L’onore di un aviatore tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale. Storia di Franz Stigler e Charlie Brown

La Seconda Guerra Mondiale è stato uno dei periodi più cupi per l’umanità. La guerra più devastante fino ad oggi.

E non stiamo parlando solo della deportazione e della morte di migliaia di persone, ma per l’uso indiscriminato di nuove armi per la distruzione di massa. Migliaia di città vennero rase al suolo dalle bombe aeree, che colpirono senza ritegno tanto gli obbiettivi militari che i civili. Un disprezzo per la vita altrui, che purtroppo stiamo rivivendo attualmente con la guerra in Ucraina.

La storia scritta dai vincitori

Fatta questa premessa, andiamo ora a conoscere i protagonisti di questa storia. Franz Stigler, aviatore tedesco e il suo collega americano Charlie Brown. I libri di scuola ci hanno sempre voluto insegnare quanto fossero spietati i soldati della Germania Nazista. Libri scritti dalla propaganda dei vincitori, che dovevano giustificare i propri massacri, come per esempio aver incenerito Dresda o raso al suolo Cassino. Ma non siamo qui per fare polemica, semplicemente riportare uno dei molti atti di onore e valore compiuti dai “terribili” soldati germanici. Sia chiaro che il nostro intento non è prendere le parti della Germania Nazista, ma semplicemente far comprendere al lettore quanto massacri e crimini di guerra siano stati compiuti da ambo le parti, tanto atti di valore.

L’attacco su Brema

Era il 20 dicembre del 1943, in piena guerra. La città di Brema era stata pesantemente bombardata dai B-17 Flyng Fortress statunitensi. Quello condotto dal 2° tenente pilota Charles (Charlie) Brown era rimasto gravemente danneggiato dagli attacchi della contraerea e da una dozzina di Messerschimtt Bf 109 e Focke Wulf 190 decollati per ingaggiare i bombardieri. Il vecchio Ye Olde Pub, così era chiamato l’areo americano di Charlie, era davvero malridotto. Il terzo motore era andato, l’aereo procedeva al 40% della sua effettiva potenza. Danneggiati il sistema idraulico, il sistema di ossigenazione. Il timone operativo solo al 50% e diverse armi inceppate o inutilizzabili per i danni subiti.

L’equipaggio

L’equipaggio per questa missione era composto da:

  • 2° tenente Charles L. “Charlie” Brown (24 ottobre 1922 – 24 novembre 2008): pilota / comandante di aereo 
  • 2° tenente Spencer G. “Pinky” Luca (22 novembre 1920 – 2 aprile 1985): copilota 
  • 2° tenente Albert A. “Doc” Sadok (23 agosto 1921 – 10 marzo 2010): navigatore 
  • 2° tenente Robert M. “Andy” Andrews (14 gennaio 1921-23 febbraio 1996): operatore radiofonico e bombardiere
  • Il sergente Bertrand O. “Frenchy” Coulombe (1 marzo 1924-25 marzo 2006): mitragliere superiore e ingegnere di volo 
  • Il sergente Richard A. “Dick” Pechout (14 settembre 1924-5 gennaio 2013): operatore radiofonico 
  • Il sergente Hugh S. “Ecky” Eckenrode (9 agosto 1920-20 dicembre 1943): mitragliere di coda 
  • Il sergente Lloyd H. Jennings (22 febbraio 1922-3 ottobre 2016): mitragliere in vita sinistra 
  • Il sergente Alex “Russo” Yelesanko (31 gennaio 1914-25 maggio 1980): mitragliere in vita destra 
  • Il sergente Samuel W. “Blackie” Blackford (26 ottobre 1923-16 giugno 2001): cannoniere a torretta a sfera

L’equipaggio non era messo meglio dell’aereo. Il mitragliere di coda deceduto. Quasi gli altri membri gravemente feriti, lo stesso Brown pilotava con una ferita alla spalla destra. Le fialette di morfina che potevano allievare il dolore si erano congelate a causa dell’altitudine di 8.320 mt. Sembrerebbe che la temperatura esterna fosse a -60° e questo abbia causato anche il congelamento degli arti di alcuni membri dell’equipaggio con la rottura dell’impianto di riscaldamento.

