Il Re del Bosco di Anagni

Un mondo mistico
“Strano posto davvero questo paese, dove gli etnologi scoprono incessantemente un patrimonio ricchissimo di autentica medicina popolare “magica” e dove nel contempo la popolazione ha un tasso culturale tra i più alti d’Italia. del resto tutto e’ possibile in una contrada capace di trasformare un dottore della chiesa in alchimista e un ussaro in un mistico. Forse il simbolo più giusto di Anagni e’ dato dal timballo di maccheroni, chiamato “Bonifacio VIII”.
In apparenza e’ un normale sformato. In realtà è un cratere di Bengodi che custodisce, nel suo cuore, ogni tipo di carne, verdura e odori reperibili nel Lazio. è  misteriosa e non poteva che essere così. E’ stata fondata dal dio Saturno in persona.” Così scrive Gabriele La Porta e io ne ho cominciato a dare conferma con l’articolo pubblicato su questa rivista nel maggio 2021 e a riprova di quanto sostenuto voglio raccontare una storia affascinante, antichissima, la storia del “Rex Nemorensis” “il Re del Bosco”. A Nemi, nel Lazio, un’antica tradizione che esisteva ancora ai tempi di Virgilio, e che secondo Svetonio vigeva ancora ai tempi di Caligola,e arriva fino agli Antonini e oltre, raccontava di un Re del Bosco. J.Frazer, il padre dell’antropologia, ci narra di questo personaggio nella sua opera “il ramo d’oro”: esisteva a Nemi un Bosco sacro con accanto il tempio di Diana e in questo Bosco viveva il Re del Bosco, un Re-Sacerdote che officiava nel tempio di Diana e che, armato di spada governava indisturbato in quella che allora era una zona selvaggia e disabitata.
Il misterioso Re del Bosco
Il Re del Bosco uccideva chiunque entrava nel suo regno fino a quando qualcuno piu’ giovane, generalmente uno schiavo in fuga, non lo uccideva prendendo il suo posto. All’interno del Santuario di Nemi cresceva un albero di cui era proibito spezzare i rami e solo a uno schiavo fuggitivo era concesso di carpire una delle fronde e, dopo, battersi con il Re/sacerdote del bosco.
Questo ramo, secondo una tradizione antica riportata da Servio era chiamato “il ramo d’oro” che ritorna nel racconto di Virgilio nell’Eneide ed al quale Servio lo collega.”Nascosto in un albero folto è un ramo che ha foglie d’oro e il gambo flessibile, sacro a Proserpina: tutta la selva lo copre e fitte ombre lo cingono di con valli. A nessuno è dato di entrare nei regni segreti se prima non svelle quell’aureo germoglio”( Virgilio, Eneide, VI 136 ss) .
Il mondo oscuro
L’ingresso nel mondo della morte è permesso solo a chi riesce a strappare un ramo dall’albero sacro posto all’ingresso. Un’insolita legge che regolava la successione del sacerdote del tempio di Diana.  Un costume sanguinario e certamente legato a riti antichissimi e a sacrifici umani. “La strana regola di quel sacerdozio non ha riscontro ne’ spiegazione nell’antichità   classica”(Frazer).
Esiste nel mondo UN SOLO LUOGO uguale al Bosco sacro di Nemi con una quantità tale di similitudini da non lasciare dubbi : il Bosco Sacro di Osteria della Fontana ad Anagni! Esaminiamo i fatti: ben quattro elementi caratterizzano il Bosco sacro di Nemi, il lago, il tempio di Diana, il bosco ed un luogo destinato alle riunioni dei rappresentanti delle città latine. Ad Osteria della Fontana esisteva un lago, il lago Clarino, ancora esistente fino alla fine dell’ottocento, lo “Specchio di Diana”, un fittissimo bosco, un tempio di Diana ed un luogo il “Circo Marittimo” dove si riunivano i rappresentanti delle città erniche.
Ad Anagni
Anche ad Anagni esisteva una grande quercia sacra a Diana su cui Livio racconta fosse accaduto un fatto straordinario ovvero improvvisamente gli uccelli non vi si posarono più sopra per un torto fatto alla dea fino alla morte dell’albero stesso. Il tempio di Diana Nemorense ad Ariccia era meta delle donne romane che vi andavano per ottenere la fecondità, una divinità che concedeva la prole agli esseri umani e un parto facile alle madri. Ma se non basta voglio ricordare che Anagni, la città sacra per eccellenza, ricca di templi santuari e libri sacri: era governata da un Re-Sacerdote che, come ci racconta Marco Aurelio, in una lettera a Frontone, doveva indossare il Samentum, come prescriveva una lapide murata in alto sulla Porta degli Idoli “Flamen sume samentum”, la pelle di un animale probabilmente un lupo, prima di entrare in città.
Ad Osteria della Fontana
Anticamente, l’abbinamento di un titolo regale alle mansioni sacerdotali era usanza comune sia in Italia che in Grecia , Abbinamento che durerà nei secoli fino ad oggi se pensiamo che la Regina d’Inghilterra è anche capo della chiesa.  Il Re del Bosco indossava sul capo una pelle di lupo. In conclusione se e’ vero che tanti indizi fanno una prova, non escluderei ed anzi sostengo con forza, che anche nel Bosco Sacro di Osteria della Fontana c’era un “Rex Nemorensis” un “Re del Bosco” e che, anzi, considerata l’antichità della città di Anagni, la sua importanza da sempre come citta’ sacra, la tradizione antichissima del Re-Sacerdote con il Samentum, ad Anagni appartengano le radici di questa incredibile istituzione.
Una pietra a Nemi, nel Bosco, era celebre perchè su di essa veniva decapitato ,dal nuovo Re, il vecchio Re sconfitto. Chissà se, prima o poi, ritornerà alla luce la pietra sacrificale del Bosco Sacro di Osteria della Fontana, se esiste, ma certamente il sottosuolo ancora deve restituire moltissimi reperti preziosi e credo che meriti un ripopolamento di alberi (magari al posto del biodigestore) in ricordo di un luogo magico e straordinario.

Guglielmo Viti

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