato, amante della cultura, tra le più brillanti personalità italiane. Il ricordo su Il Prometeo Magazine

È morto pochi giorni fa una delle personalità italiane più influenti della nostra cultura e della nostra scienza. Piero Angela si è spento a Roma il 13 agosto, all’età di novantaquattro. Divulgatore scientifico, giornalista, conduttore televisivo e saggista, ha contributo in modo ineguagliabile alla cultura e, soprattutto, alla sua divulgazione.

La giovinezza e l’adolescenza

Nasce il 22 dicembre del 1928, figlio di Carlo Angela, onorato della medaglia dei Giusti tra le nazioni nel 2001 per aver salvato molti ebrei durante la Shoah. Fu educato in modo molto rigido e con principi severi. Dopo il diploma al liceo classico Vittorio Alfieri di Torino, s’iscrive al Politecnico. Non conseguì mai la laurea, poiché interruppe gli studi qualche esame prima del titolo finale.

Carlo Angela, padre di Piero. Wikipedia.

Durante gli anni universitari, comunque, approfondisce una delle sue grandi passioni: la musica. Già dall’età di sette anni aveva iniziato a studiare pianoforte, prendendo lezioni private. Durante però la maturità si avvicinerà al genere Jazz che lo accompagnerà per tutta la sua vita, tanto che già nel 1941, riuscì a produrre varie composizioni musicali dal titolo Peter Angela.

La passione musicale: dal pianoforte al Jazz

Inoltre, il noto impresario musicale, S. Bernardini, lo notò e gli procurò numerose serate. Una fu tra l’altro  nel noto locale toscano, La Capannina. La musica, in particolare, quella Jazz fu una costante, dunque, della sua vita, tanto che volle formare un gruppo insieme al suo amico e batterista F. Mondini.

Questo gruppo assunse pian piano sempre più un valore artistico; infatti, furono numerose le personalità di richiamo cui parteciparono, come N. Rosso e F. Pisano. Non solo pianoforte e Jazz, studiò anche la chitarra, diventando un professionista in questo strumento.

Nel corso però di questi anni, un’altra grande passione stava emergendo, quella del giornalismo e con il primo incarico da cronista accantonò la musica. La Rai, infatti, lo assunse nel 1951 come collaboratore nel Giornale Radio e poi, con l’avvento e la diffusione della televisione, diventò corrispondente estero per il Telegiornale, prima a Parigi (dal 1955) e poi a Bruxelles (alla fine degli anni Sessanta).

Gli inizi da giornalista

La sua carriera giornalistica era appena all’inizio ed era destinata a spiccare il volo, infatti qualche anno dopo, nel 1976, divenne il conduttore della prima edizione, quella delle 13.30, del Telegiornale nazionale e, sempre nello stesso anno, condusse quella del neonato Tg2.

La sua esperienza all’estero non si esaurì con la trasferta francese e belga, diverse volte, fu, infatti, inviato di guerra: nel 1967 era in Iraq a riportare gli eventi drammatici della Guerra dei sei giorni – conflitto arabo israelita- , dove, tra l’altro,  lo arrestarono insieme ad altri colleghi.  E poi ancora alla fine degli anni Settanta, nel 1968, si recò in Vietnam, durante la guerra, per intervistare i soldati americani e i cittadini vietnamiti.

Le prime trasmissioni

Influenzato dai più grandi intellettuali, si dedicò, come sappiamo, anche alla produzione di documentari. Il primo, e grazie all’ispirazione data dal noto regista italiano R. Rossellini, firmò una serie di inchieste scientifiche dal titolo Il Futuro dello spazio, nel quale approfondiva il programma spaziale Apollo, ossia quel programma statunitense che portò i primi uomini sulla luna. Per indagare in modo migliore, si recò negli Stati Uniti e siccome mentre si trovava lì, era previsto il lancio del vettore Saturn V (razzo a propulsione liquida), ne approfittò per fare alcune dirette della Rai, essendo stato così testimone diretto di questo grande passo per la scienza.

Piero Angela durante una delle sue trasmissioni. Wikipedia

Da questo momento, la passione per la divulgazione scientifica non lo abbandonò mai, produsse così numerose trasmissioni, come Destinazione Uomo (1971), Da Zero a tre anniDove va il mondo? e Nel cosmo alla ricerca della vita: tante produzioni, tutte dedicate alla diffusione dei vari aspetti della scienza.

