Ludwig: la mano omicida del nazismo negli anni ’60
Durante la fine degli anni Settanta e l’inizio dell’Ottanta, il Nord Italia fu sconvolto da una serie di atroci delitti commessi da un duo che si faceva chiamare Ludwig. Il duo era composto da Marco Furlan e Wolfgang Abel, due uomini che rivendicavano i delitti con un volantino di stampo neonazista che ponevano accanto al corpo delle vittime.
Le prime vittime
Commisero il primo omicidio nel mese di agosto a Verona; la vittima era un senzatetto. I due lo rinchiusero dentro una macchina e poi la incendiarono. Non passò che qualche mese che i due colpirono di nuovo, questa volta a Padova. A farne le spese fu un cameriere che lo massacrarono con trenta coltellate; inoltre quando rinvennero il cadavere, aveva sempre due lame conficcate nella schiena.
Dopo questi due omicidi, la criminale coppia si fermò per un anno. Sembrò così che la furia si fosse placata, ma niente era più sbagliato; infatti, appena un anno dopo, fu rinvenuto un altro corpo. Questa volta, la vittima era un ragazzo tossicodipendente di Venezia. Da questo delitto, poi la coppia non si fermò più fino al 1980 quando a Vicenza uccisero con un’ascia una prostituta. Da quest’omicidio, i due iniziarono a rivendicare gli omicidi attraverso alcune lettere che firmarono, appunto, Ludwig. Inoltre, ogni lettera, inviata ai giornali di zona, riportava lo stemma nazista.
La tipologia di vittime, nel corso del tempo, cambiò: da persone fragili e isolate, passarono ai sacerdoti. Furono, infatti, tre le vittime. I primi due, Padre Pigato e Padre Lovato, furono uccise mentre passeggiavano per le vie di Vicenza. Il terzo, Padre Bigon, fu ucciso a Trento con un punteruolo nel cranio.
L’arresto
Fino a questo momento, però, nessuno aveva collegato gli omicidi fra loro. Fu solo dopo il tentativo da parte dei due di incendiare una discoteca a Mantova che i vari tasselli del puzzle tornarono al loro posto. In quest’occasione le forze dell’ordine, che erano intervenute, li individuarono subito. Di lì a poco iniziò il processo. Entrambi furono condannati a trent’anni di carcere, nonostante la richiesta del PM fosse dell’ergastolo.