“sanza ‘nfamia e sanza lodo”: chi pronunciò questa frase?
Lo sappiamo: Dante e la Divina Commedia hanno dato un contributo non quantificabile alla nostra cultura, letteratura e lingua. Basti pensare alle moltissime espressioni o parole che oggi usiamo, grazie alla sua genialità. Tra le più note sicuramente c’è quella “senza infamia e senza lode”, ossia coloro che non hanno mai preso una posizione, che rimangono neutrale, insomma un ignavo ( termine dato dai critici e non dal Sommo Poeta).
Dante incontra questi dannati nel III canto dell’Inferno, ancora prima di entrare nel girone; essi, infatti, sono reclusi nell’Antinferno. Non è un caso che Dante non li inserisca nel girone infernale; infatti, è la specie di dannati che odiava di più. Lui stesso aveva pagato a caro prezzo le sue opinioni e il suo “schierarsi” e per questo fu esiliato e dunque immaginabile che considerasse gli ignavi nemmeno degni di essere dannati.
È Virgilio a pronunciare la nota espressione quando Dante, incuriosito da queste anime, chiede spiegazioni e così Virgilio afferma: «questo misero modo tegnon l’anime triste di coloro che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo” (vv. 34-36).
Gli ignavi sono destinati da Dante a rincorrere una bandiera bianca che gira su stessa per l’eternità. Simboleggia l’incapacità degli ignavi a prendere una posizione e a schierarsi.
Insomma, quest’espressione, così, a volte, tanto abusata è un’invenzione dantesca. Allora non possiamo fare altro, a questo punto, che riprendere la Divina Commedia e scoprire quali altri modi linguistici, Dante ci ha lasciato in eredità.