Come se parlassero due amiche

Film

“Sembra un tipo normale”. Poco tempo fa mi è capitato di sentire questa frase dall’attrice kathy Bates, protagonista del film  “Mysery non deve morire”, uscito nel 1990, durante una intervista quando le chiedono come ha fatto a calarsi cosi bene nella parte di una matta criminale. Per calarsi nella parte del personaggio che interpreta ha letto e riletto le interviste dei vicini di persone autori di delitti efferati e soprattutto senza movente, tutti sono concordi che sembrano tipi assolutamente normali. Mi ha colpito così tanto che decido di saperne di più, così decido di informarmi presso persone ben informate su questo argomento

Come se parlassero due amiche

Devo ammettere che in merito ho avuto diverse conversazioni via smartphone con una mia amica di Facebook che chiamo Gaetana per motivi di privacy, dandole a credere che fossero in realtà banali chiacchiere di chi non ha niente di meglio da fare. Lei è  una psichiatra che cura persone con disagi mentali da ben quindici anni e si è mostrata ben disposta a rispondere a tutte le mie domande, quindi le informazioni che mi ha dato sono la conseguenza di una normale telefonata tra amiche.

Diagnosi

Ancora oggi non si è ben capito cosa faccia scattare quella molla perversa che li porta a compiere atti efferati, ciò che lascia più sgomenti è che sono di una furbizia diabolica. Arrivano a cogliere di sorpresa e addirittura ad avere ragione di “menti normali”, non si deve mai abbassare la guardia con loro. Non nascono così, non sono responsabili delle loro azioni, sono il risultato di una infanzia travagliata e talvolta violata, vissuta in famiglie malate socialmente, ma non lasciamoci ingannare da questo termine.

Purtroppo questo tipo di famiglie si trova anche tra i più ambienti, dove si da più importanza al denaro che secondo loro compra tutto e tutti a scapito dei valori che effettivamente contano più nella vita. Tempo fa un caso eclatante nella Roma bene, dove il rampollo di una facoltosa famiglia ha letteralmente macellato la povera madre, in un modo talmente raccapricciante che non vi dico, nonostante lei avesse più volte invano lanciato gridi di allarme purtroppo rimasti inascoltati.

Fobie

Le paranoie che li caratterizzano non sono molte, tra le più diffuse troviamo la sindrome di Münchhausen: un disturbo psichiatrico che induce la persona affetta a fingersi una specie di malato immaginario all’unico scopo di mettersi al centro dell’attenzione. La sindrome di Bordeline: un disturbo di personalità caratterizzato da repentini sbalzi dell’umore, dall’euforia alla depressione più nera e viceversa, dettati soprattutto dalla fobia di essere abbandonati da tutti, amici e parenti, porta a comportamenti impulsivi, come sperperare denaro in maniera incontrollabile o ingozzarsi in modo compulsivo. Rarissime invece sono quelle da autentici psicopatici come bipolarismo che alterna stati di sub eccitamento o di euforia non  normale a depressioni profonde o personalità multipla alla dottor Jekyll e mister Hyde, quest’ultima in particolare esagerata da film e media.

Disturbi

Accusano allucinazioni visive: ombre, cose, persone o altro e sonore: sussurri, rumori e voci, che gli suggeriscono o peggio gli ordinano di fare o non fare determinate cose. Sintomi di volta in volta dettati dal loro umore e dalle solitudine che li pervade.

Conclusioni

Fare la psichiatra più che un lavoro inadeguatamente retribuito/sottopagato, è una autentica missione.  Per avere uno stipendio decente che dovrebbe essere la base, devono invece fare molti straordinari estenuanti e basati su tre turni: Mattutini, pomeridiani e notturni. Si opera a stretto contatto con persone gravemente malate e pericolose, che non sono tuttavia responsabili delle loro azioni, tentando di aiutarli a uscire dal quel tunnel di oscurantismo mentale. Il più delle volte sono sforzi totalmente inutili, solo il 30% dei casi trattati attraverso la terapia del problem solving portano a risultati soddisfacenti, il restante 70% purtroppo è condannato a passare da una clinica di sanità mentale all’altra, poiché la loro malattia non si può curare ma in certo senso bloccare/rallentare con un cocktail di medicine inibitorie,  finché non lascia questa Valle di Lacrime.

Una categoria a rischio

Anche se la loro categoria è tra quelle a rischio che possono andare in pensione qualche anno prima delle altre categorie, le ferie che vengono loro accordate sono inadeguate, ne servono molto di più per riprendersi dallo stress e dalla pressione mentale a cui sono sottoposti.  Ciò che più colpisce è che, per non rimanere troppo coinvolti emotivamente, chi cerca di riportare ad una vita più normale possibile, a proprie spese deve sottoporsi a sua volta a costose terapie presso altri psichiatri. Sarebbe più giusto che queste spese siano totalmente a carico del datore di lavoro.

Le strutture preposte a curarli anche se all’avanguardia e  molto funzionanti anche per terapie somministrate non sono numericamente sufficienti, ne abbisogno almeno il doppio, dovrebbe essere raddoppiato anche il personale medico e paramedico presente all’interno delle strutture di cura: Ci vorrebbero almeno due terapiste, quattro psichiatri, due infermieri e due assistenti socio sanitari. Anche se siamo felicemente lontano dai famigerati manicomi, ancora qualcosa non va, non vanno protetti solo persone che non sono più capaci di intendere e di volere, ma anche di chi tenta di restituire loro dignità.

Inoltre non c’è possibilità di difesa contro un’eventuale e possibile esplosione di lucida follia da parte loro contro il personale presente, non possono essere presenti persone in divisa, perché a loro invise. Mentre nei centri di pronto soccorso sono giustamente presenti vigilantes privati e forse dell’ordine regolari. Molte cose dovrebbero essere cambiate o anche solo adeguate per legge, onde evitare che succeda l’irreparabile.

Che, dopo che è accaduto ciò che mai sarebbe dovuto accadere, non si debba più dire “sembra un tipo normale”.

Maria Lupica

Fonti:

Intervista a kathy Bates, protagonista del film  “Mysery non deve morire”, 1990

Gaetana.

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