D’Annunzio e alcuni dei suoi neologismi
Gabriele D’Annunzio è stato tra le personalità più significative della letteratura: autore, poeta, critico, comandante, giornalista. I suoi versi e i suoi romanzi sono ancora oggi nelle librerie di molti lettori e la sua figura attira ancora molto. Tra i tanti meriti dannunziani, dobbiamo sicuramente annoverare anche l’uso delle parole; egli, infatti, ha creano numerosi neologismi che ancora oggi usiamo.
Alcuni esempi
Uno di questi è tramezzino che nacque al Caffè Mulassano nel 1925. Il poeta inventò la parola dal quella già in uso di tramezzo e successe per caso: D’Annunzio consigliò al gestore del bar di aggiungere altri ingredienti al panino e nel farlo usò questa parola, da quel momento si diffuse sempre più, fino a entrare nella lingua quotidiana. Un’altra ben nota è quella dello scudetto, ossia quello applicato alla maglia dei giocatori, che s’ispira a quello che D’Annunzio usò in una partita di calcio durante l’occupazione di Fiume.

D’Annunzio era un abilissimo aviatore, basti pensare al celebre volo su Vienna. E fu proprio lui a inventare il termine velivolo, creandolo dal termine latino velivolus, ossia, come disse D’Annunzio stesso, che “che va e par volare con le vele”. Lo disse durante una conferenza sul Dominio dei cieli nel 1910.
Non solo creò dei neologismi, ma cambiò anche il genere di alcune parole, tra queste l’automobile. Come s’immagina, questo termine non è certo di sua creazione, ma prima della svolta dannunziana, essa era utilizzata al maschile, tanto che oggi in Spagna lo è. Il Vate fu però consultato a riguardo e scelse il femminile poiché aveva numerosi attribuiti che intravedeva nelle donne. Lo stesso vale per il Piave: fiume fondamentale per la Storia italiana e per il Primo conflitto bellico. Dopo la fine del conflitto, D’Annunzio decise di cambiare genere al toponomastico, lo cambiò al maschile per celebrarne la potenza e omaggiare la vittoria italiana su questo fiume.
Non tutti sanno però che il nome Ornella, oggi sempre abbastanza diffuso, viene attribuito al Vate; egli, infatti, lo utilizzò per un personaggio dell’opera “La figlia di Jorio”, pubblicato nel 1904. In realtà, però, era già attestato nel Dizionario dei nomi italiani del 1900. Sicuramente, a D’Annunzio va il merito di aver dato prestigio a questo nome.
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