Furono tutti di notevole importanza, ma, sicuramente, quello che cambiò la divulgazione scientifica italiana fu Destinazione Uomo, il primo realizzato da Piero; la svolta in questo senso fu il diverso approccio cultura che lo studioso piemontese dette ai suoi programmi.

La svolta: Quark

Non si trattava più di divulgazione settoriale, ossia rivolta a “esperti” del settore, ma era più generalista e, dunque, adatta anche a chi non “masticava” bene la materia. Da questo si può presumere che lo scopo principale di Piero: quello di rendere la Scienza accessibile a tutti, senza escludere chi, magari, sapeva poco o niente della materia trattata.

Tutti noi lo ricordiamo, però, per un programma che è diventato quasi un cult televisivo, ossia Quark, termine preso in prestito dalla fisica, infatti i Quark è un gruppo di particelle subnucleari, le più piccole conosciute dai fisici. Sebbene l’aria di novità fosse già ventilata negli altri programmi, in questo, andato in onda per la prima volta nel 1981, si fa sicuramente più concreta: furono messi in campo sia tutte le ultime tecnologie sia le risorse televisive per rendere così più chiara e fruibile la trasmissione.

Tra le novità, Piero, insieme ai suoi collaboratori, decide di ispirarsi alla BBC e ai documentari di David Attenborough – noto biologo e naturalista britannico- che già per primo improntò i suoi programmi per un ampio pubblico. Chiaramente, nelle prime puntate non mancarono nemmeno le interviste con esperti che esposero i temi trattati in modo chiaro e senza molti tecnicismi.

David Attenborough. Foto di John Cairns. Wikipedia.

Il successo di Quark fu immediato, nacquero una serie di programmi legati a questo, come un sorta di spin-off, come Quark speciale o il Mondo di Quark. Per di più da metà degli anni Ottanta – dal 1984- è nato un nuovo progetto, legato sempre a questo: Pillole di Quark, pillole di trenta secondi nelle quali affronta argomenti scientifici, tecnici, medici e sociali e va in onda su Rai1.

È palese, dunque, la passione di Piero per la diffusione conoscitiva che, ovviamente, non si esaurì qui: nello stesso anno di Pillole di Quark, realizzò il primo talk show scientifico dal Foro Italico (Roma). Condusse sei serate accompagnato da nomi noti della tecnologia, medicina e della cultura, nelle quali non mancò, come molti spettatori dichiararono nemmeno il divertimento; infatti, c’era un’interazione continua con il pubblico che poteva intervenire con domande.

Un attento occhio sociale

Da bravo amante della scienza, aveva un occhio speciale per la questione climatica che già più di venti anni fa stava occupando il dibattito nazionale. Nel 1986, e poi nel 1987, organizzo due serate dal Palazzetto dello Sport di Torino dedicate proprio a questo. Davanti a più di ottomila spettatori, affrontò i temi dell’atmosfera e degli oceani, ponendo l’attenzione sulla loro salvaguardia. Da questo nacquero tre miniserie documentariste: La macchina meravigliosa dedicata al corpo umano, Il pianeta dei dinosauri e Viaggio nel cosmo. Ognuna di esse comprese più puntate; talmente vasto fu il successo che furono tradotte in inglese e i diritti furono venduti in oltre quaranta paesi tra l’Europa, Stati Uniti e l’Asia.

In campo televisivo, Mediaset, canale concorrente alla Rai, stava diventando competitivo nei confronti dei canali nazionali e così per cercare di arginare il suo successo, nacque SuperQuark. La prima puntata di questo nuovo format andò in onda nel 1995 e già nel ’99 furono celebrate le duemila puntate.

Come nel caso del precedente Quark, anche qui non mancarono gli spin-off: la Rai produsse infatti anche gli Speciali di SuperQuark, nei quali Piero affrontava un unico tema a differenza del classico che, invece, spaziava dalla tecnologia alla medicina fino al sociale. Inserì anche questo programma come spazio nel programma di varietà della domenica (Domenica In), nel quali ebbe un posto riservato dedicato alla cultura.

L’amore per la cultura fu un fattore ereditario in casa d’Angela, tanto che anche il figlio di Piero, Alberto, ancora oggi, ci accompagna in straordinari viaggi storici. Con lui, Piero ideò il programma Ulisse, composto di puntate monografiche che trattavano la storia e la scienza.

