La Real Palazzina Cinese di Palermo

Un insolito monumento

La Palazzina Cinese, il nome con cui è adesso conosciuta: Si trova in Viale Duca degli Abruzzi 1, proprio ai confini del Parco palermitano della Favorita e della Riserva naturale di Monte Pellegrino, la sua costruzione si deve, quasi per un benevolo gioco del destino, al re Ferdinando III di Borbone, soprannominato il re nasone, nel 1799 che trova rifugio in Sicilia e abbisogna di una degna residenza sull’isola, quando il Regno di Napoli viene invaso dalle truppe napoleoniche e il trono partenopeo passa al cognato dell’imperatore francese, Gioacchino Murat e lui insieme alla moglie è costretto a fuggire nel dicembre del 1798 dal regno partenopeo. Una volta sbarcato, essendo un appassionato di caccia, tra le sue priorità mette il progetto di crearsi una riserva venatoria personale nella Piana dei Colli e da mandato a don Giuseppe Riggio principe di Aci di acquistare i terreni necessari dalla nobiltà locale.

Storia

La costruzione primordiale che vi si trova sempre rigorosamente in stile cinese, apprezzato già dal 1600,  è commissionata dal Barone Benedetto Lombardo della Scala all’architetto siciliano Giuseppe Venanzio Maravuglia nel 1790, secondo i dettami della cultura raffinata e cosmopolita dell’aristocrazia siciliana, non per niente Hugh Honour, storico dell’arte e scrittore inglese, esperto del gusto per la cineseria in Europa,  la definisce: L’esempio più raffinato di cineseria italiana, oltre che siciliana, del tardo settecento.

Di li a poco il barone gli vende la casa, confiscata secondo altre fonti, che tanto è piace a Ferdinando da farla diventare la sua residenza reale nell’isola,  insieme ai terreni confinanti di circa 440 ettari che vanno in seguito/così ad ingrossare il Parco Reale della Favorita e riserva di caccia personale del sovrano ed altri locali al suo re. Questi affida i lavori di ristrutturazione ed ampliamento allo stesso Maravuglia, che così da umile figlio di un muratore capomastro, diventa architetto del senato prima e poi dei “real siti di campagna”, rimane inalterato lo stile orientale originale della costruzione, secondo il desidero sovrano.

Lo stile

Lo stile orientale che la caratterizza è quello imperante all’epoca, un monumento unico di armonioso incontro tra stili: neoclassico,  turco, pompeiano e il romantico richiamo orientale che si innesta nella storia dell’architettura palermitana, che rappresenta una delle costruzioni più raffinate che si possono ammirare in Sicilia. È il figlio dell’architetto Alessandro Emanuele che prende in mano i lavori nel 1802 e porta a termine questa opera. Le decorazioni policrome con ocre gialle, rosa, verde malva e grigie conferiscono al prospetto della palazzina un’originalità estetica di incomparabile bellezza.

Ha una forma caratteristica quadrata e in altezza, come un piccolo grattacielo, si snoda su ben cinque livelli: un seminterrato e quattro elevazioni.

Nel seminterrato si trovano le sale da ballo in stile Luigi XVI, soprannominata Sala delle Rovine per l’originale affresco della volta che simula un edificio termale in rovina, con finte muffe ed edera che sembrano proprio scendere dal soffitto e la sala delle udienze, dei disimpegni, la sala da bagno del Re Ferdinando dotato di una magnifica vasca marmorea ovale incassata nel pavimento che la reale coppia amava usarla anche quando nella stanza attigua suonava l’orchestra,  una sala  da buffet “sala delle codine” dotata non solo di strane decorazioni ma anche dell’originale meccanismo ligneo a saliscende della superiore e spettacolare sala da pranzo, “la tavolata matematica” progettata sempre dall’ingegno del Marvuglia e costruita a Napoli, permetteva che le vivande salissero direttamente le vivande senza che i commensali fossero disturbati dalla presenze dei domestici delle cucine. Mentre delle decorazioni la paternità va attribuita a Velasquez.