Una situazione disperata

Tutto sembrava perduto, ma il peggio doveva ancora avvenire. Mentre il bombardiere cercava la fuga, venne avvistato da terra dai tedeschi, tra cui Franz Stigler, che già era un asso della Luftwaffe, con ben 27 abbattimenti accreditati. Senza esitare Stigler, decollò con il suo Messerschmitt Bf 109 G-6,lanciandosi all’inseguimento. Nel farlo tra le altre cose rischiò il surriscaldamento del motore, in quanto aveva conficcato da un precedente combattimento, un proiettile calibro 50 nel radiatore.

L’aereo tedesco raggiunse comunque senza difficoltà il lento bombardiere danneggiato e il pilota nazista poté accorgersi fin da subito lo sbandamento e la lentezza che lo rendevano un bersaglio appetibile. Sarebbe bastata una raffica per abbatterlo e porre fine alla vita dei 9 uomini di equipaggio sopravvissuti. Ma Stigler, attraverso la carlinga aperta dai proiettili vide le condizioni dei feriti e si rifiutò di premere il grilletto.

Non solo … L’eroico pilote tedesco si affiancò ala contro ala al bombardiere per scortarlo al sicuro, ben consapevole di rischiare a sua volta di essere coinvolto nel fuoco di artiglieria amica. Stigler provò gesticolando per due volte a intimare la resa a Charlie Brown, invitandolo ad atterrare in una pista tedesca. Ma l’americano non comprese o non volle arrendersi. Nonostante tutto Stigler, rischiando la corte marziale, decise di continuare la scorta fin quando non avesse raggiunto il mare aperto. Solo allora il caccia tedesco virò per tornare alla base.

La salvezza

Durante tutta questa operazione Stigler era stato anche sotto mira del cannoniere, che però aveva avuto ordine da Brown di non aprire il fuoco se non strettamente necessario. Il bombardiere malridotto riuscì a sorvolare il Mare del Nord per 400 km, atterrando in salvo alla RAF Seething  del 448th Bomb Group.

Stigler non raccontò quanto accaduto per evitare di essere incriminato, ma Brown lo fece. Tuttavia il comando americano si raccomandò di non divulgare la notizia per due ragioni: Innanzitutto per non addolcire il sentimento nemico verso i tedeschi e poi per impedire che altri bombardieri danneggiati lasciassero avvicinare caccia nemici, con il rischio di essere catturati o abbattuti con la falsa speranza di essere graziati.

Incredibilmente, seppur gravemente feriti si salvarono tutti i membri dell’equipaggio, fatta eccezione per il mitragliere di coda, caduto in combattimento durante le fasi del bombardamento.

L’incontro tra i due piloti e l’amicizia

Al termine del conflitto, Brown tornò a casa in West Virginia e dopo il college prestò servizio nella US Air Force fino al 1965. Stigler invece divenuto uomo di affari si trasferì in Canada nel 1953.

Nel 1986, il tenente colonello Brown ricordò l’episodio ad un evento dedicato ai piloti militari chiamato “Gathering of the Eagles” presso l’Air Command and Staff College di Maxwell in Alabama. La commozione nel raccontare quell’evento lo convinse che avrebbe dovuto ritrovare quel pilota tedesco e ringraziarlo di persona.

Le ricerche durarono 4 anni, ma alla fine Stigler e Brown si incontrarono di nuovo. Numerosi altri incontri seguirono tra il 1990 e il 2008, poiché tra i due nacque una profonda amicizia. Questa amicizia terminò soltanto per la morte dei due, avvenuta a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro nel 2008.