L’editoria: tra libri e riviste

Non solo televisione, anche nell’editoria dette il suo contributo: curò per molti anni la rubrica Scienza e società sul settimanale “TV Sorrisi e Canzoni” e pubblicò anche la rivista Quark, con cadenza mensile. Fondata nel 2001, cessò nel 2009 a causa di mancanza di fondi. Ovviamente, scrisse anche numerosi libri, circa trenta, sempre con lo scopo di rendere accessibile la scienza a un vasto pubblico. Tra i più noti e che sicuramente vale la pena avere nella propria libreria: Tredici miliardi di anni. Il romanzo dell’Universo e della vitaIl mistero del sonno. Sonno, sogni e insonnia e Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute.

Un altro campo, però, fece capolino, ossia la politica. Durante le elezioni politiche del 2006, il quotidiano nazionale Corriere della sera chiese ai suoi lettori quale giornalista avrebbe preferito per moderare il dibattito politico tra R. Prodi e S. Berlusconi, e tra tutti fu scelto, appunto, Piero Angela. La preferenza fu netta e fu una dimostrazione di fiducia totale nei confronti del giornalista piemontese e del suo lavoro, ovviamente. Inizialmente incerto sull’accettare o meno, alla fine declinò l’offerta, poiché, secondo le sue parole, non si sentiva all’altezza del compito. Il Corriere scelse poi C. Mimun e B. Vespa.

Piero amava molto tutte le forme culturali, dalla scienza all’arte, alla scrittura e anche il cinema, nelle quali fu sempre partecipe; infatti, scrisse anche un soggetto e una sceneggiatura cinematografica che aveva come tema, quello di una guerra atomica. Il film, dal titolo Il giorno prima, fu diretto nel 1987 dal regista Giuliano Montaldo e racconta di quindici volontari che si fanno rinchiudere in un rifugio antiatomico per testarne gli effetti psichici che una simile situazione avrebbe comportato.

Il Cicap

Inoltre, alla fine degli anni Novanta in molti parti del mondo – dall’Europa alle Americhe- si iniziarono a diffondere testimonianze di manifestazioni paranormali: chi affermava di aver visto gli Ufo, extraterrestri, scie luminose e quant’altro. Per cercare sia di approfondire con occhi scientifici sia di arginare questi fenomeni fu creato un comitato. Il Cicap (comitato per il controllo delle affermazioni sul paranormale) è un’organizzazione senza fine di lucro che aveva il compito di indagare questi fenomeni e di cui Piero, in qualità di scienziato, faceva parte.

Logo del Cicap. Wikipedia.

Il suo obiettivo principale è sia quello di accertare la presunta veridicità di certi fenomeni sia quello di creare un dibattito su questi temi, in virtù di questo erano, infatti, organizzati numerosi convegni italiani, europei e mondiali, nei quali si guardava con occhio critico queste manifestazioni. La loro attività fu pluridecennale e nel 2016 Piero fu eletto presidente onorario del Comitato.

Nella sua vita, non mancò nemmeno qualche bega giudiziaria. Dopo una puntata di SuperQuark, nella quale accusava di non scientificità la medicina omeopatica, due associazioni lo citarono in giudizio per diffamazione, ma non ci furono molti strascichi. Il giudice lo assolse senza riserve.

Una vita costellata di onorificenze

Insomma, la grandiosità di Piero è nelle sue parole e nelle sue azioni e, come accade sempre a questi personaggi, non mancarono nemmeno i riconoscimenti pubblici, come le dodici lauree ad honoris ( tra cui quella all’Università di Siena in Scienze e Tecnica della Comunicazione, in Fisica all’ateneo di Torino ad esempio). Inoltre, essendo la musica parte integrante della propria vita, l’Accademia Pianistica internazionale incontri col maestro di Imola, lo onorò del diploma musicale.

Ovviamente, ci furono anche i riconoscimenti scientifici internazionali, tra i più prestigiosi; quello del premio Kalinga nel 1993, attribuito per i grandi meriti nella divulgazione scientifica. Questo premio è stato istituito agli inizi degli anni Cinquanta dall’Unesco.

Un’asteroide e un mollusco portano il suo nome

Addirittura, porta il suo nome anche una specie di mollusco gasteropode del Mar Cinese ( Oceano Pacifico), il Babylonia pieroangelai: è un mollusco carnivoro, molto raro, che abita i fondali sabbiosi e fangosi.

