La famiglia Patrizi che portava nel cuore Bellegra

Ci sono famiglie che con le loro opere o con la loro genealogia contribuiscono in modo indelebile alla storia del luogo di cui sono originari. Nel corso dei secoli, casate o, semplicemente, gruppi famigliari hanno saputo offrirsi alla comunità sia religiosamente che civilmente. Nel primo caso, si tratta di nuclei famigliari che hanno donato la loro guida spirituale, invece, nel secondo caso hanno offerto edifici e monumenti. Entrambi, però, hanno sicuramente migliorato le comunità di cui facevano parte.

Le origini

A Bellegra è possibile rintracciare un esempio di questo, grazie alla famiglia Patrizi. Questo numeroso nucleo famigliare ha attraversato la storia di questo paese (in provincia di Roma) e non solo; infatti, alcuni dei suoi membri si sono trovati a fare i conti con i fatti della Storia. I Patrizi, originari di Bellegra, sono di tradizione contadina. Essi, infatti, lavoravano per l’abbazia di Subiaco, di cui all’epoca Civitella ( l’antico toponimo di Bellegra) faceva parte. Nel corso del Settecento, riuscirono a incrementare i loro beni, migliorando perciò la loro condizione sociale. Questo miglioramento permise anche ad alcuni membri della famiglia di avvicinarsi alla teologia; in questo modo molti di essi scoprirono una forte vocazione che li condusse all’ordinazione.

Don Nazareno Patrizi. Wikipedi

Furono molte dunque le personalità degne di note nella famiglia Patrizi; tra questi c’è sicuramente Don Lorenzo, il quale si ritrovò, suo malgrado, durante le Campagne d’Italia napoleoniche, ossia nel momento in cui i generali francesi smantellavano gli archivi ecclesiastici. In quel momento, Don Lorenzo era archivista presso il Sant’Uffizio; collaborando con Papa Pio VIII, prigioniero dell’imperatore francese, portò il materiale archivistico a Parigi. Dopo la sconfitta di Napoleone, si adoperò, non solo per riportarli a Roma, ma anche nel riordinare i fondi così da permettere la consultazione.

L’ultimo discendente

Se Don Lorenzo ebbe a che fare con la Storia, la vita di un altro suo parente s’incrociò con la letteratura. Don Giuseppe fu ciambellano, una sorta di segretario personale, del Cardinale Angelo Mai, a cui il noto e immortale Giacomo Leopardi dedicò la canzone “ ad Angelo Mai” per aver riscoperto alcuni frammenti del III, IV e del V libro del “De res publica” di Cicerone. Inoltre, abbiamo la prova che tra il poeta dell’ Infinito e il Cardinale ci fosse stato per lungo tempo un fitto dialogo epistolare. È dunque plausibile credere che Don Lorenzo ne fosse a conoscenza e che fosse intervenuto anche lui nello scambio di lettere.

Il Convento di San Francesco a Bellegra. Wikipedia.

Oggi sappiamo che l’ultimo membro di questa importante famiglia bellegrana fu Nazareno (1856-1959); anch’egli, come altri prima di lui, prese i voti. Se negli altri furono i campi del sapere a bussare alle loro porte, nel caso di Nazareno fu egli stesso a dedicare alla sua vita all’insegnamento, basti pensare che impiegava le sue estati nelle zone rurali vicino Roma per offrire la scuola ai bambini e ai giovani. Inoltre, quando il terremoto colpì la città di Messina nel 1905, si recò subito in Sicilia per offrire il suo aiuto.

Bellegra è sempre rimasta nei cuori della famiglia Patrizi, i quali non hanno mai dimenticato il loro borgo natio, basti pensare che lo stesso Nazareno si è prodigato moltissimo per il suo paese, restaurando numerosi luoghi di culto, come il ritiro di San Francesco o la Cappella di Santa Lucia. Inoltre, presso il cimitero di Bellegra è presente la tomba di famiglia, nella quale è sepolto anche Nazareno.

 

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