L’incidente del B59 che fece sfiorare un conflitto nucleare

Molti conoscono la storia di Stanisalv Petrov, l’uomo che salvò il mondo da un olocausto nucleare. Petrov disobbedendo al protocollo non fece scattare le difese di mutua distruzione, quando per errore i sistemi di rilevamento sovietici intercettarono alcuni missili nucleari americani.
L’incidente con Petrov accadeva la notte del 1983. Ma non tutti sanno che alcuni anni prima durante la crisi dei missili di Cuba, un’altro uomo, anche lui appartenente alle forze armate Sovietiche si ritrovò in una situazione analoga. Ma stavolta non al di sopra della superficie bensì al di sotto nelle profondità marine.
Breve biografia di Archipov
Il nome di questo uomo, a cui prima o poi sono certo dedicheranno un film, era
Vasilij Aleksandrovič Archipov. Di umili origini nato nel 1926 vicino a Mosca, Archipov aveva fatto la classica gavetta militare, a bordo di una dragamine, in uno dei periodi peggiori per farlo, la seconda guerra mondiale.
Dopo il conflitto Arkipov si laureò e prense servizio presso la flotta sottomarina Sovietica. alcuni anni più tardi nel 1961 divenne vice comandante e ufficiale esecutivo a bordo di una nuova classe di sottomarini in grado di lanciare missili balistici nucleari, la classe Hotel. la prima a disposizione nella storia della marina sovietica
L’incidente
Il sottomarino su cui prese servizio era il K-19. Un sottomarino decisamente sfortunato, che mentre si trova a largo delle coste della Groenlandia ebbe un guasto al sistema di raffreddamento, che colpì anche il sistema di comunicazione radio. Un inconveniente che costrinse gli uomini a bordo,  ad una decisione drammatica, riparare il guasto per evitare una fusione del nocciolo esponendosi però a radiazioni letali.
Quando il guasto fu effettivamente riparato, l’equipaggio intero era stato irradiato dalle perdite radioattive, i 7 membri adibiti alle riparazioni morirono in un solo mese mentre altri 15 marinai troveranno la morte nei 2 anni successivi sempre a causa della fuoriuscita radioattiva.
Il K-19 tuttavia non è il sottomarino su cui Arkipov si renderà davvero protagonista della nostra storia, il perché vi ho raccontato di questo evento, ve lo svelo alla fine.
Il sottomarino su cui si trova nell’ottobre 1962  è il B-59 classe Foxtrot, è un momento delicato a causa delle già menzionata crisi dei missili di Cuba, che aveva fatto salire la tensione alle stelle. Neanche a farlo apposta le acque su cui si trova sono quelle nelle vicinanze di Cuba.
Ad un certo punto la situazione precipita il 27 ottobre, quando viene individuato dalle navi della marina Americana, che cominciano a gettare cariche di profondità di segnalazione. Ovvero con del potenziale molto ridotto al fine di non danneggiare il sottomarino, ma per intimargli di emergere per l’identificazione. A mio avviso non un idea brillante ma tant’è.
Il piccolo particolare che non vi ho detto è che da giorni, l’equipaggio Sovietico non ha contatti con Mosca a causa della profondità raggiunta per celarsi alla controparte. Quindi non sa con certezza se, prima di tutto le cariche hanno uno scopo intimidatorio o se gli Americani stanno cercando di colpire realmente il sottomarino. In secondo luogo, cosa forse più importante, non sanno se la guerra fredda alla fine si è per così dire “riscaldata”.
Una decisione drastica
Ad un certo punto il capitano prende una decisione drastica, se la guerra è già scoppiata, tanto vale usare tutte le proprie carte, e di carte ne hanno una in particolare, un siluro nucleare che spazzerebbe via indipendentemente dal loro numero, la flotta che staziona sopra al B-59.
A questo punto entra in gioco un fattore fondamentale, la conferma a doppia chiave.
Solitamente è necessaria la conferma dell’uso dell’arma nucleare da parte di due figure il capitano e l’ufficiale politico ma in questo caso, oltre al capitano e all’ufficiale, serve la conferma anche da parte del Capo di Stato Maggiore della flottiglia, Indovinate chi stiamo parlando?
Ora, non sapremo mai chiaramente quali siano state le parole esatte di Archipov. Quello che sappiamo però è egli si oppone alla scelta del lancio di un siluro. Sapeva che se gli Americani avessero voluto affondare il sottomarino lo avrebbero già fatto.
Una piccola curiosità è che mentre vengono fatte queste scelte le batterie del sottomarino si stanno consumando. L’impianto di aerazione si è rotto facendo salire la temperatura interna. Aumentano i livelli di anidride carbonica, tanto per non far mancare quel filo di tensione ulteriore.
Arkipov rimane fermo sulla propria scelta. Poco dopo tra le onde del mare la sagoma del B-59 emerge consentendo all’equipaggio di prendere contatto con Mosca e fare rotta verso la madre patria… per fortuna…senza nessun lancio atomico.
Il ritorno in patria
Ritornati in patria l’accoglienza non sarà delle più calorose, se non altro per essersi fatti individuare, assieme al B.59. Infatti altri 3 sottomarini si trovavano nella zona, sottomarini di cui peraltro  Arkipov era il Capo di Stato Maggiore.
Dopo la crisi dei missili, il nostro protagonista continuò la propria carriera militare. Infine prese congedo con il grado di vice ammiraglio molti anni dopo, negli anni ’80.
Prima di lasciarvi, vi ricorderete che prima vi ho detto che vi avrei parlato ancora dell’incidente sul K-19
Per una casualità Arkipov che morirà per un cancro ai reni, probabilmente dovuto a quell’incidente. Così come anche il comandante del K-19, moriranno a pochi giorni di distanza nell’agosto del 1998. Sicuramente una coincidenza ma che rende ancora più incredibile questa storia  che non può far altro che lasciarci con una domanda.
E se quel giorno non ci fosse stato Arkipov?
Di Gianluca Pacor canale YouTube Storie dalla Storia

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