Alexander Selkirk, l’uomo che visse su un’isola deserta

Tutti noi abbiamo visto o sentito nominare il film Cast Away: un capolavoro cinematografico con protagonista Tom Hanks, il quale, dopo la caduta dell’aereo sul quale viaggiava, rimase a lungo su un’isola deserta. La storia di oggi è abbastanza simile a questa, ma il naufrago in questione non capitò sulle spiagge per un incidente navale, ma perché fu abbandonato lì dal suo capitano. Questa brutta avventura capitò ad Alexander Selkirk.

L’infanzia

Figlio di un calzolaio e conciatore di pelli del Lower Largo ( Scozia), nasce nel 1676.  Fin da bambino dimostrò un’indole poco disciplinata e dedita alle regole. Un’attitudine che andò a incrementarsi nell’adolescenza, tanto che, alla sola età di diciassette anni, fu convocato dal consiglio ecclesiastico della sua città per comportamenti non consoni durante le celebrazioni sacre.

Statua nella città di natale di Selkirk. Foto di SylviaStanley. Wikipedia.

Dimostrò, inoltre, fin da subito una passione sfranata per la vita piratesca e per i mari; infatti, già nel 1694 chiese di poter entrare in una ciurma, ma la sua richiesta fu rifiutata a causa della sua “cattiva” condotta. Riuscì comunque a imbarcarsi qualche anno dopo, nel 1703, per i Mari del Sud nell’equipaggio del famoso corsaro William Dampier (1651 – 1715) che, tra l’altro, fu il primo a circumnavigare il globo tre volte e il primo inglese a guidare una spedizione in Australia.

Le prime avventure corsare

Selkir salpò, quindi, insieme a Dampier l’11 settembre dello stesso anno da Kinsale (Irlanda). La spedizione era composta di due navi: quella di St. George, guidata da Dampiere e quella di Cinque Ports, nella quale era imbarcato Selkir. Entrambi i galeoni avevano il permesso da parte del governo britannico di attaccare le navi mercantili nemiche, in modo da rendere le rotte libere per quelle inglesi. È in questo momento che inizia la vera esperienza di Selkier, il quale fu uno dei protagonisti di questo viaggio.

Capitano W. Dampiere. Wikipedia.

È immaginabile che i più ostili dell’Inghilterra fossero gli spagnoli, i quali, come i nemici inglesi, cercavano di ottenere il predominio delle vie commerciali. Si trattava, ovviamente, di un viaggio pericoloso e difficile. Spesso le ciurme erano in pericolo di vita a causa degli attacchi da altri navi nemiche; infatti, nel 1704 i due galeoni inglesi combatterono un feroce battaglia con una nave francese, la St. Joseph, che, però, riuscì a scappare e avvertì i suoi alleati spagnoli della presenza dei corsari, armati dall’Inghilterra.

Nonostante questa sconfitta, qualche mese dopo Dampiere e i suoi depredarono l’Asunción, una ricca nave mercantile spagnola. Il comandante affidò a Selkir il compito di dividere il bottino e, soprattutto, di gestire il diritto di preda, ossia la podestà della nave sconfitta. Purtroppo la gestione di Selkir non fu soddisfacente, poiché i capitani dei due galeoni discussero e si separarono, iniziando a viaggiare da soli.

Selkirk si ritrovò alla guida del proprio insieme a Dampiere che comandava l’altro. Selkir, preoccupato per i viveri e le condizioni della Cinque Ports, decise di fare una piccola sosta a Juan Fernandez (Cile), chiese, però, a Dampiere di potersi trattenere a lungo in modo da riparare il galeone prima della sua ripartenza. Nel codice corsaro, questa sua richiesta era un ammutinamento poiché solo il capitano, e dunque Dampiere, poteva prendere questa decisione. Per di più Selkir chiese ad alcuni suoi compagni di appoggiare la sua richiesta e questo fu visto come un tentativo di rivolta.

L’abbandono su un’isola deserta

La punizione fu quindi l’abbandono su l’isola deserta di Màs Tierra con solo un moschetto e qualche grammo di polvere da sparo, un materasso, la Bibbia, alcuni vestiti e alcune vettovaglie. Selkir rimase su quell’isola per quattro anni e quattro mesi. Il St. George, dall’altra parte, dopo il suo abbandono, fece naufragio e diversi uomini persero la vita.

Rimasto dunque con pochissime cose, cercò di sopravvivere: da prima si stanziò in una piccola caverna vicino alla spiaggia, poi con coraggio si diresse verso il suo interno. Qui, la sua vita cambiò radicalmente: infatti, trovò una varietà ben più ampia di cibo, come frutta, verdura e carni che all’iniziò cacciò con la polvere da sparo, ma, terminata in tempi brevissimi, dovette cacciare con arco e freccia. In questi lunghi anni, si dedicò con fervore alla lettura del Testo Sacro, mostrando, poi, un profondo rimorso per le sue azioni.

Fu salvato da un’altra nave corsara, la Duke, il 2 febbraio del 1709, guidata dal suo precedente capitano Dampiere. Cercò di sdebitarsi con i suoi salvatori, cacciando per loro capre ogni giorni e offrendoli frutta e verdura. In questo modo riuscì a rinvigorire la salute degli uomini che già stavano soffrendo di scorbuto, causato dalla malsana dieta.

La storia di Selkir fece scalpore in Inghilterra, divenne una celebrità in tutti i salotti settecenteschi. La sua fama fu talmente grande che in molti studiosi e scrittori lo inserirono nelle loro opere; tra tutti, Daniel Defoe, il quale s’ispirò alla sua storia per la sua opera più celebre, Robinson Crusoe.

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