Al piano terreno si trovano porticati ad arco ogivale e nei due fianchi ci sono presenti elementi assai curiosi, i campanelli della grata d’ingresso, per questo chiamata anche Villa delle Campanelle,  e le travi in legno intagliato delle terrazze e gli smerli.

Con una scala esterna da lì si può accedere al primo piano,  dove si trovano il salone dei ricevimenti in stile cinese con panelli in stoffa dipinti attribuiti anche al Riolo. La camera da letto del sovrano con la volta rigorosamente  dipinta in stile cinese e con un imponente  letto a baldacchino a otto colonne di marmo la sala da gioco, ma anche le camere delle dame e dei cavalieri, divise tra loro in due ali distinte e mezzanini per la numerosa servitù.

Al secondo piano si trovano le stanze più belle: riservate alla sua consorte, la bellissima Regina delle Due Sicilie, Maria Carolina d’Asburgo-Borbone, sorella della ben più famosa e sfortunata Maria Antonietta Regina di Francia. Il suo appartamento è dotato di due salette di ricevimento il “salotto turco”, decorato con astri solari e mezze lune stilizzate e la “saletta ercolana” in stile impero, la camera da letto, dotato di alcova in stile neoclassico con lo spogliatoio e il magnifico bagno chiamato “gabinetto delle pietre dure”, cosi chiamato per i mosaici realizzati con marmo pietre dure e pasta vitrea.

Mediante quattro scale a chiocciola in ferro poste sulle terrazze laterali  Nell’ultimo livello si trova si trova la grande terrazza di forma ottagonale coperta a pagoda con un soffitto decorato.

Così l’intera struttura termina con quel tetto a pagoda, sorretto da un singolare tamburo ottagonale e sormontato a sua volta da un pinnacolo a doppio calice rovesciato, la Specola o Stanza dei Venti, originariamente destinato ad osservatorio.

I meravigliosi arredi della palazzina sono dotati di un fascino e di una ricchezza straordinaria, connotati da uno stile più fantasioso ed eclettico, molti ispirati allo stile cinese che tanto ha contagiato l’intera aristocrazia sicula, in nessuna delle loro case patrizie manca un angolo alla “cinese”. Altri arredi invece testimoniano splendidamente il gusto per l’antichità classica legato alle scoperte archeologici degli scavi di Pompei ed Ercolano promossi dallo stesso Sovrano borbonico ora in temporaneo esilio.

 

La sua proprietà passa alla Corona Sabauda con L’Unità d’Italia ( 1861-1946) e poi allo Stato italiano con la caduta della monarchia in Italia; quando il Comune di Palermo ne acquisisce la proprietà: Il Parco e la Palazzina che contiene sono aperti ai turisti.

Proprio sul retro della Palazzina si trova un ameno e ben curato giardino all’italiana, dal 1800 e sotto l’attenzione di Giuseppe Patricolo che si occupa anche del tempietto cinese, con delle siepi mirate a formare dei labirinti, alberi secolari e suggestive fontane lo completano e lo abbelliscono/impreziosiscono. I due padiglioni dei cacciatori reali sono costruiti invece nel 1800-1806.

Il museo etnografico Pitré, fondato nel 1909 dal professore Giuseppe Pitrè, è interamente dedicato alle arti e alle tradizioni popolari siciliane.

Gli ultimi restauri, portati a termini nel 2008, hanno permesso il totale recupero dei suoi raffinati elementi architettonici e soprattutto le splendide decorazioni (tappezzerie, affreschi, pavimenti), mobilio e i tanti manufatti di tutti gli ambienti che la caratterizzano. Restituendole l’antico ibrido ed armonioso splendore di stili diversi.

Quindi quando venite a Palermo, per tornare a casa più contenti che mai del giro turistico, non disdegnate di visitare la Palazzina Cinese.

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Maria Lupica

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