Ŝtivor, il paese bosniaco, dove si parla italiano

Ci sono avvenimenti che sconvolgono una vita intera perché, in un momento, si può perdere tutto quello che hai costruito con tanta fatica e sacrifici. Questo è quello che è successo a molte famiglie della Valsugana alla fine dell’Ottocento.

L’alluvione del fiume Brenta e l’emigrazione

Nel 1882 il fiume Brenta esondò; l’alluvione fu talmente violenta che numerose persone rimasero senza casa o negozio. La soluzione, dunque, era una sola: emigrare. Fin da poco dopo la tragedia, prese piede l’idea di trasferirsi in Brasile per cercare una fortuna maggiore, ma i loro piani non andarono a buon fine: infatti, la persona che si doveva occupare dell’acquisto dei titoli di viaggio scappò poco prima della partenza, rubando tutti i loro risparmi.

Il fiume Brenta. Foto di 2REP – Flickr. Wikipedia

Disperati e profughi, si fecero guidare dagli eventi e così decisero di dirigersi verso la penisola balcanica. La scelta, ovviamente, non fu casuale: infatti, l’Imperatore austroungarico Francesco Giuseppe aveva da poco preso il comando di quest’area, dopo la vittoria contro i Turchi e stava distribuendo le loro terre ai cittadini austriaci, dunque potevano rientrarci anche le famiglie della Valsugana, essendo parte dell’impero

La maggior parte di queste famiglie, dunque, si preparò a partire; raccolse le poche cose che avevano e si diressero verso la Bosnia. Fu un viaggio di circa 800 kilometri, ma che li permise di fondare una città: Ŝtivor, nella municipalità di Sibvska.

Fra le due guerre mondiali

Nel corso del Novecento, e soprattutto con i due conflitti mondiali, anche le sorti di queste famiglie cambiarono: dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, essi si ritrovano stranieri in una terra che fino a qualche tempo fa li aveva accolti e così poco prima della Seconda, il governo italiano li concesse la cittadinanza. Alcuni ne approfittarono, altri, invece, convinti dalla propaganda rimasero in Bosnia, non rientrando mai nel loro paese di origine.

Oggi più del 90% degli abitanti di Ŝtivor è di origine trentina e parla la lingua italiana, grazie alle generazioni che lo hanno tramandato. Inoltre è previsto l’insegnamento di entrambe le lingue così che i discendenti di quelle famiglie non perdano la loro origine. È un esempio di collaborazione fra due stati, basti pensare che i cartelli stradali sono scritti sia in italiano sia in bosniaco. Inoltre, da pochi anni è stato aperto un circolo a Roncegno ( paese della Valsugana), nel quale si riuniscono tutti i discendenti che una volta erano emigrati a Ŝtivor.

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