Inoltre, non poteva mancare anche un asteroide con il suo nome ed è la 7197 Pieroangela, scoperta dagli astronauti A. Boattini e Maura Tombelli. La individuarono nel 1994 ed è un corpo celeste della prima fascia con un’orbita caratterizzata da semiasse maggiore.

Come si può immaginare, molte città decisero di concedergli la cittadinanza onoraria: Padova e Torino. La prima, essendo tradizionalmente legata a Galileo Galilei (fu insegnante qui dal 1592 al 1610), li riconobbe ufficialmente la sua eccellenza. La seconda, invece, era la sua città natale. Gliela concesse il 23 ottobre del 2017.

Anche Topolino, il famosissimo fumetto per bambini, creò un personaggio ispirato a lui. il Piero Papera fece la sua comparsa sul settimanale nel 2002. Questo piccolo, ma oltre modo significativo, contributo è l’indizio di come abbia fatto avvicinare molti giovani, anzi giovanissimi, alle Scienze, ispirandoli altrettanti.

Alcuni hobby

Gli hobby di questa mente così attiva intellettualmente erano molti. Coltivò, ad esempio, tutta la vita quello degli scacchi, mai a livello agonistico ma solo amatoriale. Nel 2006, comunque, fu invitato come ospite d’onore alle Olimpiadi che si tennero a Torino.

Foto degli scacchi. Wikipedia.

 

Ma cosa rendeva Piero Angela tanto caro al pubblico che oggi, qualche tempo dopo, la sua scomparsa ne sentiamo, come fosse ieri, un grande vuoto che sembra per certi versi incolmabile?

Credo che l’amore che aveva nei confronti della divulgazione fosse ineguagliabile; la passione con cui spiegava i temi cari alle scienze trasudasse da ogni sua parola e così come un bravo insegnante riusciva a farti appassionare alla materia.

Qualche considerazione

Non era, però, solo questo, c’era altro che lo rendeva così famigliare a tutti noi e penso che sia stato lo stile. Già negli anni Settanta, lo stesso Piero dichiarò che avrebbe mantenuto uno stile informale, questo, come poi dimostrò il successo dei suoi programmi, fu la chiave vincente. Con uno stile informale, ma mai grossolano, seppe conquistarsi un posto speciale nelle serate degli italiani che lo seguivano con fiducia e piacere.

Sebbene possa sembrare una sciocchezza, l’assunzione di uno stile non stilizzato era una novità per l’epoca. Molti conduttori all’epoca assumevano un atteggiamento serioso nei confronti sia dei temi trattati sia del pubblico.

L’informalità del suo linguaggio: una carta vincente

Angela, invece, con umorismo ( non mancavano mai le battute umoristiche o le trovate) riusciva a far entrare nell’argomento gli spettatori, rendendolo così “facile” e trattando temi complessi in modo semplice, ma non semplicistico. In fondo, quando un argomento non è capito, secondo Piero, la colpa non era dei telespettatori, bensì del comunicante che aveva reso intricato il tema.

Si potrebbe pensare a una prima lettura che l’obiettivo di Piero fosse solo quello di comunicare le Scienze. In realtà, era qualcosa di molto più profondo. Ne aveva fatta la sua missione. Era una prerogativa e condizione fondamentale per partecipare e sentirsi integrato nella vita democratica. La cultura, infatti,  in tutte le sue forme, è un presupposto imprescindibile per un Paese sano socialmente e intellettualmente.

Piero Angela. Wikipedia.

Il ragionamento di Piero era semplice, e forse per questo speciale. Avvicinando un maggior gruppo di persone a temi scientifici, sociali e medici, queste potevano avere una maggior comprensione dei problemi odierni. In questo modo, sarebbero stati più responsabili e consapevoli, in grado, dunque, di poter affrontare in modo cosciente le dinamiche del loro Paese. Si trattava di una missione sociale che utilizzava le Scienze, e non solo, come strumento democratico di inclusione di tutti noi.

Il suo monito a tutti noi

E, quindi, prendendo in prestito le sue ultime parole, lui ha fatto la sua parte, noi cerchiamo di fare la nostra. Non deludiamolo, visto che ha dato molto al nostro Paese e alla valorizzazione della cultura in ogni sua forma e sostanza.

Adesso il testimone è nelle mani di suo figlio Alberto che sta egregiamente ripercorrendo le orme del padre, sebbene tratti soprattutto di storia.

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